Guerra Ucraina Russia, Mosca intensifica la propaganda e accusa i media italiani

L'Ucraina intensifica le operazioni in Russia, Mosca parla di trappola. Intanto, Zakharova accusa i media italiani di glorificare i neonazisti ucraini

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

L’incursione ucraina nella regione di Kursk e la risposta russa stanno inasprendo un conflitto che sembra non avere fine, con implicazioni che vanno ben oltre il campo di battaglia. Da un lato, Mosca intensifica la sua propaganda, accusando Kiev di essere caduta in una trappola orchestrata da Vladimir Putin e puntando il dito contro i media occidentali, con la portavoce Maria Zakharova che denuncia apertamente i giornalisti italiani per la presunta glorificazione di simboli neonazisti.

Dall’altro, l’Ucraina non si ferma e porta avanti attacchi mirati per destabilizzare le linee logistiche russe, con l’obiettivo di influire sul corso delle operazioni militari e rafforzare la propria posizione in eventuali future trattative. Intanto, Putin prepara una possibile nuova mobilitazione, e la partita si gioca anche sullo scacchiere internazionale, dove Kiev cerca di mantenere il sostegno dell’Occidente mentre Mosca prova a consolidare il fronte interno.

Zakharova contro i media italiani: “Elogiano i neonazisti ucraini”

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, non usa mezzi termini per attaccare i media italiani, accusandoli di glorificare i neonazisti ucraini nei loro reportage. Nel mirino c’è un servizio del giornalista Rai Ilario Piagnerelli, che secondo Zakharova avrebbe mostrato un uomo con un berretto recante il simbolo della divisione SS “Leibstandarte Adolf Hitler”, nota per i suoi crimini di guerra. La portavoce ha inoltre fatto riferimento a un procedimento penale avviato contro giornalisti italiani, accusati da Mosca di essere entrati illegalmente in territorio russo durante l’incursione ucraina nella regione di Kursk.

Escalation delle operazioni in Russia e nuovi sviluppi nel Donbass

L’Ucraina continua a intensificare le incursioni in territorio russo, giunte al dodicesimo giorno, con attacchi mirati che puntano a indebolire le linee logistiche di Mosca. Dopo aver colpito un altro ponte strategico sul fiume Seim, il comandante ucraino Mykola Oleshchuk ha annunciato con toni trionfali su Telegram: “Un altro ponte in meno!”. Nel frattempo, la Russia rivendica la conquista di un villaggio nel Donbass, mentre si vede costretta a dirottare truppe dai fronti ucraini verso il confine interno del Kursk per fronteggiare l’avanzata di Kiev. Anche il presidente bielorusso Lukashenko ha reagito alla crescente pressione militare ucraina, dichiarando di aver dispiegato le sue forze lungo tutto il confine con il Paese, in preparazione a una possibile guerra.

Dal Cremlino, gli spin doctor non perdono tempo: l’operazione ucraina viene immediatamente etichettata come una “trappola” orchestrata da Vladimir Putin. I media vicini al regime, tra cui l’emittente Tsargrad, non hanno dubbi: le forze di Kiev sarebbero cadute in un’imboscata, subendo perdite pesanti. Secondo questa versione, Putin starebbe utilizzando l’incursione per distogliere l’attenzione da altri fronti, mentre prepara un’ulteriore escalation.

Kursk, una mossa azzardata? O Putin è in difficoltà?

Non mancano però le voci critiche sull’utilità dell’operazione ucraina. Emil Kastehelmi, esperto di analisi militare, avverte a Newsweek che le forze di Kiev potrebbero bruciarsi preziose risorse per il controllo di villaggi di confine russi che, a conti fatti, non sposteranno gli equilibri del conflitto. Il fronte vero, ribadiscono molti esperti, resta quello del Donbass e delle regioni meridionali dell’Ucraina. Qui si gioca la partita decisiva.

E se l’operazione di Kiev fosse più di una semplice incursione? Alcuni osservatori ipotizzano che la vera sfida non sia solo militare, ma anche psicologica. L’incapacità della Russia di arginare lo sconfinamento ucraino potrebbe infatti far traballare l’immagine di Putin come leader in grado di proteggere la patria. In un Paese dove la narrazione patriottica è fondamentale, il fallimento di Kursk potrebbe risvegliare dissapori tra i fedelissimi del presidente.