Sanità, visite ed esami, la Lombardia fissa limiti di tempo: come funzionerà

La Regione mira a controllare ogni aspetto della Sanità, che lamenta una soluzione che ignora i reali problemi

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 25 Aprile 2024 13:57

Approvata in Lombardia una delibera che mira a ridurre considerevolmente le liste d’attesa nella Sanità. Si prevedono 61 milioni di euro stanziati per garantire più di 7 milioni di prestazione entro dicembre 2024, di quelle che rientrano nel Piano Nazionale Gestione Liste di Attesa.

Due milioni di queste sono prime visite e la Regione punta inoltre a permettere di effettuare visite ed esami diagnostici al pomeriggio, così come di sabato mattina. Sulla carta una vera e propria rivoluzione, con tanto di rispetto delle tempistiche di esecuzione e delle classi di priorità, che le ricette correttamente riportano. Perché allora si stanno scatenando delle dure polemiche?

Il motivo scatenante è dato proprio dall’imposizione di una sorta di cronometro, per quanto più o meno flessibile, al fine di rientrare nelle maglie della nuova organizzazione. Il tutto ignorando, sostengono i professionisti della Sanità lombarda, quelli che sono i reali e devastanti problemi denunciati da anni.

Lombardia, la protesta della Sanità

Il principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed si è però detto profondamente contrario alla delibera. La critica mossa alla Regione Lombardia è quella di voler “commercializzare le cure”, indicando dei tempi standard, come se fossero dei prodotti. Qualcosa di non garantito, dal momento che ogni paziente ha una propria storia medica e delle esigenze specifiche.

Nel mirino, dunque, il rispetto delle “tempistiche di esecuzione” tanto di esami quanto di visite. Ciò che potrebbe risultare un vantaggio per alcuni pazienti, potrebbe mettere alle strette il personale sanitario e creare chiari problemi ad altri soggetti in cerca di cura, affetti da patologie gravose o richiedenti particolari cure.

Visite ed esami, le tempistiche

La pianificazione dei servizi dovrebbe essere affidata alle competenze di medici e strutture sanitarie, non agli uffici regionali. Vediamo, dunque, quali sono i minutaggi previsti dalla delibera:

  • ecografia all’addome: 15 minuti;
  • prima visita cardiologica: 20 minuti;
  • prima visita ginecologica: 20 minuti;
  • risonanza magnetica: 30 minuti;
  • polipectomia: 45 minuti.

Una linea indicata per efficientare l’uso delle risorse messe a disposizione. In merito si è espresso l’assessore al Welfare Guido Bertolaso: “Non si tratta di un tempario che facciamo cadere dall’alto. Non andremo di certo a controllare con il cronometro, come pensa qualcuno. Troverete di certo il medico che dirà di non essere stato consultato, ma stiamo dando delle indicazioni di massima, condivise con gli addetti ai lavori”.

I problemi della Sanità

Il pensiero di Bertolaso è chiaro. La Lombardia ha delle eccellenze, che vengono però oscurate da un sistema spesso male organizzato. Non si fa attendere, però, la risposta di Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed.

Uno dei problemi annosi della sanità lombarda è rappresentato dalle liste d’attesa. Un dramma che svanisce a suon di euro versati nelle casse del settore privato, che sta trovando sempre più spazio anche nel pubblico.

Secondo Di Silverio “non si risolve aumentando il lavoro dei medici o temporizzando le cure, così come attribuendo all’intra moenia la causa. Le cause sono chiare, ovvero carenza di operatori, di organizzazione e infrastrutture. Se non si riorganizza, se non si combattono le prestazioni improprie, se non si aumenta il personale pagandolo meglio e se non si migliorano le infrastrutture, il problema non si risolverà”.

Regione e Sanità non sembrano affatto in grado di comunicare, ma trovare un terreno comune. Il problema è unico e noto, sottolinea Anaao Assomed, ma si continua a prendersela con i professionisti.

Parere condiviso da Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano. Ha definito inaccettabili i tempari. Persone diverse, con differenti patologie, non possono sottostare a indicazioni provenienti da una circolare: “Il tempo, del resto, è un elemento di cura”.

Esiti degli esami e cure: cosa si pretende dalla Sanità

Per quanto Bertolaso abbia parlato di indicazioni, al fine di indirizzare il settore verso un cambiamento, la delibera è estremamente precisa e dettagliata. Si prevede una riduzione dei tempi di consegna degli esiti degli esami di screening, ad esempio. Un esempio è dato da quello mammografico, con rilascio entro 5 giorni dalla prestazione. Entro 3 giorni, però, occorrerà avvisare di un esito positivo (e comunque non oltre i 5 giorni).

Sono 7 i giorni garantiti per il fascicolo dello screening del colon retto, con avviso d’esito positivo entro 3 e non oltre i 6 giorni. Si prevede inoltre l’invito a tutti i soggetti aventi diritti a effettuare screening alla mammella, al colon retto e alla cervice uterina. Riferimento inoltre agli esami di approfondimento, connessi a tali prestazioni. Dovranno rispettare dei precisi tempi:

  • colon retto: entro 30 giorni dal test di primo livello risultato positivo;
  • screening mammografico: entro 28 giorni dal test di primo livello risultato positivo;
  • screening cervice uterina: entro 45 giorni dal test di primo livello risultato positivo.

Guardando al numero delle prestazioni totali effettuate, si richiedono 4,1 milioni di prestazioni degli oltre 7 milioni totali. Ci si aspettano invece 3,1 milioni dai privati accreditati. Sul fronte economico, invece, 2/3 dei 61 milioni di euro indicati saranno destinati a degli erogatori pubblici. Un terzo invece ai privati.

La Regione è posta in assoluto comando, quantificando il numero di slot necessari. Ecco quanto detto da Bertolaso in merito: “Stabiliremo per la prima volta in Italia i posti da mettere a disposizione nelle agende, da qui alla fine del 2024. Sulla base delle liste di attesa, del personale e delle tempistiche che abbiamo individuato, ogni struttura dovrà fare un numero specifico di prestazioni”.

Ci si attende intanto dalle Ats di evidenziare altre prestazioni che necessitano di un immediato miglioramento sul fronte dei tempi d’attesa. Si procederà con un monitoraggio mensile, al fine di comprendere se le misure adottate siano bastevoli ed efficaci.