Luc Montagnier: cos’è la memoria dell’acqua

Le teorie scientifiche di Luc Montagnier, lo scopritore del virus dell'HIV: dalla memoria dell'acqua alle polemiche recenti

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nato nel 1932 e deceduto nel 2022, Luc Montagnier è stato un famoso biologo e virologo. Ha scoperto il virus HIV, lavorando fianco a fianco con Françoise Barré-Sinoussi. A entrambi venne riconosciuto per questo, nel 2008, il Premio Nobel per la medicina. In seguito i suoi studi si sono rivolti ad altri ambiti, arrivando a sviluppare la teoria della memoria dell’acqua, principio alla base dell’omeopatia.

La memoria dell’acqua

Il nome di Luc Montagnier sarà sempre connesso in qualche modo al campo dell’omeopatia, anche se alle spalle dell’immunologo francese Jacques Benveniste, che l’ha promossa in numerosi esperimenti.

Lo scopritore del virus dell’HIV era affascinato dalle sue idee, al punto da arrivare a definirlo un moderno Galileo, per la portata del suo impatto sulla comunità scientifica. La bontà della sua visione non è stata compresa dai suoi contemporanei, ha spiegato, per poi sottolineare la sua idea in merito. Era certo del fatto che affermare come l’omeopatia sia sempre nel giusto sia un errore. Al tempo stesso, però, riteneva scientificamente valido il sistema di diluzioni multiple, che avrebbe meritato ulteriori studi approfonditi.

Nel 2009 ha pubblicato ben due studi a tema, sostenendo la possibilità di riuscire a diagnosticare dei patogeni intestinali attraverso le onde elettromagnetiche originate dal loro DNA, trasmesse poi dalle molecole d’acqua circostanti. Idee accolte con grande scetticismo.

Due anni dopo, però, la rivista scientifica Journal of Physics ha proposto un suo studio, intitolato DNA waves and water, incentrato proprio sulla memoria dell’acqua. Aveva illustrato come delle sequenze di DNA avrebbero indotto specifici segnali elettromagnetici, di bassa frequenza, in soluzioni acquose particolarmente diluite. In questi si conserverebbe in qualche modo una sorta di memoria di quelle che sono le caratteristiche del DNA stesso. Prospettive giudicate duramente come prive di validità scientifica.

Il contrasto con la comunità scientifica

La seconda parte della carriera di Luc Montagnier lo ha visto ampiamente in contrapposizione con la comunità scientifica. Basti pensare che nel 2010 spiegò d’aver accettato di dirigere un laboratorio di ricerca a Shanghai, così da poter proseguire i suoi studi. A differenza dell’Europa, in Cina aveva individuato una maggiore apertura nei confronti delle sue idee.

Le dichiarazioni che hanno leso per sempre il suo rapporto con la comunità scientifica sono state svariate. Proprio nel 2010 spiegava, senza dimostrazioni, come il virus dell’HIV potesse essere eradicato attraverso un’adeguata stimolazione del sistema immunitario. Nello specifico con uno schema nutrizionale a base di integratori e antiossidanti.

Tutto però aveva avuto inizio nei primi anni Duemila, quando aveva proposto la papaia fermentata come trattamento per la cura del Parkinson. Svariate le tesi avanzate, considerate ben fuori dal campo della scienza. Basti pensare alla tesi secondo la quale l’autismo avrebbe origine batterica.

La situazione è poi peggiorata in seguito all’esplosione della pandemia di Covid-19. Di fatto Luc Montagnier è divenuto di colpo un idolo dei no vax. Nel tempo aveva infatti posto in connessione le somministrazioni di vaccini con le morti improvvise dei neonati. Le sue idee e i tanti interventi a tema Covid sono divenuti pane quotidiano per i tanti che, terrorizzati dal virus, erano alla ricerca di verità alternative.