Donald Trump ha fatto la storia nella maniera che meno avrebbe preferito. Il tycoon è stato riconosciuto colpevole da una giuria di New York nel cosiddetto processo Stormy Daniels, che coinvolge l’omonima pornostar, diventando così il primo ex presidente americano a essere condannato in un processo penale. Non solo: è diventato anche il primo candidato alla Casa Bianca a correre alle elezioni come pregiudicato.
Ma cosa rischia davvero il magnate newyorkese? Col verdetto di colpevolezza per tutti i 34 capi di imputazione, la possibilità di finire in carcere esiste concretamente. Ma in America, lo sappiamo, ben poco è come sembra. E infatti Trump ha subito approfittato della sentenza per ergersi ancora una volta a vittima del sistema, parlando di “processo farsa”, Giudici corrotti” e di lui come “prigioniero politico innocente”. Un’altra arma elettorale nelle sue mani, in una corsa alle presidenziali di novembre 2024 che sembra dunque non arrestarsi.
Perché e per cosa è stato condannato Donald Trump
La sentenza di “guilty” (“colpevole”) pronunciata dalla giuria di New York, dopo essere stata votata all’unanimità al termine di due giorni di camera di consiglio, è senza dubbio storica. Fino alla lettura del verdetto da parte del giudice Juan Merchan, Donald Trump era apparso impassibile. Salvo poi sciogliersi in aggrottamenti di fronte e commenti ricorrenti: “Questo è un processo farsa, una vergogna. Sono innocente e continuerò a combattere per non lasciare sprofondare il Paese. Per l’ex presidente, “il vero verdetto sarà il 5 novembre”, con riferimento all’Election Day di Usa 2024. Come a dire: saranno gli americani a decidere se sono davvero colpevole, la strada per la Casa Bianca non si ferma. E tecnicamente è davvero così, come vedremo fra qualche riga. Non è un caso infatti che una sostanziale conferma di questo sia giunta anche da Joe Biden, avversario di Trump anche per la prossima carica presidenziale. “C’è un solo modo per tenere Donald Trump fuori dallo Studio Ovale: andare alle urne”.
La condanna per il tycoon è arrivata nell’ambito del processo Stormy Daniels, durante il quale è stato riconosciuto colpevole di tutti i 34 capi d’imputazione. In particolare, la falsificazione di documenti contabili della sua holding relativi a pagamenti segreti effettuati alla pornodiva sopra citata. Questi pagamenti, mascherati da spese legali al fedelissimo avvocato Michael Cohen e per un totale di 130mila dollari, sono stati inoltrati per nascondere azioni che, secondo Trump, avrebbero potuto compromettere le sue possibilità di vittoria nelle elezioni presidenziali del 2016. La somma era ovviamente destinata alla Daniels, affinché non rivelasse di aver fatto sesso con lui dieci anni prima. Lo stesso avvocato Cohen, reo confesso già condannato per vari reati, è poi diventato testimone chiave dell’accusa. Le mazzette sono state poi rendicontate come spese legali fittizie, violando anche la legge sui finanziamenti elettorali e quindi l’integrità del voto. Questo caso riguarda “un complotto e un insabbiamento”: il primo “per corrompere le elezioni del 2016”, il secondo “per nascondere il complotto e mascherarlo falsificando i documenti aziendali”, aveva accusato il pubblico ministero nella sua requisitoria. “I documenti non sono falsi, Trump è innocente e non aveva alcuna intenzione di truffare”, aveva invece sostenuto la difesa dopo aver cercato di minare la credibilità sia di Cohen sia di Stormy Daniels, dipinti come due “mentitori” mossi dalla bramosia di denaro, fama e vendetta.
Per gli standard giudiziari statunitensi, il verdetto è arrivato relativamente veloce, dopo due giorni di camera di consiglio in cui i giurati avevano chiesto la rilettura di alcune istruzioni del giudice e di alcune testimonianze, tra cui quella di Michael Cohen. Un segnale forse che qualcuno nutriva dubbi o voleva approfondire, ma alla fine è stata raggiunta l’unanimità richiesta, evitando il rischio di uno stallo e di un annullamento del procedimento. Al momento Trump si trova inoltre ad affrontare altri tre casi penali. Presso la Corte federale è infatti accusato di cospirazione volta a ribaltare il risultato elettorale del 2020, inclusi il sostegno alla rivolta che portò all’assalto di Capitol Hill il 6 gennaio 2021 e la cattiva gestione di documenti top secret nella sua residenza di Mar-a-Lago dopo aver lasciato l’incarico presidenziale. Il tycoon sta inoltre affrontando un caso statale che lo accusa di cospirazione riguardo i risultati delle elezioni del 2020 in Georgia, in cui ha perso con un margine esiguo.
Cosa rischia Trump
Cominciamo col dire che lo status ufficiale di pregiudicato non impedisce di essere eletto e fare il commander in chief, in quanto non esiste nella legislazione americana un accenno alla fedina penale di presidenti o aspiranti tali. Si prevede poi che il team legale del magnate newyorkese farà appello contro i verdetti di colpevolezza, il che potrebbe rinviare l’esecuzione della sentenza, potenzialmente anche fino al giorno successivo a quello delle elezioni. La pena sarà stabilita in un’udienza fissata per l’11 luglio, alla vigilia della convention repubblicana che incoronerà l’ex presidente candidato ufficiale per la Casa Bianca, probabilmente non senza qualche imbarazzo.
La condanna potrà variare da un massimo di 4 anni di carcere per capo d’accusa alla messa in prova, sino a una multa. Appare tuttavia estremamente improbabile che Trump finisca fisicamente in prigione, per via della sua età anagrafica e per il fatto che è incensurato, oltre alle complicazioni logistiche di dover prevedere agenti del Secret Service in carcere per difenderlo. In ogni caso il tycoon farà appello e quindi ci vorranno mesi, se non anni, per vedere la conclusione della vicenda. Nel frattempo resterà a piede libero, con diritti intatti. Compreso, dunque, quello di diventare nuovamente il presidente degli Stati Uniti.
Un’altra considerazione. Se Donald Trump fosse davvero eletto presidente a novembre, una volta entrato in carica avrebbe ampi poteri per perdonare persone condannate per crimini federali. Con dei limiti: non potrà infatti esercitare alcuna autorità sul caso Stormy Daniels. Questo perché l’intervento federale della Casa Bianca non può essere esercitato per capi di imputazione statali di cui Trump oggi è stato riconosciuto colpevole. Solo il governatore dello Stato di New York, la democratica Kathy Hochul, avrebbe il potere di passare un colpo di spugna sul parere dei 12 giurati di Manhattan. Altra circostanza che appare ampiamente improbabile.
Cosa rischiano gli Stati Uniti
Sì, oltre a Trump a rischiare qualcosa è anche la tenuta interna della nazione statunitense. Qualunque siano la sostanza e la portata della condanna, quest’ultima spaccherà ulteriormente un Paese messo in seria crisi da movimento woke, proteste universitarie, stanchezza imperiale, crisi della vocazione militare e sovraesposizione su molteplici fronti di conflitto nel mondo. I repubblicani hanno già cominciato a fare quadrato intorno al loro leader, ma il vento potrebbe anche cambiare.
Bisognerà vedere dunque l’effetto del caso sulla campagna elettorale, in un duello testa a testa che potrebbe essere deciso da poche migliaia di preferenze negli Stati in bilico. Secondo i sondaggi, una fetta di elettori moderati e indipendenti non è disposto a votare un “nominee” condannato.