Il tema dei congedi parentali in Italia è delicato, poiché le giornate disponibili risultano ancora limitate rispetto alla media degli altri Paesi europei. Dalla Corte Costituzionale è arrivata però un’importante novità. Infatti il 21 luglio ha stabilito che, quando due donne hanno un figlio, anche la cosiddetta madre intenzionale, ossia la mamma non biologica, ha diritto al congedo obbligatorio di dieci giorni già riservato ai padri nelle coppie eterosessuali.
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Congedo di paternità alle coppie di madri: la storica decisione della Corte costituzionale
Con la sentenza n. 115, la Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma che escludeva la seconda madre dal congedo di paternità, ritenendola una disparità di trattamento ingiustificata.
Questa decisione equipara di fatto i diritti delle coppie omogenitoriali femminili a quelli delle coppie eterosessuali nei primi mesi di vita del bambino, assicurando a entrambe le mamme la possibilità di stare vicino al neonato, quindi al proprio figlio, nei giorni subito successivi alla nascita.
I giudici costituzionali hanno anche detto per la prima volta che l’orientamento sessuale “non incide di per sé sull’idoneità all’assunzione di tale responsabilità” genitoriale.
Ciò che conta è l’interesse del bambino, il quale ha diritto a godere della presenza e della cura di entrambi i genitori nei primi mesi di vita.
Chi è la madre intenzionale e perché avrà diritto ai 10 giorni di congedo
Considerato il fatto che i genitori sono due, l’Alta Corte ha dichiarato “manifestamente irragionevole” escludere la madre intenzionale dal congedo di paternità obbligatorio. In una coppia di due donne entrambe riconosciute come genitori, entrambe assumono infatti fin dalla nascita del figlio il ruolo di genitori a tutti gli effetti.
Secondo la Corte, le due madri condividono un vero e proprio progetto di genitorialità e acquisiscono, al pari di una coppia uomo-donna, la titolarità di tutti i doveri e le responsabilità legati alla cura e al benessere del minore.
Il ricorso contro l’INPS e la discriminazione nei congedi parentali
La sentenza non è nata per caso, ma ha origine da un ricorso presentato nel maggio 2023 dall’associazione Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+, insieme alla CGIL, in difesa di una madre intenzionale che si era vista negare il congedo parentale obbligatorio.
Il problema nasceva dal sistema informatico dell’Inps per le domande di congedo: fino a ieri, la piattaforma non permetteva alle coppie composte da due genitori dello stesso sesso di inoltrare la richiesta dei 10 giorni di astensione obbligatoria, segnalando un errore quando venivano inseriti due codici fiscali di sesso coincidente.
In primo grado, a gennaio 2024, il Tribunale di Bergamo aveva dato ragione alla ricorrente, riconoscendo il carattere discriminatorio di questa esclusione e ordinando all’INPS di adeguare i propri sistemi.
Dal punto di vista pratico, la sentenza comporta che ora l’INPS dovrà aggiornare i propri sistemi e le procedure per consentire anche alle famiglie con due madri di fruire senza ostacoli di tutti i congedi parentali previsti. Infatti, fino a ieri, il congedo obbligatorio di dieci giorni restava comunque riservato, per legge, al solo “padre lavoratore”.
Perché la decisione non riguarda ancora le coppie di padri
Curiosamente, la pronuncia della Consulta non coinvolge le coppie composte da due padri, poiché nel diritto italiano non esiste ancora un riconoscimento formale del secondo genitore maschile.
Le situazioni riguardanti le coppie di uomini con figli derivano quasi sempre dalla gestazione per altri, una pratica che in Italia è vietata.