Lentamente l’Unione europea tenta di porsi dalla parte giusta della storia. Il ritardo è enorme e colpevole e la mossa fin troppo timida ma, nonostante ciò, è pur sempre un gesto dimostra un miglioramento rispetto alla quasi totale passività.
Sanzioni contro Israele da Bruxelles. La Commissione Ue propone infatti di colpire il 37% dei beni importati. L’Italia ha annunciato indirettamente le proprie intenzioni tramite Tajani. Il ministro dichiarato come il nostro Paese sia contrario all’offensiva a Gaza e all’occupazione della Cisgiordania. Considerando come le armi vengano escluse dalle sanzioni, non c’era da aspettarsi altro.
Sanzioni e giustificazioni
Sanzioni eventuali che porrebbero in sospeso l’accordo commerciale tra Ue e Israele. Un 37% di beni che si traduce, concretamente, in 227 milioni di euro di dazi pagati all’Ue. Da subito operativa, invece, la sospensione di circa 20 milioni di fondi europei a chi sta compiendo un genocidio.
L’Alta rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, si è però così espressa nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles. In questa circostanza è stata annunciata la proposta che prevede la sospensione delle concessioni commerciali con Israele, e non solo.
Sono infatti previste sanzioni contro i ministri estremisti del governo di Benjamin Netanyahu (Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, e Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze), coloni violenti e membri di Hamas. Un passo timido, ammorbidito ulteriormente da questa dichiarazione di Kallas: “Voglio essere molto chiara. L’obiettivo non è punire Israele. Miriamo a migliorare la situazione umanitaria a Gaza”.
Laddove si poteva immaginare un barlume di luce per l’Ue, dunque, ecco le precisazioni politiche che negano l’evidenza e utilizzano le parole sbagliate. Non si parla di genocidio ma di “guerra che deve finire”. Non si parla di pulizia etnica ma di “situazione umanitaria insostenibile a Gaza”.
Come fare mezzo passo avanti e fingere che si tratti di uno scatto di 500 metri realizzato con impeto e senso di giustizia. La verità è che, come detto, nessuno oserà toccare le armi che dall’Europa raggiungono Israele e contribuiscono a quella “situazione umanitaria insostenibile” che tanto stringe il cuore all’Ue. Al tempo stesso, nessuna menzione è stata fatta degli insediamenti illegali in Cisgiordania.
Sostegno a Israele sospeso
La commissaria Ue Dubravka Suica ha annunciato:
“Sospendiamo il sostegno bilaterale al governo israeliano. Si tratta di un segnale importante, che conferma la nostra politica a favore della pace. In particolare, 14 milioni di euro di fondi già stanziati per il periodo 2020-2024. Di tale importo, 4,3 milioni di euro sono stati contrattualizzati, mentre 9,4 milioni di euro rimangono non contrattualizzati. Fino a nuovo avviso, non procederemo all’identificazione congiunta di nuove azioni né alla firma di contratti”.
Non è mancata la voce di Ursula von der Leyen. Ha chiesto la cessazione degli “orribili eventi” (ancora una volta, parole scelte in funzione di altre), un cessate il fuoco e accesso illimitato per tutti gli aiuti umanitari. Al tempo stesso, il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas: “L’Ue rimane il principale donatore di aiuti umanitari. Continuiamo inoltre a sostenere con fermezza la soluzione dei due Stati, che è stata compromessa dalle recenti azioni di insediamento del governo israeliano in Cisgiordania”.
Non si è fatta attendere la risposta di Israele. Il primo commento è stato quello di Gideon Sa’ar, ministro degli Esteri, che ha sottolineato come tali azioni danneggino in primis l’Europa: “Ogni azione contro Israele riceverà uan risposta a tono. Speriamo non siano necessarie”.
Del resto, chi perpetra un genocidio non ha di certo timore di minacciare la quasi totalità di un continente, soprattutto se quest’ultimo ha ricchi interessi economici coinvolti. Per Sa’ar le misure proposte sono moralmente e politicamente distorte: “Israele continuerà a combattere, con l’aiuto dei suoi amici in Europa, contro i tentativi di danneggiarlo mentre è impegnato in una guerra esistenziale”.