Vaccino Covid, rischio fibrosi polmonare: di cosa si tratta

I pazienti con fibrosi polmonare idiopatica rischiano grosso con il vaccino anti Covid, come avverte uno studio dell'ospedale Gemelli di Roma

Pubblicato: 10 Maggio 2022 21:13

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Redazione

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Uno studio effettuato dal Policlinico Gemelli di Roma e pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine ha messo in evidenza una correlazione tra il vaccino anti Covid e la fibrosi polmonare idiopatica, una malattia rara che in Italia colpisce tra le 30 mila e le 50 mila persone. Si tratta di una patologia che progredisce gradualmente, e ha come esito l’insufficienza respiratoria. Il suo decorso è caratterizzato da episodi di riacutizzazione che possono portare anche alla morte.

La fibrosi polmonare idiopatica, o IPF, è tra le patologie indicate dai protocolli del Ministero della Salute che identificano gli individui fragili. Quelli che dunque hanno avuto la precedenza nella campagna vaccinale perché più esposti ai danni causati dall’infezione da Sars-Cov-2.

I ricercatori hanno rilevato gravi episodi di riacutizzazione nei pazienti che hanno questa malattia a distanza di un breve periodo di tempo, tra i 3 e i 5 giorni, dalla vaccinazione contro il coronavirus. L’invito è quello di monitorare con attenzione questi pazienti, pur ribandendo la necessità di sottoporli alla vaccinazione.

Cosa sono le riacutizzazioni della fibrosi polmonare idiopatica

Il professor Luca Richeldi, direttore della UOC di Pneumologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e ordinario di Pneumologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha spiegato che la IPF è caratterizzata da aggravamenti acuti delle condizioni cliniche di cui spesso non si conosce la causa.

In alcuni casi sono collegati a una causa infettiva, a una tromboembolia polmonare, all’esposizione a polveri e sostanze tossiche nell’ambiente. Le riacutizzazioni hanno una mortalità che arriva all’80% e sono la principale causa di morte dei pazienti che hanno questa patologia. Al momento non sono disponibili terapie specifiche, ma sono utilizzati corticosteroidi ad alte dosi, senza risultati significativi. Le riacutizzazioni sono “eventi catastrofici”, ha sottolineato il medico. Che “è bene intercettare tempestivamente”.

Qual è il legame con il vaccino anti Covid scoperto al Gemelli

Su 10 pazienti ricoverati al Policlinico Gemelli di Roma per una riacutizzazione della fibrosi polmonare idiopatica, 4 avevano ricevuto una dose di vaccino anti Covid a mRna (uno la prima, uno la seconda e due quella booster). La vicinanza temporale tra la somministrazione del farmaco e l’inizio dei sintomi indica che sarebbe stato proprio il preparato contro il Sars-Cov-2 a innescare l’esacerbazione della malattia.

I pazienti mostravano indici di infiammazione elevati e dalla Tac è emerso in maniera evidente un impegno diffuso dell’interstizio polmonare. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a trattamenti con alti flussi di ossigeno e elevate dosi di cortisonici. Due pazienti sono deceduti durante il ricovero.

Nello studio viene sottolineato che si tratta di un evento raro verificatosi nell’ambito di una patologia rara. Potrebbe essere la liberazione di citochine infiammatorie, di cui vi abbiamo parlato qua, dopo la vaccinazione ad aver innescato i processi di riacutizzazione. Nelle linee guida sulla IPF a oggi non sono indicati i vaccini tra i fattori di rischio delle esacerbazioni. Tuttavia, considerando che sono stati segnalati casi anche dopo i vaccini antinfluenzali, per gli esperti del Gemelli questi farmaci dovrebbero essere inseriti nella lista.

Vi abbiamo parlato qui dell’insorgenza della miocardite dopo il vaccino anti Covid nei più giovani. E mentre ci sono preoccupazioni sulla perdita di efficacia dei preparati attuali, sta per arrivare il vaccino Covid efficace contro tutte le varianti, come spiegato qua.