Si allargherà la platea degli italiani invitati a ricevere il secondo richiamo? In autunno, quando si presume che i contagi torneranno a moltiplicarsi, potrebbe essere esteso agli ultra 50enni oppure agli ultrasessantenni sani. Ma tutto è ancora da definire, la questione dipende da alcune incognite ad oggi non risolte.
La concomitanza con l’antinfluenzale
Innanzitutto bisogna capire quando e se le aziende saranno pronte con un vaccino bivalente, contenente due ceppi del virus (oltre a quello originario di Wuhan, anche la variante Omicron) con l’aggiunta del medicinale antinfluenzale.
“Durante la prossima estate la richiesta di autorizzazione verrà analizzata dagli enti regolatori”, abbozza una scadenza di massima Nicola Magrini, capo di Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che preferisce citarla come “dose annuale“. Ma le perplessità degli italiani rimangono molte e ad oggi il Governo – che solo in questi giorni ha reso noto i dettagli su chi dovrà ricevere la quarta dose fin da subito – non si è ancora espresso con chiarezza in merito alle prospettive di medio e lungo termine.
Secondo booster, a chi consigliarlo?
L’obiettivo adesso è quello di prepararsi ad anticipare un nuovo rialzo pandemico. Per ora di certo c’è che il secondo booster, ossia quello comunemente inteso come il richiamo, nelle indicazioni divulgate negli ultimi giorni è stato raccomandato a ultra 80enni (purché non abbiano avuto l’infezione, che ha la valenza di una dose), ospiti delle Rsa e soggetti tra 60 e 79 anni con patologie croniche.
Ma in diverse parti del mondo sono già partite le campagne di analisi in laboratorio e i dati finora raccolti non parlano solo di anziani e persone ammalate. Uno studio israeliano ha dimostrato che il secondo richiamo protegge fino a 4 volte di più gli individui che lo ricevono rispetto a chi sceglie di non sottoporsi.
Il calo drammatico dei nuovi vaccinati
Intanto il quadro della campagna vaccinale continua ad essere rassicurante nonostante i punti di domanda per il futuro. Stando ai dati di questa settimana, il 90% degli italiani si è immunizzato con almeno due dosi, poi però è subentrata un atteggiamento che gli esperti (linguisti, non solo epidemiologici) hanno ribattezzato come “stanchezza vaccinale“.
In merito alla questione è intervenuto Gianni Rezza, capo della prevenzione del ministero della Salute, che però ha scelto di non drammatizzare: “Si tratta di un fenomeno tipico di tutte le campagne di immunizzazione. All’inizio c’è la luna di miele, segue una fase di stasi perché si affievolisce la percezione che il Covid sia pericoloso proprio perché calano i casi gravi. Eppure parliamo di un vaccino sicuro“.
Nel complesso la situazione viene giudicata soddisfacente anche da parte di Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di sanità, che si è espresso con queste parole: “Il 90% ha completato il ciclo primario, ossia quello composto da due dosi, mentre ben 39 milioni fra quelli cui è raccomandato hanno avuto il booster, ne mancano 4. Nella fascia 5-11 anni ci si poteva attendere risultati migliori (solo un bambino su 3 hanno fatto le due iniezioni) eppure abbiamo fatto meglio di Francia e Germania. I pediatri non spingono? Un medico che non raccomanda la vaccinazione è incompatibile con la professione“.