Il 2023 ha segnato la fine definitiva del Superbonus 110% per come era stato pensato. Decisiva, nelle valutazioni del governo Meloni, la mancanza di risorse. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato eloquente nel definire i dati registrati lo scorso anno “insostenibili per le casse dello Stato”. “La stagione dei bonus per tutti e di sconti o cessioni per un numero ampissimo di interventi non tornerà mai più”, ha avvertito il titolare del dicastero economico. Oggi resta però il problema di come sostenere famiglie e imprese vittime del decreto legge che ha imposto lo stop delle cessioni di credito e degli sconti in fattura.
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Il nodo degli F24 per compensare i crediti
Ad oggi Giorgetti non ha chiuso le porte a possibili correttivi al decreto legge. Tuttavia, rispetto alle recenti voci trapelate, difficilmente il governo deciderà di dare la possibilità alle banche di poter usare gli F24 dei clienti per “assorbire” i 19 miliardi di crediti congelati e far così ripartire i cantieri.
A spingere su questa via è soprattutto il Movimento 5 Stelle, ma anche parti sociali come Associazione nazionale costruttori edili (Ance) e Associazione bancaria italiana (Abi). Il freno sarebbe dato dal fatto che la compensazione diretta in F24 potrebbe portare problemi di natura finanziaria a causa della ricaduta sui flussi di cassa, soprattutto in relazione al pagamento dello Stato di stipendi e pensioni.
Le possibili novità sul decreto legge
Ciò che ad ora sembra essere certo è il via libera dell’esecutivo per le abitazioni unifamiliari a far slittare il termine tassativo entro il quale dare comunicazione per l’opzione bonus edilizi. Per le villette arriverebbe infatti una proroga di almeno tre mesi per poter fare i bonifici e avere così diritto al Superbonus 110% riservato alla loro categoria.
L’esecutivo potrebbe decidere di intraprendere la strada di un “comunicato legge”, al fine di superare i lunghi tempi previsti per dar vita al dl sulle comunicazioni delle cessioni dei crediti degli sconti in fattura realizzati nel 2022. L’obiettivo sarebbe quello di far rientrare nella scadenza del 31 marzo anche le cessioni e gli sconti per cui è stato avviato l’iter senza concretizzarsi.
Tra le ipotesi c’è anche l’estensione delle tempistiche per sfruttare il Superbonus nella dichiarazione dei redditi in qualità di detrazione. Per il rimborso, il governo starebbe valutando di passare da 4 a 10 anni: questo permetterebbe ai contribuenti della fascia reddituale più bassa a riuscire a spalmare l’agevolazione e a recuperarla grazie a un tetto di capienza fiscale annuale inferiore.
Qui abbiamo parlato del rischio pignoramento di milioni di appartamenti dopo lo stop al Superbonus.
Sconto in fattura per infissi e caldaie
Ma è prevista anche una norma per “salvare” i lavori in edilizia libera, quindi quelli legati all’installazione di infissi e caldaie. Il piano è finalizzato a consentire di effettuarli ancora con lo sconto in fattura, con acquirente e installatore che dovrebbero produrre un’autocertificazione al fine di attestare che il contratto tra le parti è stato stipulato prima del 16 febbraio.
Attesa per le votazioni sugli emendamenti
La modifica alla conversione del decreto che ha stabilito lo stop alle cessioni dei crediti relativi ai bonus è stata sostenuta da tutti i gruppi parlamentari. La mozione dovrebbe consentire tra l’altro di iscrivere il credito sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate fin dal momento in cui viene preso in carico dalla banca. Le votazioni sugli emendamenti sono state programmate dal 20/21 marzo, in modo tale da consentire al provvedimento di approdare in Aula il 27 marzo.