L’inchiesta urbanistica a Milano si allarga e aggiorna. L’ultimo capitolo riguarda il cantiere Unico-Brera, su cui è stato disposto il sequestro preventivo dal gip di Milano, Mattia Fiorentini. Il blitz è avvenuto in pieno centro, via Anfiteatro 7. Al centro dell’indagine ci sono due palazzi di 4 e 11 piani, i cui progetti sono di “ristrutturazione” edilizia, ma si tratta in realtà di un’area libera, visto che un edificio settecentesco è stato demolito nel 2006 e non c’è nulla da ristrutturare.
Originariamente in quella zona doveva sorgere un progetto comunale per la realizzazione di 9 alloggi destinati a edilizia popolare. Per il gip non c’è “buona fede”, perché tutti i nomi coinvolti sono costruttori, tecnici comunali, progettisti o ex membri della Commissione Paesaggio e “non erano certo sprovveduti, ma professionisti e imprenditori che governavano perfettamente la materia e conoscevano gli strumenti urbanistici”.
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Sequestrato il cantiere della torre Unico-Brera
In mattinata la Guardia di Finanza ha provveduto al sequestro del cantiere Unico-Brera in via Anfiteatro 7 a Milano. Si tratta del cantiere dei costruttori Carlo e Stefano Rusconi.
Non è il primo dei progetti di questa tipologia a essere stato sequestrato per volere del gip di Milano, Mattia Fiorentini, che sta seguendo la vicenda dello scandalo urbanistico a Milano che continua ad allargarsi. Si tratta di progetti di “ristrutturazione”, ma in realtà di costruzione su terreni liberi.
Si parla di trasformazione perché in precedenza nella zona erano presenti due ruderi settecenteschi, poi demoliti nel 2006 per creare una torre di 11 piani, oltre 34 metri, 27 appartamenti e 45 potenziali abitanti.
Vengono così indagati 27 tra imprenditori, architetti, ex componenti della Commissione per il Paesaggio e funzionari comunali con accuse di abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso. Tra i nomi che ritornano per l’inchiesta Unico-Brera anche Giovanni Oggioni.
Ma non è l’unico nome a tornare: quello dei fratelli costruttori Rusconi è già noto perché sono a giudizio per la torre Milano di via Stresa. Poi ci sono Franco Zinna, Andrea Viaroli, Carla Barone, Fabio Gaspare Pantè, Marco Stanislao Prusiki e Alessandro Scandurra.
Autorizzate ristrutturazioni inesistenti
Sotto la lente il processo di autorizzazione delle ristrutturazioni edilizie. Si tratta di un sistema già rodato. Sono molti infatti i palazzi finiti in inchieste simili, dove i progetti prevedevano “ristrutturazione edilizia” ma nelle aree non erano presenti edifici da ristrutturare. Secondo la Procura infatti in quella zona erano presenti dei ruderi, ma che sono stati demoliti decenni fa. Si trattava quindi di un’area libera.
Secondo il decreto firmato dal gip, quindi, il cantiere procedeva in violazione delle norme sull’urbanistica. Tutti i 27 indagati hanno “concorso nelle rispettive qualità a formare i titoli edilizi di copertura palesemente illegittimi”, si legge.
Per il giudice, infatti, questi non sono sprovveduti, ma professionisti che:
governavano perfettamente la materia e conoscevano gli strumenti urbanistici, ma intendevano aggirare le cogenti prescrizioni morfologiche ed evitare le insidie e le tempistiche legate all’approvazione di un piano attuativo.
Il progetto sarebbe stato inevitabilmente bocciato, si legge dal decreto di 80 pagine, perché non rispettava limiti vigenti sull’area ed era privo di adeguamento agli standard dell’implementazione del carico urbanistico. Da qui il sequestro.
Esclusa la “buona fede”
I giudici escludono anche la “buona fede” perché progetti di questo tipo, come il cantiere della torre Unico-Brera, portavano un vantaggio totalmente personale. Partendo dal pagamento di oneri di urbanizzazione più bassi di quelli di una nuova costruzione, perché il progetto era dichiarato come ristrutturazione edilizia. Sono stati quindi pagati solo 800.000 euro, con uno sconto del 60% rispetto agli oneri di nuova costruzione.
Il sequestro preventivo resta l’unica misura possibile per il gip, si fa notare, perché non è previsto intervento di autotutela da parte dell’amministrazione comunale. Dopotutto sono i rappresentanti stessi dell’amministrazione comunale i principali concorrenti dei reati che “avrebbero occultato artificiosamente la situazione fattuale e fornito una falsa rappresentazione del quadro normativo di riferimento”.
Da case popolari ad appartamenti da 600mila euro
C’è poi un altro aspetto che non può essere sottovalutato, come ricorda il gip Fiorentini, ovvero che originariamente nell’area sarebbe dovuto sorgere un progetto comunale per la realizzazione di alloggi destinati a edilizia popolare. Da nove edifici popolari a un’unica grande torre di appartamenti di lusso.
Viene fatto notare dalla Procura che l’area era già stata acquistata dal Comune a un prezzo di esproprio nel 1980 nell’ambito dei piani di zona. Nel 2005 il progetto sarebbe stato quello di un risanamento conservativo per le nove case popolari, all’interno di una disciplina che avrebbe vietato interventi senza piano attuativo o permessi convenzionati.
Erano inoltre previsti limiti di altezze, densità e standard per la popolazione. Aspetti che secondo la Procura sono violati, perché vanno a sottrarre aria e luce al vicinato.
Questi appartamenti infatti avrebbero un prezzo di partenza da 660.000 euro, ma con incrementi dovuti a dimensione, affaccio, piano e servizi inclusi. L’edificio era quasi completato e prevedeva la realizzazione di un bilocale, due trilocali, un appartamento su più livelli e 23 monolocali definiti “modello Unico”.