L‘attività intramuraria dei medici nella sanità pubblica torna a crescere sui numeri del pre-Covid e salgono nettamente anche i ricavi. Dopo il crollo del -28% del 2020 causa pandemia, le prestazioni libero-professionali all’interno degli ospedali aumentano di nuovo, consolidando la tendenza registrata già a partire dal 2021, nonostante continuino a diminuire i dottori che esercitano in intramoenia.
I dati sull’attività in intramoenia
Lo rilevano i numeri della Relazione annuale sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria per l’anno 2022, trasmesso dal ministero della Salute al Parlamento.
Secondo il rapporto, i ricavi totali delle prestazioni dei medici in intramoenia ammontano nell’ultimo aggiornamento a 1.177 milioni di euro, per un incremento di circa l’8% rispetto al 2021, quanto i ricavi totali erano stati di 1,087 miliardi di euro, facendo segnare un inevitabile +33% sull’anno precedente.
A livello nazionale, la parte più consistente dei ricavi per l’attività di intramoenia è costituita dalle prestazioni specialistiche, che rappresentato oltre il 68%, mentre la parte di attività libero professionale intramuraria proveniente dall’area ospedaliera pesa per il 19,5%.
Dai dati emerge anche una crescita dei guadagni che passano da 235 milioni di euro a 256, con un aumento del +8,5% circa, in linea con l’aumento dei costi sostenuti dalle aziende sanitarie (921 milioni di euro).
Una tendenza in salita nonostante il numero di medici che esercitano l’intramoenia sia sceso a 8.209 unità, con un calo di oltre 15 punti percentuali tra il dal 2014 al 2022.
In quale regione è maggiore la spesa pro-capite
Nel 2022, l’intramoenia risulta in termini di spesa pro-capite pari a 20 euro per ogni cittadino residente in Italia, con differenze di valori che variano però in modo significativo a seconda della zona analizzata sul territorio nazionale, con un netto divario registrato tra gli ospedali di Nord e Sud del Paese, sia in termini di valore di spesa pro-capite sia di variazione rispetto al 2021.
Se si guardano i dati regione per regione, la spesa pro-capite maggiore per l’attività in intramoenia nell’anno di riferimento si registra in Emilia-Romagna, con 34,8 euro all’anno, seguita dalla Valle d’Aosta (32,2 euro/anno), dal Piemonte (29,9 euro /anno) e dalla Toscana (28,6 euro/anno).
In fondo alla classifica troviamo le Regioni del Sud Italia con un media significativamente inferiore alla media nazionale, come in Molise (4,4 euro/anno) e in Calabria (5,5 euro/anno), ma anche la Provincia autonoma di Bolzano con una spesa di 6,5 euro annui per cittadino.
Tre le regioni P.A., otto hanno dichiarato di disporre di spazi sufficienti per permettere l’attività intramuraria ai medici (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Bolzano, Trento, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto) mentre nella maggior parte delle Aziende ha fatto ricorso all’attivazione del programma sperimentale (81,5%).
Da quanto emerge dalla relazione annuale del ministero della Salute, le prestazioni più richieste sono le visite cardiologiche, ginecologiche e ortopediche e, per quanto riguarda le prestazioni strumentali, l’elettrocardiogramma, poi l’eco (color) dopplergrafia cardiaca, l’ecografia all’addome inferiore, superiore e completo e l’ecografia monolaterale e bilaterale della mammella.
Come rilevato dal report, inoltre, riguardo ai tempi di attesa per le prenotazioni di visite ed esami in intramoenia, circa il 56% prevede l’adempimento della prestazione entro 10 giorni, mentre nel 30% dei casi l’appuntamento viene fissato tra gli 11 e i 30-60 giorni (a seconda che si tratti di una visita specialistica o di una prestazione strumentale) e per il 14% delle prenotazioni si deve attendere oltre i 30-60 giorni