Si continua a parlare dell’eredità di Silvio Berlusconi. A distanza di circa quattro mesi dalla morte dell’ex presidente del Consiglio, il tema del suo lascito ai figli fa ancora discutere. Se inizialmente si parlava molto delle donazioni inserite in un documento redatto nelle fasi più delicate della sua malattia, ora l’attenzione è rivolta all’aspetto fiscale. È infatti reale la possibilità che l’Agenzia delle Entrate resti ben al di fuori del processo di suddivisione delle somme. Ma davvero non ci sarà alcuna tassa sulla successione?
Eredità esentasse
Effettivamente la prospettiva è reale, con il Fisco che potrebbe incassare esattamente zero dall’eredità milionaria di Silvio Berlusconi ai suoi figli. Stando ai valori di mercati, il lascito avrebbe un valore complessivo tra i 5 e i 6 miliardi di euro.
Non si tratta ovviamente di una somma percepibile in “forma liquida”. Il patrimonio tiene infatti conto di beni immobili, conti bancari, gioielli ma soprattutto quote azionarie. In base all’atto registrato dal notaio, però, il patrimonio netto ammonta a 458 milioni di euro. È questa la somma sulla quale andrebbero calcolate le tasse di successione. Tutto il resto non è riducibile in cifre precise.
Si tratta di 423 milioni di euro di azioni di Fininvest e 35 milioni di euro di proprietà immobiliari. Nello specifico tre ville e un box a Trieste (caso curioso, è stato ricevuto in eredità da Berlusconi da parte di un cittadino, ndr).
Nonostante la straordinaria cifra, però, gli eredi di Berlusconi potrebbero ritrovarsi a pagare appena 81mila euro di imposta di registro. Considerando come si tratti di cinque eredi, avuti da due unioni differenti, parliamo di poco più di 16mila euro a testa per Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi.
Esenzione dell’imposta
Con ogni probabilità i cinque figli di Silvio Berlusconi faranno richiesta dell’esenzione dell’imposta. Ciò in relazione ai 423 milioni di euro che consentono loro di mantenere il controllo di Fininvest. Tutto perfettamente legale, ovviamente, essendo previsto dal Testo Unico sull’imposta di successione del 1990.
Nel documento si fa riferimento specifico ai trasferimenti in favore di discendenti e del coniuge, in merito ad aziende o rami di esse, così come azioni e quote sociali. Per casi di questo tipo non si prevedono tasse.
Per riuscire a evitare il pagamento delle imposte, in altri casi dovute, è però obbligatorio che gli eredi proseguano nell’esercizio dell’attività di impresa, o comunque detengano il controllo delle azioni per un periodo minimo di cinque anni dopo l’ottenimento dell’eredità.
C’è un dettaglio dell’accordo siglato dai figli dell’ex Cavaliere, che lascia pensare come si farà di certo riferimento a questa soluzione fiscale. Al punto 5 è infatti indicato l’obbligo reciproco di “non alienare quote di alcun cespite, compreso nel Relictum per il termine di 5 anni dall’apertura della successione e quindi sino al 12 giugno 2028”.
Come detto, però, tutto ciò fa riferimento ai 423 milioni di euro legati a Fininvest. Cosa ne sarà invece dei 35 milioni in immobili? Il 4% del totale andrebbe in tasse, ovvero 1.4 milioni di euro totali. La legge però prevede una franchigia di un milione a testa, a patto che di tale soluzione non si sia usufruito già in passato. Anche in questo caso, dunque, i versamenti sarebbero pari a zero.
Le somme da versare, suddivise tra i cinque, sarebbero soltanto quelle richieste da Berlusconi in persona, rivolte all’ex compagna Marta Fascina, l’amico e socio Marcello Dell’Utri e al fratello Paolo Berlusconi, a conti fatti gli unici a dover pagare le tasse: 8 milioni per Fascina e Berlusconi, 2.5 milioni per Dell’Utri.