Suicidio assistito con il Servizio sanitario nazionale per la prima volta in Italia

Una donna di Trieste è la prima persona in Italia ad aver completato la procedura prevista dalla sentenza Cappato\Antoniani del 2019 della Corte costituzionale

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 16 Dicembre 2023 21:00

Per la prima volta in Italia è stato applicato il suicidio assistito tramite il Servizio sanitario nazionale che ha fornito il farmaco letale e un medico di supporto. A morire una donna di Trieste di 55 anni afflitta da un male incurabile che da un anno chiedeva di poter accedere alla morte assistita volontaria. Il caso è stato seguito dall’associazione Luca Coscioni.

Suicidio assistito: la storia di Anna

La signora è deceduta lo scorso 28 novembre a casa sua. Le sue generalità non sono note poiché lei stessa aveva chiesto che non venissero rivelate. Come scrive l’Ansa, la donna si è prima rivolta alla Asl di competenza, senza esito. In seguito si è rivolta al Tribunale di Trieste che ha ordinato l’avvio di verifiche. Al termine dell’iter, il Ssn ha fornito ad Anna (questo il nome fittizio da lei scelto) il farmaco da assumere in autosomministrazione, con il supporto di un medico. Nel suo ultimo messaggio, ha ribadito il suo amore per la vita e ha rivendicato l’autonomia della sua scelta: “Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere”.

Nel 2010 alla signora di Trieste era stata diagnosticata la sclerosi multipla secondariamente progressiva. Nei suoi ultimi anni era completamente dipendente dall’assistenza e riusciva a esprimersi solo con un filo di voce. La sua mente, però, era ancora lucida e presente.

Il 4 novembre 2022 aveva inviato all’Asugi (Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina) la richiesta di verifica delle sue condizioni per richiedere l’avvio delle procedure che avrebbero portato alla morte assistita. Alla richiesta non era seguita una risposta, così dopo mesi di attesa la donna aveva deciso di depositare una denuncia presso i carabinieri per rifiuto/omissione d’atti d’ufficio. Contestualmente, aveva presentato un ricorso d’urgenza al giudice civile. La palla è così passata al tribunale di Trieste, che ha chiesto all’Asugi di disporre di un accertamento. A settembre 2023 la Commissione medica multidisciplinare ha infine dato il via libera per l’accesso al suicidio assistito.

Il farmaco è stato autosomministrato

Alla signora “il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal Ssn e un medico individuato dall’azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l’azione richiesta nell’ambito e con i limiti previsti dalla ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste il 4 luglio e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza della donna”. Queste le precisazioni dell’associazione Luca Coscioni, riportate dal Sole 24 Ore.

L’associazione Coscioni specifica che la donna è “la prima italiana ad aver completato la procedura prevista dalla Consulta con la cosiddetta sentenza CappatoAntoniani del 2019“.

Anna è “la prima persona malata che ha visto riconoscere, da parte dei medici incaricati di effettuare le verifiche sulle condizioni, che l’assistenza continua alla persona è assistenza vitale, così anche la dipendenza meccanica non esclusiva garantita attraverso l’impiego di supporto ventilatorio nelle ore di sonno notturno”, ha detto Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’associazione.
“Il diritto di scelta alla fine della vita si sta faticosamente affermando, nonostante ostruzionismi e resistenze ideologiche che sono sempre più lontane dal sentire popolare”, ha aggiunto Marco Cappato, che dell’associazione Coscioni è tesoriere.

Proposte di legge sul fine vita

L’associazione sta promuovendo la campagna “Liberi subito” per l’introduzioni di leggi regionali che introducano tempi e procedure certi per accedere al suicidio medicalmente assistito. La deputata del Pd Debora Serracchiani ha presentato una proposta di legge alla Camera sul fine vita.