Woodrow Wilson è stato il 28esimo presidente degli Stati Uniti d’America, in carica dal 1913 al 1921. Un ruolo ricoperto in una fase a dir poco cruciale e delicata per la storia del mondo. A metà del suo doppio mandato, tenne un discorso dinanzi al Congresso. Era l’8 gennaio 1918 e quelle sue parole sono rimaste impresse nella storia. Ancora oggi se ne fa riferimento come ai quattordici punti di Woodrow Wilson, che offrì così la propria visione in merito all’assetto globale necessario per ripartire dopo la fine della prima guerra mondiale (ufficializzata l’11 novembre di quell’anno, ndr).
Nuovo ordine mondiale
La discesa in campo degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale segnò indiscutibilmente uno squilibrio delle forze schierate, in favore della Triplice Intesa. Nel 1917 la piega del conflitto fu chiara a tutti, ma raggiungere la dichiarazione di fine delle ostilità, Wilson lo sapeva bene, non poteva in alcun modo equivalere alla vera conclusione della guerra.
Aveva bene in mente una visione politica del futuro prossimo, ponendo le basi per un equilibrio tra i Paesi che potesse realmente garantire una fase di pace. Il grande rischio era rappresentato dalle possibili “vendette” attuate dai vincitori, il che lo spinse a pronunciare una delle sue frasi più iconiche: “Ci dovrebbe essere una pace senza vittoria. Soltanto pace fra uguali alla fine può durare”.
I 14 punti di Woodrow Wilson
La grande lungimiranza politica di Woodrow Wilson fu messa in campo in maniera chiara ed evidente molti mesi prima della fine della Grande guerra. Con il conflitto ancora in corso, seppur indirizzato chiaramente dagli USA, parlò al Congresso dei suoi piani per il dopoguerra.
Era certo dell’urgenza di una pianificazione in vista dei futuri tavoli, che non avrebbero dovuto vedere soltanto accordi tra vincitori, bensì consentire di proporre una visione d’insieme per ripartire realmente e non ripetere gli errori del passato. Riportiamo di seguito i suoi 14 punti:
- Necessità di trattati di pace pubblici, che avrebbero dovuto porre la parola fine a possibili accordi di natura privata tra le nazioni, in nome di una diplomazia portata avanti in maniera franca;
- Libera navigazione sui mari, al di fuori di quelle che vengono indicate come acque territoriali, tanto in tempi di pace quanto di guerra;
- Soppressione delle barriere economiche, laddove possibile, con condizioni commerciali uguali per tutte le nazioni;
- Riduzione degli armamenti nazionali, compatibilmente con la sicurezza interna del Paese;
- Composizione libera di tutte le rivendicazioni coloniali, nel rispetto degli interessi delle popolazioni locali;
- Evacuazione di tutti i territori russi, con regolamento delle questioni concernenti la Russia. Ciò al fine di garantire accoglienza nella Società delle Nazioni libere, sotto un governo che avrà scelto;
- Evacuazione e restaurazione del Belgio, senza limitarne la sovranità;
- Liberazione del territorio francese, con ricostruzione integrale delle parti invase;
- Rettifica delle frontiere italiane, secondo le linee di nazionalità riconoscibili;
- Possibilità di uno sviluppo autonomo per i popoli dell’Austria-Ungheria;
- Evacuazione di Romania, Serbia e Montenegro, con restituzione dei loro territori occupati;
- Assicurazione di sovranità e sicurezza delle parti turche nell’Impero Ottomano. Garanzia inoltre, per tutte le altre nazionalità che vivono sotto il regime, di poter godere di sicurezza certa di esistenza e sviluppo senza ostacoli;
- Costruzione di uno stato polacco indipendente;
- Formazione di una Società generale delle Nazioni Unite, al fine di avviare convenzioni formali con oggetto garanzie reciproche di indipendenza politica e territoriale.