Guerra Ucraina, i russi stringono il cerchio attorno a Pokrovsk: come cambia la guerra

Le truppe di Mosca avanzano lente e inesorabili verso la città chiave del Donetsk, snodo logistico e ultima roccaforte della resistenza ucraina. Se Putin riuscirà a conquistarla, le sorti del conflitto cambierebbero in modo radicale

Pubblicato: 17 Dicembre 2024 01:27

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

In inferiorità numerica e di armamenti. Così il Kyiv Independent ha titolato a lettere cubitali la sua edizione online appena tre giorni fa. Il riferimento è al fronte del Donetsk, dove le truppe ucraine versano forse nella difficoltà peggiore dall’inizio della seconda grande offensiva russa.

L’avanzata delle forze di Mosca prosegue inesorabile verso Pokrovsk, città strategica per la catena logistica ucraina e ultima roccaforte della resistenza nella parte sud-occidentale dell’oblast occupato dai russi. I villaggi stanno cadendo uno dopo l’altro, dopo un apparente stallo.

La Russia vuole Pokrovsk, perché è così importante

Come avevamo previsto mesi fa, lo scontro decisivo fra Mosca e Kiev si consumerà sul fronte del Donetsk, in particolare nel saliente di Pokrovsk. Ma perché questa città è così importante? Tatticamente Pokrovsk rappresenta uno snodo cruciale per i rifornimenti militari ucraini in prima linea, per i collegamenti stradali (verso Zaporizhzhia e Dnipro) e per le linee di difesa ucraine. Linee di difesa che ora si sono inevitabilmente indebolite, a causa di un ricambio di unità praticamente inesistente e l’ormai insostenibile stato di guerra voluto da Volodymyr Zelensky. Al contrario i russi sono letteralmente a un tiro di schioppo da Pokrovsk, ormai raggiunta stabilmente dal fuoco d’artiglieria degli invasori. Il tutto mentre gli abitanti ucraini cercano di fuggire, continuamente intercettati dai reclutatori dello Stato maggiore.

Se Pokrovsk dovesse cadere in mano ai russi, allora la resistenza ucraina dell’intera linea del fronte del Donbass diventerà estremamente difficile. Minacciando pesantemente anche l’altra fetta di territorio della metà orientale del Paese: ci sono infatti poche città o posizioni difendibili tra Pokrovsk e il fiume Dnepr che divide geograficamente l’Ucraina in due. Una volta presa la città, la cui conquista sembra ormai certa, il Cremlino avrà insomma nelle mani l’ultima grande città lungo l’autostrada che corre lungo il Donetsk. Un tassello fondamentale per il controllo dell’intera regione annessa unilateralmente nel 2022 e, di conseguenza, per la futura posizione negoziale russa. L’auspicio di Kiev di evitare una tale catastrofe risiedeva in due eventi principali, che però non si sono verificati come preventivato:

Per comprendere meglio quanto una singola città, ma importante, possa da sola modificare le sorti del conflitto andiamo indietro di un annetto scarso. A febbraio 2024 i russi presero Avdiivka, altro centro fondamentale per la resistenza ucraina, e la cui presa consentì al Cremlino proprio di avanzare verso il secondo grande obiettivo rappresentato da Pokrovsk. L’avanzata russa ci ha consentito inoltre di misurare lo spazio-tempo della guerra: tra i due centri abitati ci sono “appena” 60 chilometri, ma per conquistarli la potente Russia ha impiegato un anno.

Cosa sta succedendo sul fronte orientale del Donbass

Prima dell’offensiva degli invasori, a Pokrovsk risiedevano fattivamente oltre 60mila abitanti. Adesso la città è stata evacuata quasi del tutto, segnale eclatante che il comando ucraino la ritiene perduta o prossimo teatro di una guerriglia urbana. Le truppe del Cremlino vanno avanti a un ritmo lento ma inesorabile, rivendicando la presa di tutti i villaggi che li separano da Pokrovsk. Le unità ucraine, sempre più scarse e demoralizzate, abbandonano le postazioni e lasciano che la resistenza vera la compiano i droni che ormai vengono prodotti in loco. La potenza di fuoco russa, però, è schiacciate. Secondo Zelensky, nel giro di una sola settimana le forze di Mosca hanno lanciato oltre 100 missili, 700 droni e 600 bombe.

Il cuore delle operazioni militari è la zona meridionale dell’oblast di Donetsk. Gli ultimi due villaggi catturati dai russi si trovano nei pressi di Pokrovsk e della città industriale di Kurakhove. Scontri violentissimi sono stati segnalati anche più a nord, nella città collinare di Chasiv Yar. Se si passa il dito sulla cartina geografica, l’obiettivo tattico di Vladimir Putin appare chiarissimo: conquistare tutto il Donetsk, per assumere una posizione di indiscutibile vantaggio negli imminenti negoziati che si apriranno subito dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Basti pensare che il mese scorso l’esercito russo ha conquistato più territorio ucraino che in qualsiasi altro mese dal marzo 2022, stando all’analisi dell’Institute for the Study of War.

Il risvolto economico della marcia russa verso Pokrovsk

L’avanzata russa verso Pokrovsk ha inoltre già prodotto anche effetti diretti sull’economia ucraina. Il più grande produttore di acciaio del Paese, Metinvest, ha infatti sospeso le attività presso il suo impianto a carbone nei pressi della città. Pokrovsk è doppiamente importante perché ospita anche la miniera di carbone di Pischane, di rilevanza strategica, che rifornisce la maggior parte del settore metallurgico ucraino di uno speciale tipo di carbon coke, un elemento fondamentale per la produzione dell’acciaio.

Pischane è il più grande sito produttivo di carbon coke dell’intero Paese e uno dei maggiori dell’Europa orientale, che da solo garantisce metà del materiale necessario a Metinvest. La chiusura rappresenta una grave minaccia per l’industria siderurgica ucraina. E niente acciaio, niente rifornimenti di guerra. Le esportazioni di metallo sono la seconda fonte di valuta estera più consistente per Kiev dopo l’agricoltura. Secondo Oleksandr Kalenkov, presidente dell’associazione dei produttori di acciaio ucraini, la chiusura potrebbe ridurre la produzione di acciaio dell’Ucraina a 2-3 milioni di tonnellate annue, in calo rispetto ai 7,5 milioni di tonnellate previsti per il 2024.

L’industria siderurgica ucraina ha già subito perdite ingenti, tra cui la distruzione dell’impianto Azovstal (sempre della Metinvest) a Mariupol, simbolo della resistenza durante i primi mesi dell’invasione russa. Le ripercussioni della perdita della miniera vanno oltre la produzione di acciaio, poiché Pokrovsk e altre città vicine come Zaporizhzhia dipendono fortemente dal settore metallurgico, con migliaia di residenti locali impiegati da aziende e indotto. La perdita di Pischane sferrerebbe un altro colpo al governo Zelensky a corto di liquidità, in quanto lo priverebbe di un flusso di entrate redditizio e ormai vitale. Un colpo, per intenderci, paragonabile a quello sofferto col taglio al commercio di grano ucraino dopo che la Russia impose un blocco navale che ha ostacolato le esportazioni di grano attraverso il Mar Nero.

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