Coronavirus, i due sintomi che non scompaiono dopo la guarigione

Guarire dal Covid può richiedere molto tempo, anche se non sempre la ripresa è totale

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 15 Ottobre 2020 22:37

Un recente studio ha fatto luce su quelli che sono i sintomi del Covid che, anche dopo la guarigione, continuano a manifestarsi in molti pazienti. Tra i disturbi più comuni due, in particolare, oggi si sono distinti come quelli più accusati tra chi – a diverse settimane dal contagio – non risulta essere più positivo. 

Covid, i disturbi che non scompaiono dopo la guarigione

Il calo dei livelli di saturazione dell’ossigeno è considerato il primo campanello d’allarme nei pazienti affetti da Covid. In questi casi i livelli di ossigeno si abbassano, mentre la carica virale continua a scagliarsi violentemente sui rivestimenti respiratori del corpo e, di conseguenza, a compromettere la loro funzionalità. Stando però a quanto emerso recentemente da uno studio condotto dal JAMA (Journal of American Medical Association) e da un gruppo di medici italiani, le difficoltà respiratorie e la bassa saturazione di ossigeno, purtroppo, possono continuare a manifestarsi su alcuni pazienti, anche dopo la guarigione.

Il team di ricerca, nello specifico, ha preso in considerazione il periodo di ripresa dalla malattia (riferendosi allo stesso come “post-COVID” o “COVID lungo”), ed ha osservato che in questa fase quasi il 75% dei pazienti ha lamentato sintomi tipici del Coronavirus, gli stessi che si sono prolungati, appunto, nelle settimane o mesi dopo il risultato negativo del tampone. Tali disturbi, definiti “a lungo raggio”, possono palesarsi in diversi modi. Tuttavia, lo studio ha dimostrato di come due sintomi in particolare tendono a manifestarsi più volte in questo periodo, diventando così i sintomi del post-Covid più comuni (ovvero quelli che non scompaiono nemmeno dopo la guarigione). 

Coronavirus, i dati dello studio sui disturbi persistenti più comuni 

Insieme alla dispnea (un disturbo respiratorio), i pazienti guariti dal Covid hanno dichiarato di provare ancora un generale senso di affaticamento e stanchezzaLo studio di JAMA, a tal proposito, ha rilevato che dei soggetti risultati positivi al Covid osservati, esclusi quelli asintomatici ovviamente, l’87,4% ha denunciato la persistenza di almeno un sintomo dopo la guarigione. Tra i più comuni, in particolare, affaticamento e dispnea.

La valutazione dei pazienti è stata condotta in un arco di tempo medio che si estendeva a 60,3 giorni dopo il manifestarsi del primo sintomo da Covid. Al momento della valutazione, solo il 12,6% è risultato completamente privo di qualsiasi sintomo correlato al Coronavirus, mentre il 32% aveva 1 o 2 sintomi e il 55% ne aveva 3 o più. Un dato interessante, anche se decisamente preoccupante, riguarda il peggioramento della qualità della vita dei pazienti che, nel 44,1% dei casi, hanno affermato di non essere tornati perfettamente in forma dopo la guarigione o, comunque, di aver avuto delle ripercussioni nel quotidiano. Di questi il 53,1% ha riportato ancora stanchezza persistente, il 43,4% problemi respiratori e, rispettivamente nel 27,3% e nel 21,7% dei casi, dolori articolari e toracici.

Per questo motivo, una volta rientrata l’emergenza e individuata una cura contro il Coronavirus, che si tratti del vaccino o di un altro trattamento specifico, gli scienziati dovranno inevitabilmente occuparsi di quelli che sono le problematiche che, nel lungo termine, questo virus lascia “in eredità” a chi lo contrae.