René Benko, fondatore del colosso immobiliare austriaco Signa, è stato arrestato nella sua villa di Innsbruck. Lo riporta il quotidiano Kronen Zeitung. La notizia arriva in un momento critico per Benko, al centro di un’indagine per presunta corruzione in Italia.
L’accusa di corruzione nel Nord Italia
L’arresto segue l’ordine di un giudice italiano, che ha richiesto la detenzione di Benko e di altre 8 persone in relazione a presunti casi di corruzione politica nel Nord Italia. L’imprenditore avrebbe continuato a portare avanti l’attività anche dopo il ritiro dalla gestione del gruppo e delle sue fondazioni.
L’indagine coinvolge politici, amministratori e funzionari pubblici, accusati di far parte di un gruppo che avrebbe esercitato influenze sulla pubblica amministrazione allo scopo di favorire progetti immobiliari in cambio di finanziamenti e agevolazioni. Nonostante le precedenti dichiarazioni delle autorità austriache che escludevano un arresto, l’imprenditore 47enne è ora nelle mani della giustizia.
Benko, divenuto miliardario costruendo Signa durante un’epoca di bassi tassi d’interesse, ha visto la sua azienda presentare istanza di insolvenza nel 2023 a causa del rialzo dei tassi. Il mandato di cattura europeo emesso dalla Procura di Trento nei confronti di Benko è stato disatteso a metà dicembre dal tribunale regionale di Innsbruck. Il giudice, accogliendo l’eccezione sollevata dalla difesa, ha ritenuto inammissibile la richiesta di estradizione, in quanto Benko è cittadino austriaco.
Nel nostro Paese, Benko è accusato insieme al commercialista altoatesino Heinz Peter Hager di aver orchestrato un’associazione a delinquere, mentre in Austria le indagini si concentrano sul crollo finanziario del suo impero immobiliare e sulle responsabilità nella gestione delle sue società.
Le accuse all’estero per il crac Signa
Il magnate austriaco è finito sotto indagine sia in Italia che in Austria. Nel Paese sono in corso diversi filoni, come quello che riguarda “l’utilizzo a scopi personali” di fondi Covid (oltre un milioni di euro) per il suo albergo di lusso Chalet N a Lech am Arlberg. Le autorità austriache stanno inoltre indagando su sospetti di frode legati al crac del gruppo.
Le accuse nei confronti di Benko si estendono però ben oltre l’Italia e l’Austria. In Germania, le Procure di Berlino e Monaco indagano sulle cause del fallimento del celebre grande magazzino KaDeWe, di proprietà del gruppo Signa. Parallelamente, in Liechtenstein, gli inquirenti stanno analizzando la complessa rete di fondazioni create da Benko, sospettando possibili operazioni di riciclaggio di denaro. Nonostante le indagini in corso in diversi Paesi, finora solo l’Italia ha formalizzato una richiesta di arresto nei confronti del magnate austriaco.
Con Signa che rappresenta uno dei maggiori fallimenti nel settore immobiliare europeo, i creditori cercano ora di recuperare i fondi persi, mentre Benko continua a dichiarare infondate le accuse nei suoi confronti.
Gli investimenti di Benko
L’impero immobiliare di Benko, che vantava gioielli come i grandi magazzini KaDeWe e Galeria, è crollato sotto il peso dei debiti. L’aumento dei costi e l’aggravarsi della situazione economica hanno reso insostenibile la complessa struttura finanziaria del gruppo Signa. Secondo l’amministratore fallimentare, le richieste di risarcimento nei confronti di Benko ammontano a oltre 2,4 miliardi di euro (2,5 miliardi di dollari).