Le elezioni amministrative in vari Comuni e Regioni e soprattutto la morte di Silvio Berlusconi hanno smosso non poco le acque della politica italiana. Tra partiti che si scambiano frecciate e voci di lacerazioni interne che si rincorrono, ad aumentare ulteriormente la tensione ci ha pensato Beppe Grillo con alcune dichiarazioni finite nella bufera.
Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha parlato durante un comizio di “brigate di cittadinanza”, scatenando vibranti polemiche lungo tutto l’arco degli oppositori politici. A poco è valso il dietrofront con tanto di giustificazione qualche ora dopo. Ma cosa intendeva Grillo e perché l’ha detto?
Cosa è successo
“Cominciate a fare le brigate di cittadinanza. Mascheratevi con il passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti: mettete a posto marciapiedi, aiuole e tombini. Fate il lavoro e scappate”. Con queste parole Beppe Grillo si è rivolto agli elettori pentastellati scesi in piazza a Roma per rinnovare l’opposizione al Governo Meloni e la lotta al precariato. Il termine “brigate” in particolare ha evocato mostri di violenza nell’immaginario condiviso della nostra politica e di tanti che hanno ancora vivo il ricordo delle squadracce del ventennio fascista.
Anche perché l’ex leader M5S ha pubblicato sui social una foto di un uomo che indossa passamontagna, maglietta con il logo del partito e occhiali da sole e che sorregge un cartello che recita: “Brigata di cittadinanza, reparto d’assalto”. L’immagine era anche corredata da una didascalia ironica: “Brigata riparazioni panchine”. Parole che ovviamente non potevano che provocare polemiche e critiche, e forse studiate proprio per tale scopo. Risultato: numerosi esponenti di quasi tutti i partiti politici hanno riempito social e servizi di telegiornale col loro sdegno per le dichiarazioni di Grillo.
Il “mezzo dietrofront” del giorno dopo
Il giorno dopo, Grillo ha fatto una sorta di dietrofront, giustificando la sua uscita con l’appello alla sua proverbiale ironia al vetriolo: “Era una boutade”. Una battuta insomma, nulla più. “Ma è possibile che prendete tutto sul serio“, afferma il fondatore del Movimento in un video. “Anche i giornali hanno esagerato un po’. Fermatevi perché mi sono arrivate delle notizie drammatiche, veramente”. Per poi ripartire insistendo sullo stesso schema sarcastico: “È stato avvistato un pensionato di 74 anni, un idraulico che stava aggiustando sei tombini di notte con un passamontagna. Fermatevi. Un albanese di 64 anni con cazzuola ha messo a posto otto marciapiedi durante la notte con il passamontagna. Non si può andare avanti così. Fermatevi”.
La Lega, per citare uno dei partiti avversari, ha parlato di parole “gravi, sconcertanti e inaccettabili” che evocano “pagine drammatiche della storia del nostro Paese”. Duro il commento anche del senatore di Italia Viva Enrico Borghi, il quale ha accusato il comico ligure di “istigare alla violenza” e di “rievocare lessicalmente organizzazioni eversive”. Ancora più incisiva la replica del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Grillo è un provocatore. È un uomo senza coscienza e senza idee. È un penoso caso umano”.
Cosa intendeva Grillo con “brigate di cittadinanza”
Ma dunque cosa intendeva Beppe Grillo quando ha parlato di “brigate di cittadinanza”? Usando un paradosso e una sorta di “anacoluto” semantico, il comico ha voluto rappresentare una situazione assurda: visto che la cosa pubblica, dalle strade alle panchine, in molte grandi città versano in condizioni pietose (sottintendendo: il Governo non fa niente per rimediare) se un gruppo di cittadini decide di agire in autonomia per sistemare le cose, rischia anche di essere sanzionato o peggio. Da qui l’idea sarcastica di camuffarsi, sfruttando il campo semantico dell’azione fuorilegge e parlando di “brigate” ribelli che aggiustano le panchine col passamontagna per incorrere paradossalmente nei guai con lo Stato.
Grillo ha dunque chiesto ai cittadini, in un modo a dir poco pittoresco, di non girarsi dall’altra parte se trovano un marciapiede sporco, un tombino otturato o un’aiuola in pessimo stato. Ha chiesto di agire, in nome di quella disobbedienza civile volta al bene comune che ha radici ben più antiche dell’ironia del comico ligure.