Separazione delle carriere approvata ufficialmente, cambia la Costituzione

Il Senato ha approvato in seconda lettura il testo della riforma costituzionale della giustizia, che introduce la separazione delle carriere di magistrati e pubblici ministeri

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Matteo Runchi

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Il Senato ha approvato in seconda lettura la legge costituzionale che riforma la giustizia. Il testo è così diventato ufficialmente legge e sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. A partire da quel momento sarà possibile richiedere un referendum confermativo, che sembra scontato, visto che la stessa maggioranza si attiverà in tal senso.

La misura principale di questa riforma è la separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri, e una serie di cambiamenti conseguenti al Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno del potere giudiziario. Questa legge costituzionale è l’obiettivo di Forza Italia, al pari dell’autonomia differenziata per la Lega e del premierato per Fratelli d’Italia.

Approvata la separazione delle carriere

La riforma costituzionale della giustizia ha completato tutti i passaggi richiesti a una legge che modifica la Carta Costituzionale per essere ufficialmente approvata. È stata infatti votata da entrambi rami del Parlamento per due volte a maggioranza semplice, senza che ci fossero modifiche al testo originale. La riforma prevede:

  • la separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri;
  • l’istituzione di due Consigli superiori, uno per i magistrati e uno per i Pm;
  • il sorteggio dei membri dei nuovi Consigli;
  • l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare che deciderà le sanzioni ai magistrati.

Il Governo sostiene il referendum

Non essendo stata approvata con una maggioranza di almeno i due terzi dei parlamentari, sarà possibile chiedere un referendum confermativo, come stabilito dall’articolo 138 della Costituzione. Per ottenerlo, andranno raccolte:

  • 500.000 firme di elettori italiani;
  • le adesioni di un quinto dei parlamentari;
  • le richieste di cinque Consigli regionali.

La richiesta di un referendum è data per scontata, non solo perché le opposizioni si sono già dette pronte ad avanzare richieste tramite i metodi stabiliti dalla Costituzione, ma anche perché è la stessa maggioranza a volerlo. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha dichiarato:

Noi saremo i primi a promuovere il referendum sulla riforma della giustizia, perché vogliamo che i cittadini si pronuncino.

Le firme o le adesioni vanno raccolte entro tre mesi dalla pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato che la consultazione potrebbe tenersi tra marzo e aprile 2026.

Cosa cambia con la riforma della giustizia

Attualmente, magistrati e pubblici ministeri possono cambiare carriera, rispettando alcuni criteri, tra cui il trasferimento. Si tratta di una pratica molto poco comune. Uno studio del Csm ha rilevato che negli ultimi 12 anni meno del 2% dei magistrati facenti funzione aveva cambiato carriera, in un senso o nell’altro. Dopo la riforma, questo non sarà comunque più possibile.

Anche se spesso la riforma della giustizia viene riassunta nel termine “separazione delle carriere“, inciderà molto di più sul Consiglio superiore della magistratura. Il Csm ha il compito di garantire l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, Governo e Parlamento.

Rimane in carica 4 anni, ha 33 membri, di cui 30 elettivi. Di questi 20 sono scelti da tutti i magistrati (cosiddetti membri togati) tra tutti gli appartenenti alla magistratura. Gli altri 10 sono eletti dal Parlamento tra professori universitari in materie giuridiche e avvocati che esercitano la professione da almeno 15 anni (membri laici).

Dopo la riforma esisteranno invece due Csm, uno per i giudici e uno per i Pm. I membri non saranno più eletti, ma scelti per sorteggio. I due Csm perderanno il loro ruolo di sorveglianza sul comportamento dei magistrati, che passerà a un’Alta Corte disciplinare di 15 membri. Questo, secondo il Governo che sostiene la riforma, dovrebbe limitare le influenze politiche nella magistratura.