Il mito immortale di Charles De Gaulle: Parigi liberata dai nazisti

Il nome Charles De Gaulle resterà per sempre immortale in Francia, ma perché: ecco spiegata la nascita del gigantesco mito del compianto Presidente

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Per più di una generazione Charles De Gaulle non è altro che il nome dell’aeroporto di Parigi. La storia che si cela dietro questo nome, dietro questo personaggio chiave del Novecento europeo, merita però d’essere ricordata.

Nessuno in Francia ha bisogno di una ripassata in merito, ma al di là dei confini d’oltralpe il discorso è ben diverso. Per spiegare in breve, prima di scendere nei dettagli, cosa abbia significato De Gaulle per la Francia, ecco le ormai storiche parole del Presidente Pompidou nel momento in cui ne annunciò la morte alla nazione: “Il generale De Gaulle è morto. La Francia è vedova”.

L’importanza di Charles De Gaulle per la Francia

La storia di Charles De Gaulle diventa di rilevanza nazionale a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, passando per il dopoguerra e fino ad arrivare al Sessantotto. La sua impronta ha segnato il percorso seguito da numerosi politici, che a lui si sono ispirati e che ripetutamente lo hanno citato.

Intorno a lui si è generato un vero e proprio mito, che affonda le radici al tempo dell’occupazione nazista in Francia. Quando il conflitto ebbe inizio, Charles De Gaulle era colonnello dell’esercito. Quasi 50enne, aveva sopportato la prigionia, a lungo, durante il primo conflitto mondiale. Un teorico della guerra, in grado di far circolare il suo pensiero e dunque il suo nome negli ambienti più rilevanti del tempo.

Nel 1940 divenne sottosegretario alla guerra, per poi decidere di lasciare la Francia dopo pochi giorni. Il motivo è dato proprio dall’occupazione dei nazisti, con la caduta di Parigi. Trovò rifugio a Londra, da Churchill, coordinando al suo fianco la resistenza da porre in atto. Prese le redini e, di fatto, si macchiò di un atto di insubordinazione.

Ciò spinse il governo del maresciallo Petain, molto vicino ai tedeschi, a condannarlo a morte. Lui non si arrese, certo della forza delle proprie ragioni e speranzoso in un futuro migliore. Lanciò un messaggio ai cittadini francesi, spingendoli alla resistenza attraverso le frequenze della radio della BBC. Ai militari francesi, invece, disse di unirsi a lui in battaglia nel territorio britannico. Impiegò dei mesi per ricostruire una vera forza di battaglia, che nominò Forze francesi libere.

La costituzione di De Gaulle

Lo scontro tra Charles De Gaulle e il governo di Petain esplose totalmente quando il colonnello si nominò capo della Francia libera. Vera e propria guida della resistenza, fu con lui che gli Alleati si ritrovarono a dialogare, ovvero Churchill e Roosevelt.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, lavorò per convincere gli altri membri del governo Vichy della necessità di lavorare a una costituzione sul modello di quella degli Stati Uniti d’America. Ampi poteri nelle mani di un Presidente, dunque, ma non riuscì nel suo intento. Per questo motivo, ritiratosi, restò lontano dalla politica per molti anni.

Il suo Paese, fronteggiando una nuova crisi nel 1958, lo richiamò a sé in cerca d’aiuto. Accettando di tornare in politica, riprese l’idea di un tempo. Trascorsi 10 anni da quel primo tentativo, diede mandato di redigere una costituzione del tutto nuova, portando al volo il popolo con un referendum.

I francesi erano indiscutibilmente con lui e il 70% accettò i cambiamenti proposti da De Gaulle. Nel dicembre dello stesso anno divenne il primo Presidente della nuova Repubblica di Francia, la quinta.