Mercoledì 8 novembre i ministri degli Esteri del G7 si sono riuniti per arrivare a una dichiarazione congiunta sulla guerra tra Israele e Hamas, attraverso un nuovo accordo che sembra voler promuovere la cd. soluzione a “due Stati”.
Sembra improbabile l’ipotesi di una fine del conflitto a breve, per cui si è provato a discutere e a trovare alternative valide per far sì che il conflitto non si intensifichi.
Indice
Chi non vuole il “cessate il fuoco” a Gaza?
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Israele prenderà in considerazione “piccole pause tattiche” ma, sostenuto dagli alleati – gli Stati Uniti e altri paesi occidentali – ha respinto le richieste di un cessate il fuoco che, secondo lui, consentirebbero ad Hamas di riorganizzarsi. Lunedì Netanyahu ha affermato che la guerra continuerà finché Israele non avrà ripristinato il controllo della “sicurezza generale” su Gaza.
L’esercito israeliano ha bombardato incessantemente Gaza dal 7 ottobre, quando i militanti di Hamas hanno lanciato un attacco che ha provocato 1.400 morti in Israele, la maggior parte dei quali civili, secondo le autorità israeliane. Il ministero della Sanità guidato da Hamas ha affermato che il bilancio delle vittime a Gaza ha superato le 10.000 persone, compresi più di 4.000 bambini.
La Francia è stato l’unico membro del G7 a votare il mese scorso a favore di una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiedeva un’immediata “tregua umanitaria”. Gli Stati Uniti hanno votato contro mentre Giappone, Gran Bretagna, Italia, Germania e Canada si sono astenuti.
Cosa è stato deciso al G7: la dichiarazione congiunta
Mercoledì 8 novembre 2023 i ministri degli Esteri del G7 hanno dichiarato di voler sostenere “pause e corridoi umanitari”, facendo in modo che tali condizioni vengano garantite nella guerra tra Israele e Hamas. Tuttavia, anche questa volta, da quanto è emerso dalla loro dichiarazione congiunta, non hanno chiesto il cessate il fuoco.
“Sottolineiamo la necessità di un’azione urgente per affrontare il deterioramento della crisi umanitaria a Gaza, sosteniamo le pause umanitarie e i corridoi per facilitare l’assistenza urgentemente necessaria, lo spostamento dei civili e il rilascio degli ostaggi”, hanno affermato i ministri dopo i colloqui in Giappone.
Nella dichiarazione congiunta è stato riportato inoltre che i ministri “sottolineano il diritto di Israele a difendere se stesso e il suo popolo in conformità con il diritto internazionale mentre cerca di prevenire il ripetersi” degli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Con l’aggiunta alla fine di una particolare richiesta: “Chiediamo all’Iran di astenersi dal fornire sostegno ad Hamas e di intraprendere ulteriori azioni che destabilizzino il Medio Oriente, compreso il sostegno agli Hezbollah libanesi e ad altri attori non statali, e di usare la sua influenza su questi gruppi per allentare l’escalation regionale. tensioni.”
Cosa prevede la soluzione a “due stati”
Il Gruppo dei Sette (G7) ha concordato una posizione comune sulla crisi in Medio Oriente, che comprende la condanna dell’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre e il sostegno al diritto di Israele all’autodifesa, sostenendo comunque delle “pause umanitarie” volte a facilitare la rapida consegna di aiuti a Gaza nel conflitto in Medio Oriente. I ministri hanno confermato l’importanza del rispetto del diritto internazionale, compreso il diritto umanitario, e la necessità di prevenire un’escalation e un’espansione del conflitto. Tuttavia, non hanno condannato apertamente Israele, gli attacchi ai civili nella Striscia, il bombardamento degli ospedali e dei rifugi.
Nessun cessate il fuoco insomma, la guerra continua.
Dopo l’incontro, l’unica possibile conclusione a cui i ministri degli Esteri del G7 sono arrivati è la proposta di della cd. soluzione a “due Stati”, ovvero un accordo in cui sia Israele che la Palestina possano esistere come nazioni indipendenti, con l’obiettivo di raggiungere una tregua duratura sulla questione di Gaza.
Israele che coesiste con un futuro Stato palestinese indipendente è l’unica via per una pace giusta e duratura secondo i leader
La posizione dell’Italia
Al G7 ha partecipato anche l’Italia che, tramite una nota rilasciata dal Ministero degli Affari Esteri, ha fatto sapere:
Insieme ai “Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea”, l’Italia si impegna al “perseguimento della pace internazionale, della sicurezza, e prosperità”. Per questo motivo, “in questa riunione dei ministri degli Esteri, rafforziamo ulteriormente la nostra cooperazione per rispondere collettivamente alle recenti questioni globali e regionali, basandoci sugli impegni assunti dai leader al vertice del G7 di Hiroshima. Rimaniamo fermi nel sostenere e rafforzare l’ordine internazionale libero e aperto basato sullo stato di diritto, nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite (ONU)”.
E ancora: “Ribadiamo la nostra forte opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status pacificamente stabilito dei territori con la forza o la coercizione in qualsiasi parte del mondo. Tali tentativi minano lo stato di diritto, che protegge tutte le nazioni, soprattutto quelle vulnerabili, così come la sicurezza globale e la dignità umana“.
Con una puntualizzazione: “Rimaniamo profondamente preoccupati per le interferenze straniere, la manipolazione delle informazioni e altre azioni ostili progettate per indebolire le nostre democrazie. Chiediamo a tutti i paesi di rispettare gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Sottolineiamo la necessità di portare avanti tutti gli Obiettivi per promuovere la pace e la prosperità per le persone e per il pianeta, come emerge dal vertice sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile del 2023. Prendiamo atto anche del vertice per un nuovo patto di finanziamento globale. La nostra determinazione a rispettare gli impegni assunti su questi temi è incrollabile e continueremo a rafforzarli nel prossimo anno sotto la Presidenza italiana”.
Riguardo in particolare al Medio Oriente, il ministero ha inoltre ribadito di condannare inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas e altri in tutto Israele iniziati il 7 ottobre 2023, nonché gli attacchi missilistici in corso contro Israele. Sottolineando il diritto di Israele a “difendere se stesso e il suo popolo, in conformità con il diritto internazionale, nel tentativo di prevenire che ciò si ripeta”. Per questo motivo è stato richiesto il rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza precondizioni. Nessuna condanna aperta, invece, nei confronti di Israele ma solo “la più profonda vicinanza” e le condoglianze alle vittime di questi attacchi e alle loro famiglie, così come a tutti i civili, palestinesi, israeliani e altri, compresi i nostri stessi cittadini, che sono morti o sono rimasti feriti durante questo conflitto.
L’Italia inoltre si è fatta promotrice e sostenitrice della soluzione a due Stati “che prevede che Israele e uno Stato palestinese vitale vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco, rimane l’unica via verso una pace giusta, duratura e sicura”.