Dopo mesi di trattative e un’estate ricca di colpi di scena e frenate inaspettate, il Comune di Milano ha dato il via libera alla vendita dello stadio San Siro. Nella notte del 30 settembre 2025, il Consiglio comunale ha approvato la delibera per la cessione dell’impianto a Milan e Inter, che avevano presentato un’offerta da 197 milioni di euro in scadenza proprio quel giorno. La decisione è arrivata dopo una lunga seduta di quasi 12 ore, in cui la maggioranza ha raccolto 24 voti favorevoli, mentre i contrari sono stati 20. L’uscita dall’Aula di Forza Italia ha abbassato il quorum, rendendo possibile l’approvazione. La vendita segna l’avvio di un passaggio cruciale per il futuro del calcio milanese: il Meazza, dopo aver ospitato la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, sarà abbattuto e sostituito da un nuovo impianto progettato per gli Europei del 2032.
Le votazioni e il ruolo di Assolombarda
Il voto ha spaccato la maggioranza: sette consiglieri si sono espressi contro, insieme a Lega, Fratelli d’Italia, Noi Moderati e a un esponente di Forza Italia, Alessandro De Chirico, che ha scelto di non seguire la linea del partito. Al termine della seduta, la vicesindaca Anna Scavuzzo ha dichiarato: “Abbiamo provato a scrivere una pagina nuova, e siamo solo all’inizio”. Lo stesso sindaco Beppe Sala ha confermato la soddisfazione per il risultato. Assolombarda ha accolto positivamente la decisione. Il presidente Alvise Biffi ha commentato: “Accogliamo con grande soddisfazione la decisione del Consiglio comunale. Si tratta di un passaggio strategico che apre la strada alla costruzione di un’infrastruttura all’avanguardia, in linea con gli standard internazionali”. L’associazione ospiterà la presentazione ufficiale del progetto con i vertici dei club e in precedenza aveva espresso tutto il suo appoggio per il nuovo stadio spiegando che fosse un’opportunità per la città.
Corsa contro il tempo per perfezionare la vendita
La delibera rappresenta solo il primo passo. Ora Milan e Inter dovranno perfezionare l’acquisto entro il 10 novembre 2025, data oltre la quale scatterà il vincolo della Sovrintendenza sul secondo anello dello stadio. Se quel termine non venisse rispettato, l’abbattimento del Meazza diventerebbe impossibile. Nel frattempo, lo stadio continuerà a ospitare le partite delle due squadre e grandi eventi, incluso il via ufficiale delle Olimpiadi invernali. Parallelamente, i club si muoveranno per presentare alla Conferenza dei Servizi il progetto elaborato dagli studi di architettura Manica e Foster+Partners, che prevede un nuovo impianto da 71.500 posti, circondato da aree verdi, spazi commerciali e strutture di servizio.
Tempi e modalità dell’abbattimento
Secondo i piani, i lavori per il nuovo stadio inizieranno nel 2027 nell’area dei parcheggi dell’attuale Meazza. Per alcuni anni i due impianti conviveranno, con il nuovo cantiere in corso mentre lo stadio storico sarà ancora in funzione. L’inaugurazione del nuovo impianto è prevista nel 2031. Una volta aperto, il Meazza verrà smantellato nell’arco di 12 mesi. La demolizione sarà graduale: si partirà dal tetto, per poi procedere con il terzo, il secondo e infine il primo anello. Resterà solo l’angolo sud-est, destinato a testimoniare il valore storico del tempio del calcio italiano. Questa scelta è pensata per conservare una traccia del passato pur proiettando l’area verso il futuro.
Le proteste dei cittadini
La decisione non è stata accolta senza resistenze. All’esterno di Palazzo Marino, durante le ore della discussione, un gruppo di residenti e comitati cittadini ha manifestato con campanacci e trombe da stadio. Gli oppositori hanno bollato l’operazione come una “svendita”, contestando sia il prezzo sia l’abbattimento dell’impianto. Secondo i manifestanti, l’impianto è ancora funzionale e non necessita di sostituzioni radicali.