Tra le persone oggetto di sorveglianza da parte di Pasquale Striano, un ex comandante del gruppo Sos attualmente coinvolto in indagini per accessi impropri ai database della procura nazionale antimafia, si trovano figure di spicco come Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, insieme a Vittorio Colao e Letizia Moratti.
L’elenco delle personalità scrutinate attraverso il database delle segnalazioni di operazioni sospette potrebbe ancora ampliarsi. Attualmente, circa una quindicina di individui, tra cui il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano e Antonio Laudati, ex sostituto alla procura nazionale antimafia, sono sotto indagine per questo caso. Le indagini condotte dalla procura di Perugia sono ancora nelle fasi iniziali. Questa vicenda è ora sotto l’attenzione delle commissioni parlamentari d’inchiesta e del Consiglio superiore della magistratura, evidenziando la serietà e la portata del caso.
L’indagine
La vicenda è partita ad agosto 2023, quando venne aperta un’indagine su quella che si ipotizzava sia un’attività di dossieraggio con al centro il finanziere Pasquale Striano, facente parte del gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette. Accertamenti partiti da una denuncia del Ministro della Difesa, Guido Crosetto che si sono poi estesi, con “numerose” persone sentite ed una “rilevante quantità” di documenti esaminati. L’evento che ha fatto partire la denuncia di Crosetto è stato un’articolo pubblicato sul quotidiano Domani a ottobre 2022, dove si affermava che il ministro aveva ricevuto 1,8 milioni di euro da Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza.
Secondo i magistrati di Perugia, guidati da Raffaele Cantone, gli accessi al sistema informatico delle Sos sono stati considerati abusivi. Le Sos rappresentano transazioni finanziarie sospette che gli operatori sono tenuti a segnalare e sulla cui legalità la magistratura deve fare luce. Pasquale Striano sembra aver compiuto ripetute ricerche su queste transazioni, senza trovare informazioni rilevanti. Le motivazioni dietro questi accessi ripetuti devono ancora essere chiarite.
Oltre a Striano, è coinvolto un magistrato e 15 giornalisti, tra cui tre del quotidiano Domani: Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, gli autori del primo articolo sui legami con Crosetto e Leonardo. Questi non sono accusati di diffamazione o falsità, ma di aver condotto indagini giornalistiche basate su documenti autentici ottenuti da fonti giudiziarie, rischiando fino a 5 anni di carcere. Inoltre, emerge che Striano non ha ricevuto denaro da chi potrebbe avergli fornito le informazioni.
Le prossime mosse della procura di Perugia
I procuratori di Perugia, Raffaele Cantone e Giovanni Melillo dell’Antimafia, hanno espresso il loro desiderio di testimoniare dinanzi al Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura, al presidente della Commissione antimafia e al presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Queste richieste non sono casuali: Cantone guida l’inchiesta in corso, mentre Melillo attualmente presiede la Direzione nazionale antimafia, dove i due indagati chiave, Pasquale Striano e Antonio Laudati, hanno precedentemente operato. Striano, accusato di centinaia di accessi impropri al database delle Segnalazioni di operazioni sospette, e Laudati, ex sostituto procuratore antimafia, sono stati entrambi coinvolti nella ricezione delle segnalazioni operative.
Durante il periodo preso in considerazione, il procuratore capo della Direzione nazionale antimafia era Federico Cafiero de Raho, attualmente membro del Movimento Cinque Stelle. In passato, Cafiero de Raho ha respinto fermamente l’idea di un’unità di dossieraggio interna alla direzione nazionale antimafia. Tuttavia, Melillo e Cantone ritengono ora “necessario” e “urgente” richiedere la loro audizione, ritenendola fondamentale per le valutazioni riservate del Consiglio superiore della magistratura, del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e della Commissione antimafia. Quest’ultima sta già procedendo con l’esame della richiesta, e nelle prossime ore l’ufficio di presidenza, guidato da Chiara Colosimo, si riunirà per valutare la richiesta dei due magistrati.
I nomi spiati: dalla politica fino al mondo dello spettacolo
Decine di personalità note, provenienti sia dal mondo della politica che dall’economia, sono coinvolte nelle indagini riguardanti le ricerche effettuate nelle banche dati da Pasquale Striano, un ufficiale di polizia giudiziaria sotto inchiesta dalla Procura di Perugia per accesso improprio a un sistema informatico.
A quanto riportano oggi i principali quotidiani tra le personalità oggetto della ricerca ci sono attuali esponenti del governo come i ministri Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso e i sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari. Ma anche Marta Fascina, parlamentare di FI e ultima compagna di Silvio Berlusconi, e Olivia Paladino, compagna di Giuseppe Conte. Anche Matteo Renzi compare tra gli oggetti delle ricerche, così come Marco Carrai.
Digitati pure i nomi di persone estranee al mondo della politica, come Fedez o, nel 2021, l’allora presidente della Juventus Andrea Agnelli, l’allenatore Massimiliano Allegri e il calciatore Cristiano Ronaldo, oltre al presidente della Figc Giuseppe Gravina. L’inchiesta è partita da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto. Altri nomi che compaiono negli accessi sono quelli dell’ex parlamentare (oggi in carcere) Denis Verdini, dell’ex presidente della Camera Irene Pivetti, dell’avvocato Piero Amara, dell’imprenditore-editore Francesco Gaetano Caltagirone, oltre al già citato Carlo Bonomi.
Le reazioni
La Lega sostiene che i dati, soprattutto di cittadini di centrodestra e politici vicini al Carroccio, siano stati oggetto di setacciamento e chiede al Copasir di indagare in modo approfondito “fino alla completa chiarezza sui fatti”, con particolare attenzione alle audizioni dei vertici attuali e passati della Guardia di Finanza e dell’Antimafia. La Lega definisce gli eventi come un attacco alla Repubblica e alla democrazia. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, va oltre e chiede una pronuncia del Consiglio superiore della magistratura sui fatti, oltre a richiedere un’ispezione immediata alla Procura nazionale antimafia, definendo lo scandalo degno di un’indagine parlamentare bicamerale.
Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che risulta tra i nominativi spiati, commenta dicendo che non è piacevole scoprire che qualcuno sta esaminando la propria vita, anche se non si ha nulla da nascondere. Toti aggiunge che lo spiare le figure istituzionali, politici e personalità di spicco è il risultato di una mentalità malata che si è diffusa nel Paese, basata sull’idea che ci sia sempre qualcosa di oscuro o torbido. Questo, secondo Toti, è il frutto di un odio sociale diffuso e rappresenta una visione distorta della realtà.