Cancro, la terapia Car-T funziona. “E’ il farmaco della vita”

La leucemia linfocitica cronica, un tipo di tumore del sangue, può essere curata secondo quanto affermato dai medici dell'Università della Pennsylvania.

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Redazione

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La ricerca scientifica nel campo dei tumori del sangue avanza a grandi passi: terapie sempre più mirate, trattamenti senza chemioterapia, farmaci orali e combinazioni di farmaci sempre più efficaci e meglio tollerati, anticorpi bi-specifici e l’immunoterapia Car-T, ultima frontiera per la cura dei tumori liquidi dopo i passi da gigante nella cura delle neoplasia polmonari.

Immunoterapia

È il caso dell’immunoterapia “di precisione”, una nuova arma che sta già evitando la chemioterapia a 4 pazienti su 10 affetti da tumore al polmone, peraltro con risultati più che incoraggianti. L’immunoterapia di precisione prevede l’utilizzo di farmaci innovativi mirati a risvegliare il sistema immunitario contro il cancro, sulla base delle caratteristiche del tumore del singolo individuo. Ciò significa poter creare una terapia personalizzata e su misura per ognuno.

Il “farmaco della vita”

Ora la svolta riguarda in particolare i cosiddetti tumori liquidi (leucemia, linfoma, mieloma). I medici dell’Università della Pennsylvania affermano di aver curato con successo la leucemia linfocitica cronica, un tipo di tumore del sangue, grazie alla tecnica sperimentale Car-T (terapia con cellule T del recettore chimerico dell’antigene). David Porter, uno dei due medici intervistato dalla Nbc, l’ha definita “il farmaco della vita”.

Il principio di questo tipo di terapie è combattere la capacità del cancro di impedire alle cellule del nostro sistema immunitario di identificarlo come una minaccia e di distruggerlo.

Come funziano le Car-T

L’ospedale milanese Humanitas spiega a Il Messaggero che “le CAR-T richiedono una complessa preparazione che ha inizio con il prelievo di cellule dal sangue del paziente che vengono poi separate dal resto delle cellule sanguigne e del plasma attraverso una tecnica chiamata aferesi, che consente la raccolta dei linfociti del paziente. I linfociti vengono poi spediti nei laboratori deputati al processo di ingegnerizzazione, secondo un rigido protocollo di controllo di qualità”.

“Una volta in laboratorio, all’interno dei linfociti viene introdotto il recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor) capace di riconoscere le cellule tumorali: i CAR-T così ottenuti esprimono sulla propria superficie il recettore che individua l’antigene CD 19, una proteina caratteristica delle cellule del linfoma – speiga ancora il documento -. La procedura ha una durata di circa 3-4 settimane, trascorse le quali i linfociti CAR-T possono essere infusi nel sangue del paziente, al fine di attaccare e distruggere le cellule tumorali”.