La Corte penale internazionale, con sede all’Aja, nei Paesi Bassi, ha avuto un ruolo importante in entrambi i conflitti regionali scoppiati negli ultimi anni, in Ucraina e nella Striscia di Gaza. La natura di questa istituzione è però molto complessa: non fa parte dell’Onu, non è riconosciuta da molti Paesi importanti tra cui Russia, Cina, India e Usa e la sua stessa autorità è spesso messa in discussione.
Nonostante ciò, rimane una delle più importanti organizzazioni sovranazionali al mondo. Giudica le singole persone, quindi non gli Stati, per i cosiddetti crimina iuris gentium, vale a dire i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e crimini di aggressione.
Come nasce la Corte penale internazionale e chi ne fa parte
L’idea della Corte penale internazionale (Icc, International criminal court in inglese), si ispira ai tribunali internazionali che giudicarono i crimini di guerra nazisti dopo la seconda guerra mondiale. L’iniziativa per creare questo ente fu presa dall’Onu, che nel 1996 convocò a Roma una conferenza la quale diede vita all’atto costitutivo della Icc, lo Statuto di Roma.
Lo firmarono più della metà degli Stati membri delle Nazioni unite, tra cui inizialmente anche Usa e Russia, che però non ratificarono mai il trattato. Gli Usa in particolare hanno sempre avuto un rapporto molto conflittuale con la Corte. L’ultima causa di tensione tra Washington e l’Aja è stata l’entrata della Palestina tra i Paesi che riconoscono e fanno parte della Icc nel 2015.
Ad oggi 124 Stati riconoscono la Corte penale internazionale, anche se questa non è un organo dell’Onu. Tra questi però mancano i due Stati più popolosi del mondo, Cina e India. La Icc non è da confondere con la Corte di giustizia internazionale, lei sì parte delle Nazioni unite, dedicata a risolvere le controversie tra Stati riconosciuti dall’Assemblea generale.
Come funziona la Corte penale internazionale
La Corte penale internazionale giudica tre tipi di crimini. Quelli contro l’umanità, quelli di guerra e i cosiddetti crimini di aggressione, quelli commessi da un’azione di guerra che viola la carta delle Nazioni unite. Questi reati sono commessi da persone, non da Stati, e di conseguenza sono le singole persone l’oggetto dei giudizi e dei mandati della Corte.
La Icc può chiedere l’arresto sia di cittadini degli Stati membri (chiamati Stati Parte), sia per reati commessi nei territori degli Stati Parte, anche da cittadini di nazioni che non ne riconoscono l’autorità. È questo che le ha permesso, nel 2024, di chiedere il mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin e il primi ministro israeliano Benjamin Netanyahu, entrambi cittadini di Stati non Parte ma accusati di aver commesso crimini in uno Stato Parte, rispettivamente Ucraina e Palestina. Gli arresti possono essere eseguiti da una qualsiasi forza di polizia di un qualsiasi Stato che riconosce la Icc.
A guidare le accuse presso la Corte c’è un procuratore capo, che oggi è Karim Khan e che presiede l’Otp, l’ufficio del procuratore, presso cui vengono presentate le istanze per un procedimento. Gli Stati Parte riuniti in Assemblea eleggono 18 giudici, che a loro volta scelgono un presidente e due vice presidenti. La Corte ha ance alcune Divisioni, che trattano le varie parti di un procedimento e una Cancelleria, con ruoli amministrativi, che deve anche assicurare la protezione di vittime, testimoni e lo svolgimento di un equo processo.
L’Otp può cominciare un procedimento per propria iniziativa o su indicazione di uno Stato Parte o del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Deve poi presentare a una delle Divisioni prima le prove che il caso sia di competenza della Icc e poi un impianto accusatorio. Se la Divisione approva il procedimento, il procuratore passa le informazioni in suo possesso alla difesa dell’imputato. Solo allora si potrà quindi svolgere un processo.