La riforma delle pensioni sta entrando in una nuova fase dopo la proposta della Lega: Quota 41. Questa misura, che permetterebbe un’uscita anticipata dal mondo del lavoro con soli 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, è al centro dell’attenzione. Tuttavia, l’aspetto distintivo di questa proposta è il calcolo dell’assegno attraverso un metodo contributivo, insieme a un possibile assegno ridotto.
La discussione intorno a Quota 41 prende corpo, nonostante le restrizioni di bilancio. Sebbene le attuali misure come Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna potrebbero essere prorogate nella prossima manovra, la Lega sta cercando di spostare l’ago della bilancia con una proposta innovativa e audace. La proposta è stata ideata per dimostrare che la riforma potrebbe essere sostenibile, se implementata per un solo anno, ovvero il 2024, e se accompagnata dal calcolo dell’assegno in base al metodo contributivo. L’obiettivo è quello di garantire una spesa iniziale maggiore, seguita da un risparmio annuo nel tempo, grazie al taglio degli assegni generato dall’applicazione del metodo contributivo.
Le ipotesi e le proiezioni finanziarie di Quota 41
Le stime finanziarie relative a Quota 41 sono state al centro del dibattito. Secondo gli esperti, la spesa stimata sarebbe di poco più di un miliardo nel 2024 e di 2,2 miliardi nel 2025. Questi calcoli si basano su un’adesione del 50% della platea potenziale di coloro che raggiungerebbero i 41 anni di contributi. Tuttavia, la riduzione dell’assegno associata al metodo contributivo farebbe sì che solo la metà di questa platea opterebbe per l’uscita anticipata. Nel 2024, con un tasso di adesione del 50%, le pensioni aggiuntive da erogare sarebbero 82mila, salendo a 86mila nel 2025.
La proposta prevede anche un periodo di “finestra” di 3 mesi tra il raggiungimento dei requisiti e l’inizio del pagamento della pensione. Questo influirebbe sul numero di beneficiari, poiché coloro che maturano Quota 41 alla fine del 2024 dovrebbero aspettare l’inizio del 2025 per iniziare a ricevere l’assegno pensionistico. Inoltre, dato che Quota 41 consentirebbe un anticipo di quasi due anni rispetto ai requisiti attuali per l’uscita anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne), ci si aspetta che il numero di pensioni erogate sia superiore alle stime. La spesa netta prevista nel triennio 2024-2026 supererebbe i 3,7 miliardi.
Riduzione degli assegni e prospettive future
A partire dal 2027, la spesa per le pensioni con Quota 41 inizierebbe a diminuire notevolmente. Ciò sarebbe dovuto all’importo inferiore degli assegni rispetto a quelli calcolati secondo le attuali regole miste (retributive e contributive). Tuttavia, questo calo di spesa sarebbe accompagnato da un nuovo sistema contributivo che comporterebbe risparmi di circa 8-900 milioni all’anno. Questo scenario diventerebbe realtà se la proposta venisse concessa per il triennio 2024-26.
Quota 41 è una proposta che fa discutere, mentre la Lega cerca di dimostrarne la sostenibilità finanziaria nel breve termine, rimangono però interrogativi sulle implicazioni a lungo termine. La discussione continua, ma è chiaro che le pensioni italiane potrebbero attraversare una fase di cambiamento significativo nei prossimi anni.
Ipotesi Quota 102
Considerando le diverse opzioni in discussione sui tavoli ministeriali, emerge una nuova ipotesi: la possibilità di ritornare a Quota 102. Nonostante sembri una prospettiva alquanto improbabile, soprattutto alla luce della bassa natalità nel Paese, si stanno esaminando scenari alternativi alla riforma strutturale e all’addio alla legge Fornero. Tuttavia, nel frangente specifico del 2024, emerge la possibilità di adottare Quota 102, che nello specifico prevederebbe l’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi e un’età di 61 anni. Questo scenario comporterebbe un impegno finanziario di 3,5 miliardi e coinvolgerebbe circa 150mila lavoratori.
Le stime di costi e benefici di questa ipotesi si basano su un’adesione totale della platea potenziale degli aventi diritto, senza alcuna penalizzazione derivante dal passaggio al calcolo contributivo.