Covid, tamponi inutili? Ecco come si scopre ora il virus

La nuova frontiera della rilevazione del Covid-19 non lascia più dubbi: ecco la nuova tecnica che rende "inutili" i tamponi antigenici utilizzati in pandemia

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

In tre anni di pandemia tutti almeno una volta abbiamo fatto un tampone temendo di risultare positivi al Covid dopo aver avuto un contatto sospetto. Una pratica lì per lì dolorosa per molti, fastidiosa per altri, unica via per togliersi il dubbio e vivere in tranquillità. I tamponi, così come le mascherine e i vaccini, sono entrati nella nostra vita d’improvviso, ma oggi ci sarebbe un modo più veloce, e soprattutto indolore, per captare il virus.

A mettere a punto il nuovo metodo diagnostico è stata l’Università politecnica delle Marche, che con il coinvolgimento dell’Area vasta 3 delle Marche e il Dipartimento di Prevenzione della Asl di Sassari ha pubblicato uno studio importante sulla rivista scientifica Helyon.

Dai tamponi ai cani anti-Covid

Stop ai tamponi, perché uno dei metodi più efficaci per rilevare il Covid-19 sarebbero i cani. Non tutti, attenzione, ma quelli specializzati nel rilevamento dei soggetti positivi al Sars-CoV2, ovvero gli amici a quattro zampe che negli ultimi due anni sono stati addestrati per captare il virus tra la gente.

A questa conclusione è arrivato il team di studiosi dell’Università politecnica delle Marche e del diipartimento di Prevenzione della Asl di Sassari che hanno messo a punto una nuova tipologia di screening diagnostico basato sulle caratteristiche dei cani. Capaci di rilevare le sostanze volatili corporee, infatti, gli animali sono stati al centro di uno studio per raggiungere un chiaro obiettivo: addestrarli per rilevare il Covid.

Lo studio, concluso nel dicembre 2021, si chiama C19-screendog e ha dato i risultati sperati, con gli studiosi che hanno potuto appurare che il nuovo metodo è di certo più efficace, e meno invasivo soprattutto, dei tamponi antigenici rapidi che spesso davano risultati interlocutori.

Lo studio sui cani anti-Covid

A mettere a punto il metodo di rilevazione, come detto, sono stati i ricercatori dell’Università politecnica delle Marche con il coinvolgimento dell’Area vasta 3 delle Marche e il Dipartimento di Prevenzione della Asl di Sassari, che sono partiti da un assunto di base, ovvero che i cani sono capaci di rilevare le sostanze volatili corporee.

Lo studio multicentrico, quindi, si è basato proprio su questo, con l’obiettivo di validare un protocollo innovativo per l’addestramento di cani specializzati nel rilevamento di soggetti positivi al Sars-Cov2 e dimostrare che i cani preparati da cinotecnici esperti possono rappresentare un valido sistema di screening diretto. Un lavoro, che come detto, ha dato i frutti sperati dopo anni di sperimentazione.

Ma com’è stato possibile? A spiegarlo è stata Francesca Soggiu, medico del Servizio di Igiene pubblica della Asl di Sassari ed esperta cino-tecnica, che ha svelato i vari passaggi dello studio. Durante le prime fasi, infatti, sono stati raccolti campioni di sudore per l’imprinting dei cani nei drive in AV3 Marche e Asl Sassari, con i campioni che sono stati collezionati e crio-conservati nei laboratori di ricerca delle due Aziende sanitarie per poi permettere lo studio sul Covid-19.

Successivamente, seguendo uno specifico protocollo, i cani sono stati educati dai cinotecnici a distinguere i campioni positivi da quelli negativi, con una procedura che viene utilizza spesso in fase di addestramento, per esempio, dei cani che fiutano la droga: seduto per la segnalazione positiva, ignorati invece i negativi.

Nell’ultima fase del progetto si è passati quindi alla validazione del test ai drive in ed è stato dimostrato che i cani sono capaci di segnalare persone positive in una situazione reale, annusando la persona stessa. In cinque mesi sono stati testati 1.251 soggetti, tra vaccinati e non, di cui 206 positivi.