Mario Draghi è intervenuto a margine della riunione informale dei ministri delle Finanze europei, l’Ecofin. L’ex presidente del Consiglio e direttore della Bce ha sottolineato la mancanza di competitività dell’Europa nei confronti degli altri principali Paesi del mondo, avvertendo che il margine tra il Vecchio Continente e gli Stati in maggiore crescita si sta costantemente allargando.
Draghi ha anche stimato una cifra, che sarebbe necessaria all’Ue per rendersi nuovamente competitiva in diversi campi. 500 miliardi di euro, non soltanto di fondi pubblici, ma raggiungibili anche tramite una mobilitazione dei fondi privati in investimenti che rivitalizzino l’economia continentale. Una prospettiva che potrebbe usufruire di diversi strumenti, tra cui quello di un fondo per la competitività.
Draghi all’Ecofin informale: “Servono 500 miliardi di euro di investimenti”
Tra il 22 e il 24 febbraio si è tenuto, nella cittadina belga di Gand, l’Ecofin informale. Una riunione dei ministri delle Finanze europei convocata non per prendere decisioni su politiche comuni già discusse, ma per fare il punto della situazione economica europea. Oltre ai titolari dei dicasteri economici dei 27 Stati membri dell’Unione europea, ha partecipato al meeting anche l’ex presidente del consiglio ed ex direttore della Banca centrale europea Mario Draghi, tra gli economisti più stimati a livello continentale e mondiale.
A margine dell’incontro, Draghi ha voluto sottolineare, con alcune dichiarazioni, quale dovrebbe essere il tema centrale per la riunione e per le politiche economiche europee del prossimo futuro: la competitività. Secondo l’ex capo del governo infatti l’Europa è sempre meno competitiva nei confronti degli altri Stati sviluppati del mondo, siano essi alleati che rivali. La ragione principale dietro a questo rallentamento sarebbero i cambiamenti internazionali a cui il Vecchio Continente non si sta adattando con sufficiente rapidità. Dall’intelligenza artificiale allo sviluppo delle industrie militari di molti Paesi a causa dell’instabilità geopolitica, fino alla dipendenza energetica dall’estero.
“Negli ultimi anni si sono verificati molti cambiamenti profondi nell’ordine economico globale e questi cambiamenti hanno avuto una serie di conseguenze, una delle quali è chiara: in Europa si dovrà investire una quantità enorme di denaro in un tempo relativamente breve, e sono impaziente di discutere di ciò che i ministri delle Finanze pensano e stanno preparando su come finanziare queste esigenze di investimento” ha detto in testa al suo discorso l’ex presidente del Consiglio.
“Quando guardiamo ai nostri principali concorrenti e agli Stati Uniti in particolare, il divario è ovunque: nella produttività, nella crescita del Pil, nel Pil pro capite. Agli Usa sono serviti due anni per tornare ai livelli precedenti, all’Ue nove anni, e da allora non siamo saliti. C’è un gap di investimenti dell’1,5% del Pil pari a 500 miliardi di euro” ha sottolineato Draghi, mostrando come gli Usa siano ormai incomparabili all’Unione europea.
Questo quindi il calcolo da cui Mario Draghi ha ricavato la cifra che, secondo lui, sarebbe necessario investire in Europa per colmare il divario formatosi con gli Stati Uniti. 500 miliardi di euro, una quantità di denaro pari a poco meno di un quinto del debito italiano, da investire velocemente in settori strategici per la crescita economica dell’Ue. Il focus secondo l’ex direttore della Bce dovrebbe essere quello della transizione ecologica e di quella digitale.
Come muovere i fondi privati per la competitività: il fondo di competitività
Draghi ha anche chiarito che non intende richiedere un intervento di denaro pubblico pari alla cifra necessaria per recuperare la competitività perduta: “Non intendo solo il denaro pubblico, ma anche i risparmi privati: come si potrebbero mobilitare le risorse private in misura molto più elevata rispetto al passato e sono impaziente di avere questa discussione. Siamo qui per un primo scambio con diverse parti interessate per la preparazione del rapporto sulla competitività dell’Europa”.
Un modo per realizzare questa enorme mobilitazione di capitale sarebbe, secondo quanto è filtrato dall’intervento di Draghi, la creazione di un fondo europeo di competitività. Ad esso parteciperebbe ovviamente l’Unione europea, ma anche diverse entità private con l’aiuto della Banca europea per gli investimenti. La Bei è una delle istituzioni finanziarie più longeve dell’Unione europea. Nata nel 1957, sovvenziona investimenti in diverse aree dell’Europa e del mondo, con circa il 10% delle sue spese che vengono distribuite fuori dall’Ue.
Questi investimenti andrebbero a finanziare principalmente la doppia transizione verde e digitale. Draghi ha anche sottolineato come lo sviluppo tecnologico sia cruciale per mantenere una competitività comparabile a quella di Cina e Usa. Relativamente agli Stati Uniti, tra i più importanti metri di confronto all’interno dell’intero discorso dell’ex direttore della Bce all’Ecofin informale, Draghi ha ricordato l’importanza del tema della difesa.
Stesso tema affrontato nei giorni scorsi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha sottolineato quanto sia importante razionalizzare l’industria della difesa europea, aumentando la collaborazione tra gli Stati membri e al contempo riducendo la necessità di acquistare armamenti dall’estero. Anche il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, intervenuto all’Ecofin informale, ha tenuto a ribadire quanto questo tema sia diventato cruciale in un contesto internazionale sempre più instabile.
“L’aumento degli investimenti nella difesa è certamente necessario ma serviranno anche discussioni su quali strumenti a livello Ue possono aiutare. E’ una questione di quali strumenti, ma è chiaro che avremo bisogno fare di più sia a livello nazionale che comunitario” ha commentato Dombrovskis.
Sul finire della riunione, lo staff di Mario Draghi ha fatto trapelare ottimismo su come le parole dell’ex presidente del Consiglio siano state recepite in maniera positiva dai ministri delle Finanze europei presenti. Ha anche fatto intuire che sarà necessario ancora un processo piuttosto lungo per arrivare a un’applicazione dei concetti espressi dall’ex direttore della Bce.
“Si è rivelato utile e ha aperto la strada a ulteriori contributi da parte dei ministri. Hanno chiarito che nei mesi a venire saranno necessarie molte discussioni. Dagli scambi sono emersi diversi punti di vista su come affrontare la questione degli investimenti pubblici: a livello nazionale e sull’impatto che le nuove regole fiscali dell’Ue recentemente approvate avrebbero sullo spazio fiscale degli Stati membri. Lo stesso vale per come il prossimo bilancio dell’Ue potrebbe essere strutturato per sostenere gli sforzi per gli investimenti nella doppia transizione” ha concluso il comunicato dei collaboratori di Draghi.