Ondate di calore, con più alberi si limitano i rischi di morti premature

Gli spazi verdi possono rappresentare una vera e propria “prevenzione” per ridurre i rischi. Soprattutto nel sud del mondo, dove le alte temperature rischiano di mietere un numero ancor maggiore di vittime.

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

2023. I decessi legati al calore, in Europa, sarebbero stati circa 50.000. Una cifra che deve mettere in guardia anche perché per il vecchio continente lo scorso anno è al secondo posto nelle graduatorie del grande caldo.
Non solo. Il “Climate Change” preoccupa anche alla luce del fatto che l’Europa si sta “riscaldando” più velocemente rispetto ad altre aree. Dall’analisi che presenta questi dati, apparsa su Nature, emerge come il bilancio dei decessi per la calura potrebbe essere ben più negativo, crescendo anche fino all’80%, se non si fossero poste in atto strategie mirate di adattamento ambientale.

La ricerca, condotta associando dati di temperatura e mortalità in 823 regioni di 35 paesi europei, preoccupa. Ma soprattutto propone l’importanza e l’urgenza di porre in atto contromisure mirate. In questo senso, gli spazi verdi possono rappresentare una vera e propria “prevenzione” per ridurre i rischi. soprattutto nel sud del mondo, dove le alte temperature rischiano di mietere un numero ancor maggiore di vittime. A segnalare la situazione e proporre l’urgenza di questa soluzione “green” è un’originale ricerca apparsa su Nature Communications.

La vegetazione è un “condizionatore”

Secondo lo studio, che ha coinvolto ricercatori delle università di Nanchino, Exeter, Aarhus e la statale della Carolina del Nord, la chiave delle differenze nella comparsa di isole di calore urbane starebbe nella presenza di insufficienti quantità di spazi versi. Quindi le città del Sud del mondo sarebbero maggiormente esposte al caldo estremo ed ai conseguenti rischi per la salute non solo per motivi climatici ma anche perché non hanno spazi verdi ad azione “rinfrescante”.
Anche per questo l’aumento delle temperature, combinato con gli effetti “isola di calore urbana” che rendono i centri densamente abitati più caldi delle aree rurali, le malattie e i decessi correlati al calore nelle città stanno diventando più frequenti.

Cosa fare? Secondo gli esperti che hanno redatto il rapporto occorre puntare, e presto, sul verde urbano. Stando all’analisi gli spazi verdi potrebbero contribuire a ridurre la temperatura superficiale di una città media di circa 3 gradi durante le stagioni calde. Può sembrare poco. Ma in termini di prevenzione nelle ondate di caldo estremo si può rivelare una contromossa davvero importante per limitare gli effetti sul benessere del grande caldo, unito ad un’elevata percentuale di umidità. L’effetto di raffreddamento degli spazi verdi urbani, in particolare delle foreste urbane, è causato dall’ombreggiatura e dal raffreddamento legato all’evaporazione dell’acqua.

Le aree a rischio

La ricerca ha preso in esame le informazioni satellitari sulle 500 città più grandi del mondo per valutare la “capacità di raffreddamento”, ovvero la misura in cui gli spazi verdi urbani abbassano la temperatura superficiale di una città. Tutte le prime dieci città per capacità di raffreddamento si trovano negli Stati Uniti: Charlotte e Raleigh-Durham sono le prime, seguite da Kansas e Baltimora.

Attenzione, va detto che questi risultati possono essere dovuti alla bassa densità di popolazione di questi centri. Pensate che Chicago è al quarto posto per capacità di raffreddamento, mentre in testa alla classifica in questo senso ci sarebbe Mogadiscio in Somalia seguita da Sanah in Yemen e Rosario in Argentina.
In ogni caso, le aree a maggior rischio di calore estremo si trovano sotto l’equatore in Africa, Africa, America Latina e parte dell’Asia.

Oltre alla presenza del verde urbano, come è ovvio, impattano anche aspetti sociali su questa “disuguaglianza” di fronte al clima, visto che le aree più ricche di vegetazione si trovano spesso nei quartieri più ricchi di una città, a minor densità di popolazione. Anche se può essere sicuramente impattante sul piano economico, l’implementazione del vede urbano può rivelarsi vincente in prospettiva per affrontare lo stress termico futuro sugli esseri umani. Con maggiori spazi verdi e magari giardini verticali si potrebbe davvero porre le basi per una “barriera” naturale agli effetti delle ondate di calore e rendere le città più vivibili nell’immediato futuro.

Verso soluzioni naturali?

Lo studio conferma quanto già emerso poco tempo fa anche in Europa, grazie ad una ricerca condotta su 14 grandi aree urbane, che ha visto partecipare anche l’Italia con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC).
Lo studio è apparso su Nature Cities e parte da un presupposto chiaro: le ondate di calore in Europa sono in aumento, causando un incremento del 57% delle persone esposte nella seconda decade di questo secolo rispetto al decennio 2000-2009. Specialmente nelle aree urbane, gli impatti di questi eventi estremi sono particolarmente pronunciati a causa delle strutture che causano il cosiddetto effetto “isola di calore”.

Anche per questo lo stress termico derivante dalle ondate di calore risulta la principale causa di morti premature legate al clima in Europa. Contromisure? Gli esperti segnalano tra le soluzioni più efficaci c’è lo sviluppo di infrastrutture verdi urbane, che rappresentano una delle migliori “Nature Based Solutions” ovvero che replicano processi naturali, per mitigare il surriscaldamento nelle città e fornire servizi ecosistemici. La strada, insomma, appare tracciata!