Il matrimonio d’interesse fra Italia Vita e Azione è finito, gli stracci sono volati con scambi di accuse reciproche e frecciatine di ogni tipo e ciò che rimane adesso sono solo le macerie di quello che sognava di essere il terzo polo del panorama politico italiano e che invece si è rivelato essere un fuoco di paglia.
Renzi e Calenda, dal sogno del partito unico al divorzio
“Il progetto del partito unico con Italia Viva è naufragato per la semplice ragione che Renzi ha ripreso direttamente in mano IV due mesi fa e non vuole rinunciarvi. Legittimo anche se contrario alle promesse elettorali. Amen. È stato un brutto spettacolo: attacchi personali, a cui non abbiamo mai risposto, e notizie false distribuite ad arte. Noi non facciamo politica così. Da domani riprenderemo con @Azione_it il lavoro per la costruzione di un partito liberale, popolare e riformista. Avanti!”
Questo l’annuncio, dai toni moderati, che Carlo Calenda ha affidato a Twitter. Salvo poi, poche ore dopo, lanciare un secondo tweet con una frecciatina all’ex alleato Renzi accusato di avergli voluto rifilare una “sòla”.
Renzi, da parte sua, respinge le critiche al mittente: “Non c’è nessun elemento per rompere, Carlo ci ha fatto sapere via stampa che il partito unico era morto, inutile rinfacciarsi le responsabilità, mi spiace solo che non ci sia stato un motivo politico”. Così ha detto ai microfoni di Radioleopolda il leader di IV. I due, insomma, si rimpallano le responsabilità a vicenda.
Intanto Renzi, il parlamentare più ricco dell’opposizione, ha già iniziato la sua nuova avventura editoriale in veste di direttore del quotidiano ‘Il Riformista’.
Italia Viva e Azione: i soldi sul piatto
I rapporti fra i due centristi sono ormai inconciliabili. Tutto ciò che rimane è la gestione dei soldi dei due partiti: 1,6 milioni di euro raccolti col 2 per mille (Azione ha incassato 882mila euro e Italia Viva 887mila) e 4 milioni di euro già raccolti da finanziatori privati.
Ma soprattutto il naufragio del progetto comune porterà Calenda e Renzi a perdere 14 milioni di euro di fondi in cinque anni. Nessuno dei due partiti ha i numeri per formare un proprio gruppo. Il numero minimo è fissato in 20 eletti alla Camera e 6 al Senato. Conti alla mano si parla di circa 10mila euro al mese a partito. E se non ci sarà una (al momento improbabile) ricucitura, ciascun parlamentare di entrambi gli schieramenti perderebbe 50mila euro l’anno.
Ma c’è un’altra nuvola all’orizzonte: dopo la divisione i finanziatori privati continueranno a nutrire fiducia nei due micro partiti oppure, considerandoli ormai politicamente poco rilevanti, sceglierebbero di dirottare altrove le loro donazioni?
Rimane poi il nodo della campagna elettorale in vista delle Europee del 2024. Europee che, in mancanza di apparentamenti, si prospettano difficili sia per Italia Viva che per Azione.
Renzi: Italia Viva e Azione insieme per i gruppi parlamentari
E solo a proposito dei gruppi parlamentari, Renzi propone di continuare a marciare a braccetto: “Nei gruppi parlamentari noi siamo per andare avanti insieme”, ha detto il capo di Italia Viva a Radioleopolda.