Ricordate “Perfect Number“, il film drammatico polacco del 2022 diretto da Krzysztof Zanussi che esplora il rapporto tra fede e razionalità? Probabilmente, venendo alla scienza, quella rappresentazione cinematografica potrebbe rappresentare solo uno spunto, senza portare a conclusioni definite. Ma va detto che c’è chi si è dilettato a trovare connessioni matematiche tra memoria, sensi ed intelligenza umana, arrivando a definire un vero e proprio “numero magico”. Se volete conoscerlo, stando a quanto riportato su Scientific Reports, ve lo diciamo: è 7.
Ecco come gli studiosi di Skoltech AI (Skolkovo Institute of Science and Technology), autori della ricerca, sono arrivati a questa conclusione partendo da solidi percorsi matematici che potrebbero portare, in futuro, ad aprire nuove prospettive sulla nostra capacità di conservare i ricordi. La memoria degli esseri umani e di altri esseri viventi è un fenomeno enigmatico legato, tra le altre cose, alle proprietà della coscienza. Lo studio appare quindi di grande importanza. L’avanzamento dei modelli teorici della memoria aiuterà ad acquisire nuove conoscenze sulla mente umana e magari e ridefinire una memoria simile alla nostra nelle strutture deputate all’Intelligenza artificiale.
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Dai sensi alla memoria
Il lavoro degli studiosi è davvero curioso. Ed ha portato a sviluppare un modello capace di determinare un legame matematico tra memoria, sensi e intelligenza. Così sono giunti a definire il 7, grazie a questo sistema che esplora il funzionamento della memoria. Analizzando questo modello, hanno scoperto risultati interessanti che potrebbero contribuire a migliorare i sistemi robotici, l’intelligenza artificiale e la comprensione di come la mente umana memorizza le informazioni. Perché si arriva a definire un numero ideale di sensi, arrivando a definire che i cinque che conosciamo ed usiamo potrebbero non essere sufficienti.
Insomma, pur se può sembrare fantascienza, in futuro, gli esseri umani del futuro potrebbero sviluppare un senso delle radiazioni o del campo magnetico. Ma siamo nel mondo delle teorie. Quello che emerge dalla ricerca è che ogni concetto conservato in memoria è caratterizzato in termini di sette caratteristiche. Non quattro, cinque, otto o nove, solo per citare alcuni esempi. Tenendo presente il 7, il numero di oggetti distinti mantenuti in memoria appare, almeno secondo lo studio, massimizzato.
Dagli engrammi al ricordo
Seguendo una tradizione di ricerca dell’inizio del secolo scorso, gli studiosi hanno puntato l’attenzione sulla modellazione delle unità di base della memoria. Ovvero su quelli che vengono definiti “engrammi“. Di cosa si tratta? Sostanzialmente possiamo considerare questa struttura come un insieme sparso di neuroni in diverse regioni del cervello che si attivano contemporaneamente. Ogni engramma rappresenta un concetto, descritto attraverso un insieme di caratteristiche. Per gli esseri umani, queste caratteristiche corrispondono a esperienze sensoriali: ad esempio, il concetto di una banana include il suo aspetto, l’odore, il sapore e altre qualità sensoriali.
Gli engrammi evolvono nel tempo, diventando più nitidi o più diffusi a seconda della frequenza con cui vengono attivati da stimoli sensoriali provenienti dal mondo esterno. Questo processo rappresenta il modo in cui impariamo e dimentichiamo quando interagiamo con il nostro ambiente. La ricerca, in qualche modo, mostra in chiave matematica che gli engrammi nello spazio concettuale tendono a evolversi verso uno stato stazionario. Tradotto: dopo un periodo transitorio, emerge una distribuzione di engrammi che si mantiene nel tempo. E proprio da questa osservazione viene la definizione numerica. Il numero di engrammi distinti immagazzinati nella memoria nello stato stazionario è il massimo per uno spazio concettuale con sette dimensioni. Quindi, in prospettiva anche i sensi che immagazzinano i ricordi dovrebbe avere questa entità numerica, almeno in chiave di cifra ottimale ipotizzata secondo il modello.