Il pesce scorpione invade il Mediterraneo dopo il granchio blu: i rischi per l’uomo e gli ecosistemi

Molti gli avvistamenti di pesce scorpione nel Mediterraneo, un predatore che ha la capacità di colonizzare gli ecosistemi in cui arriva creando rischi per la pesca e l’uomo

Foto di Riccardo Castrichini

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Dopo aver subito l’invasione feroce dei granchi blu, l’ecosistema del Mar Mediterraneo viene nuovamente scosso dall’arrivo di un nuovo predatore, il pesce scorpione (Pterois miles). Alcuni esemplari sono stati avvistati anche lungo le coste italiane, in Sicilia, Puglia e Calabria per l’esattezza, con i biologi marini che si sono detti preoccupati dell’arrivo di questo nuovo predatore originario del Mar Rosso. Il pesce scorpione ha, infatti, una grande capacità di colonizzare nuovi habitat ed è pericoloso anche per l’uomo a causa delle sue lunghe e sottili spine velenose.

Il pesce scorpione arriva nel Mar Mediterraneo

Così come spiegato da Claudio Brinati, esperto biologo, il pesce scorpione è in grado di impattare notevolmente sugli ecosistemi marini nostrani. Per Brignati, dopo i primi avvistamenti della specie nella Sicilia Sud-Orientale, il pesce potrebbe espandersi entro pochi anni lungo tutte le coste italiane.

Chiamato anche lionfish, il pesce scorpione è una specie tropicale molto appariscente che ha la naturale capacità di invadere gli ecosistemi che gli sono in origine estranei. Originario del Mar Rosso, ma presente anche nell’Oceano Indiano e Pacifico e, dagli anni ‘90 anche in Florida, ha saputo invadere rapidamente anche tutto il Mar dei Caraibi e gran parte delle coste Atlantiche occidentali. L’impatto sugli ecosistemi locali è stato ogni volta devastante. Ora gli avvistamenti nel Mediterraneo, in Italia, così come in Grecia e Croazia, mette a serie rischio l’ambiente del nostro mare.

L’impatto sull’ecosistema del Mediterraneo

L’arrivo del pesce scorpione nel Mar Mediterraneo avrà, per gli esperti, un impatto molto negativo sull’ecosistema nostrano e, di rimando, anche sulla pesca. Così come dichiarato a Fanpage da Marco Oliverio, docente di zoologia presso il Dipartimento di biologia e biotecnologie Charles Darwin dell’Università La Sapienza di Roma, “l’invasione è drammatica” in quanto i dati scientifici a disposizione sono “pesantissimi”. “L’effetto che hanno è devastante – ha detto Olivieiro – Il loro mestiere è fare i predatori e mangiano i giovani degli altri pesci, gli avannotti. Ne mangiano tantissimi. Sono delle macchine da guerra da questo punto di vista. Stanno avendo degli effetti incredibili sulla fauna locale”.

Per Oliviero l’arrivo del pesce scorpione nel Mediterraneo avrà delle inevitabili conseguenze anche sulla pesca, “perché non ci sono più gli ecosistemi che supportano le risorse ittiche”, con la conseguente riduzione degli stock e dei guadagni per chi della pesca fa la propria professione.

Pesce scorpione, i rischi per l’uomo

Oltre che al danno per gli ecosistemi, Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha sottolineato che il pesce scorpione rappresenta un rischio anche per la salute umana. Il pericolo è rappresentato dalle sue spine velenose che, lunghe e sottili, sono collocate in corrispondenza delle pinne dorsali, anali e pelviche e che restano velenose anche dopo 24/48 ore dalla morte del pesce.

Una puntura di pesce scorpione crea forti e persistenti dolori che conduco a sintomi come nausea, vomito, febbre, convulsioni, difficoltà respiratoria e diarrea. Nei casi più gravi, l’incontro ravvicinato con questa specie ittica può portare a necrosi locale e alla perdita della sensibilità per diversi giorni.

La stessa Ispra informa che, a seguito di una puntura di pesce scorpione, è necessario anzitutto rimuovere le spine e disinfettare, avendo cura poi di immergere  la parte in acqua molto calda per rompere la struttura proteica della tossina riducendo il dolore.