Il ministero della Difesa russo ha affermato che l’incrociatore missilistico Moskva, il più importante della flotta russa, è affondato nel Mar Nero dopo essere stato danneggiato a causa di un incendio durante le operazioni militari in Ucraina. “Mentre veniva rimorchiata verso il porto di destinazione, la nave ha perso l’equilibrio a causa dei danni subiti allo scafo a causa dello scoppio di un incendio dopo l’esplosione delle munizioni. Dato il mare agitato, la nave è affondata”, ha riferito l’agenzia di stampa statale TASS, che ha citato il ministero della Difesa russo.
Poco prima, il ministro aveva rassicurato tutti sostenendo di aver domato l’incendio e che la nave sarebbe rimasta a galla. Gli oltre 500 membri dell’equipaggio sono stati evacuati e tratti in salvo.
Esplosione casuale o attacco missilistico?
Ma cos’è successo esattamente? L’Ucraina ha affermato di aver distrutto la flotta russa del Mar Nero, la Moskva appunto, in un attacco missilistico. Il governatore dello stato ucraino di Odessa, Maksym Marchenko, in un post su Telegram ha affermato che “i missili Nettuno a guardia del Mar Nero hanno causato danni molto gravi”. Il ministero della Difesa russo ha negato queste affermazioni e ha ribadito che si è trattato di un incendio sull’incrociatore a causare l’esplosione delle munizioni.
A prescindere da come sia andata, l’affondamento del Moskva è un fatto in sé molto importante: lungo 186 metri e con un equipaggio enorme (500 membri), l’incrociatore era una delle navi da guerra più importanti della flotta russa, nonché ammiraglia di quella del Mar Nero.
Un danno pesantissimo al morale russo e alla reputazione della marina. Come ha spiegato Alessio Patalano, docente di guerra e strategia militare al King’s College di Londra, la perdita di Moskva è un “colpo enorme” per Putin, perché le navi “sono grandi pezzi galleggianti di territorio nazionale, e quando ne perdi una, e per di più una ammiraglia, il messaggio politico e simbolico in aggiunta alla perdita militare spicca proprio per questo”.
La Moskva trasportava armi nucleari?
BlackSeaNews ha chiesto un’urgente indagine internazionale per verificare se la Moskva stesse trasportando armi nucleari. “Esperti dicono che ci sono due testate nucleari per missili da crociera a bordo della Moskva”, ha detto. “Dove sono queste testate? Dov’erano quando sono esplose le munizioni? Dov’è il punto sulla mappa, le coordinate? Questo è di competenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica)”.
L’incrociatore missilistico Moskva, che si è ribaltato e ha iniziato ad affondare dopo essere stato colpito dai missili R-360 Neptune, è un vettore di armi nucleari, si legge in un rapporto ufficiale.
In particolare, quelli che trasporta sono missili anti-nave P-1000 “Vulkan”: 16 unità per l’esattezza. Ognuno di loro può essere equipaggiato con una testata nucleare con una capacità di 350 kt o un cumulativo convenzionale ad alto potenziale esplosivo da 500 kg.
Informazioni che non sono tuttavia un segreto, perché questo incrociatore è progettato proprio per distruggere i gruppi d’attacco delle portaerei. Ma il problema principale è il posizionamento dei missili P-1000, spiegano gli esperti. Cioè, le munizioni nucleari sono sempre a bordo o vengono caricate solo su ordine speciale?
Secondo quanto riferito all’unanimità da esperti, inclusi progettisti e ufficiali di marina, in una indagine precedente condotta da Defense Express, esiste una reale possibilità che l’ammiraglia colpita della flotta russa del Mar Nero potesse avere a bordo munizioni nucleari. Il punto è che l’incrociatore missilistico Moskva faceva parte delle forze di pronto intervento permanenti della flotta del Mar Nero.
Per questo anche gli stati costieri del Mar Nero – Turchia, Romania, Bulgaria e Georgia – sono stati esortati a chiedere immediatamente dei chiarimenti.
Anche Mykhailo Samus, vicedirettore del Centro per gli studi sull’esercito, la conversione e il disarmo con sede a Leopoli, ha avvertito che “a bordo della Moskva potrebbero esserci testate nucleari: due unità” e si troverebbero in un “luogo protetto”, quindi “molto probabilmente non sono stati danneggiati dall’esplosione”. Anche il quotidiano online ucraino Defense Express ha avvertito della minaccia della testata nucleare della Moskva affondata.
Perché la minaccia nucleare ora è più forte
Intanto, dalla CIA arriva un allarme forte e chiaro: le battute d’arresto della guerra russa in Ucraina potrebbero portare il presidente Vladimir Putin a ricorrere all’uso di un’arma nucleare tattica o a basso rendimento, ha detto il direttore dell’intelligence americana William Burns durante un discorso ad Atlanta.
Ricordando di aver ricoperto l’incarico di ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, Burns ha utilizzato parole durissime per Putin, definendolo un “apostolo della vendetta” che nel corso degli anni “è rimasto in una combinazione micidiale di rancore, ambizione e insicurezza”.
“Data la potenziale disperazione del presidente Putin e della leadership russa, date le battute d’arresto che hanno affrontato finora, militarmente, nessuno di noi può prendere alla leggera la minaccia rappresentata da un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o armi nucleari a basso rendimento”.
Il Cremlino ha affermato di aver messo in allerta le forze nucleari russe poco dopo l’inizio dell’assalto il 24 febbraio, ma gli Stati Uniti non hanno visto “molte prove pratiche” di schieramenti effettivi che causerebbero più preoccupazioni, ha aggiunto Burns. “Siamo ovviamente molto preoccupati. So che il presidente Biden è profondamente preoccupato di evitare una Terza guerra mondiale, di evitare una soglia in cui il conflitto nucleare diventa possibile”.
Dove porterà la tattica russa
Mentre si fa sempre più possibile un asso nucleare tra Mosca e Pechino (ne abbiamo parlato qui), come ovvio le parole di Burns rivelano la forte preoccupazione occidentale che il più grande attacco contro uno Stato europeo dal 1945 rischi di degenerare nell’uso di armi nucleari.
La Russia di Putin possiede molte armi nucleari tattiche, meno potenti della bomba atomica lanciata dagli Stati Uniti su Hiroshima durante la Seconda guerra mondiale, ma comunque super letali (qui quelle che possiede e qui abbiamo parlato dei possibili rischi per l’Italia in caso di guerra nucleare).
La dottrina militare russa prevede un principio chiamato “escalation to de-escalation”, che comporterebbe il lancio di un’arma nucleare di bassa resa per riprendere l’iniziativa nel caso di una degenerazione in un conflitto convenzionale con l’Occidente. Ma in base a questa ipotesi, in questo caso la Nato interverrebbe militarmente sul terreno in Ucraina, e questo non è qualcosa di previsto sulla carta, come ha chiarito molto chiaramente il presidente Biden.
Ad ogni modo, mentre si parla del 9 maggio come data di fine guerra (qui abbiamo spiegato perché), è evidente che dopo senza più la Moskva l’opzione di minacciare Odessa con uno sbarco diventa sempre più complicata. Un risultato tattico evidente, che potrebbe cambiare le sorti del conflitto: truppe scelte ora potrebbero raggiungere il fronte, sostenendo l’offensiva contro i russi a Kherson o rinforzando la linea che protegge il Donbass dall’annunciato attacco degli invasori.