Record di fatturato per Menarini, 4,6 miliardi nel 2024. Cresce negli Usa e non teme i dazi

Presente in 140 Paesi, l’azienda ha visto crescere sensibilmente il fatturato negli Usa, grazie alla crescita registrata nell’area oncologica. E punta a replicare questa crescita anche quest'anno con investimenti in ricerca e sviluppo

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 5 Marzo 2025 12:16

Complessità e sfide. Sono due parole chiave, due facce della stessa medaglia che l’industria farmaceutica si trova ad affrontare. Se da un lato il futuro è destinato a proporre terapie sempre più mirate e quindi deve cavalcare l’innovazione, attraverso ecosistemi che possano sempre meglio favorire il passaggio dalla ricerca al malato, occorre continuare ad impegnarsi. Il tutto, in una logica di sviluppo continuo che passa attraverso investimenti importanti e sostenibili. Si può riassumere così, partendo dai dati relativi al 2024 presentati ieri a Firenze, la visione dell’azienda farmaceutica Menarini.

Cosa dicono le cifre

17.800 dipendenti nel mondo, 18 stabilimenti produttivi in Italia, Spagna e Germania, 9 centri di ricerca e sviluppo da New York a Singapore. I numeri da soli parlano del valore del Gruppo, che lo scorso anno, pur nelle difficoltà di un sistema sempre più complesso, ha superato per la prima volta quota 4,6 miliardi di euro di fatturato, con una crescita del 5,2% rispetto all’anno precedente e un Ebitda tra 430 e 460 milioni. A rimarcarlo è stata Lucia Aleotti, azionista della principale azienda farmaceutica italiana, che ha presentato le informazioni assieme alla CEO Elcin Barker Ergun.

Presente in 140 Paesi, l’azienda ha visto crescere sensibilmente il fatturato negli Usa, grazie alla crescita registrata nell’area oncologica e più in generale allo sviluppo nella Primary e Secondary Care, aree storiche di impegno del Gruppo. Grazie a questo trend positivo si è riusciti a fronteggiare la scadenza naturale del brevetto per due farmaci, che ha comportato la perdita di circa 300 milioni di euro di fatturato su scala annuale.
Per il futuro si punta a replicare questa crescita anche nell’anno in corso, attraverso un modello che non prevede la distribuzione di dividendi ma piuttosto il reinvestimento di tutti gli utili in azienda. Questo comporta l’autofinanziamento anche per le attività di ricerca. Ogni anno si tratta più o meno di mezzo miliardo di euro, più dell’11% del fatturato.

Presente e futuro

L’impegno nell’area emato-oncologica appare estremamente importante per il gruppo. Ci sono diversi farmaci nella pipeline, per potenziali impieghi in aree come la mielofibrosi e il mieloma, e già da due anni è disponibile negli Usa il farmaco Elacestrant, per il trattamento del tumore mammario metastatico. In Italia si aspetta il semaforo verde di AIFA, anche se il farmaco è già stato fornito in alcuni centri ad uso compassionevole. Elacestrant è stato il traino per il successo finanziario del gruppo negli Usa ed oggi viene valutato in studi clinici in associazione ad altre terapie, con interessanti possibilità di sviluppo.
A questo punto, è d’obbligo un dato in chiave politica. Il farmaco antitumorale viene prodotto negli Usa e quindi non dovrebbe avere ripercussioni da eventuali politiche relative ai dazi nei confronti dell’Europa da parte dell’amministrazione Trump.

Ma torniamo alla ricerca. Ovviamente non rimangono indietro, in questa chiave, settori storici per l’azienda a partire da quello cardiovascolare. In questo senso va il percorso di sviluppo, ormai in prossimità della registrazione da parte delle Istituzioni Regolatorie, di Obicetrapib, che sarà indicato per il trattamento dell’ipercolesterolemia con azione specifica sul colesterolo LDL, quello definito cattivo. Diversi studi clinici hanno mostrato il valore di questa terapia nei soggetti che non ottengono i target desiderati con il trattamento a base di statine a dosaggio massimo. La previsione annunciata è quella di una prossima domanda di registrazione all’Agenzia Europea del Farmaco.

Non si ferma nemmeno la ricerca sugli antibiotici, da sempre al centro dell’attenzione dell’azienda. Il tema è di grande interesse considerando quanto l’antimicrobico-resistenza stia diventando un problema sempre più significativo per la sanità. Purtroppo in questo ambito a fronte dell’impegno della ricerca si fatica a vedere una via d’uscita per un impiego sempre più appropriato di queste terapie salvavita.
Secondo il report dell’Agenzia Italiana del Farmaco, i consumi sono cresciuti di oltre il 5% nel 2023. In un pianeta che riscontra l’antibiotico-resistenza come una delle problematiche più importanti da approcciare, visti i dati sui decessi legati proprio alla difficoltà di trattare infezione causate da batteri che non rispondono più alle terapie, siamo davanti a prospettive davvero preoccupanti. E si ritorna all’inizio. La complessità propone sfide importanti da affrontare anche grazie all’impiego ottimale dell’Intelligenza Artificiale negli studi clinici e nello sviluppo di nuove opportunità di cure future.