Chi va in pensione nel 2023 prenderà di più: le cifre

Chi va in pensione ora prende un assegno mensile più ricco rispetto a chi l'ha fatto 2022, per l'aumento dei coefficienti di trasformazione

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

A parità di contributi versati, chi andrà i pensione nel 2023 riceverà un assegno mensile più alto di chi lo ha fatto nel 2022. L’Inps ha aggiornato i coefficienti di trasformazione, ovvero i valori attraverso cui si calcola il montante contributivo per trasformarlo nella pensione annua. Il decreto direttoriale del 1° dicembre 2022 emanato dal Ministero del Lavoro e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che riguarda la revisione biennale di queste cifre, le ha infatti aumentate di quasi il 3% per il biennio compreso tra il 1° gennaio 2023 e il 31 dicembre 2024.

Chi è interessato dall’aumento delle pensioni a partire dal 2023: le categorie

Secondo il sistema di calcolo contributivo, introdotto con la legge numero 335 del 1995, l’importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante individuale dei contributi per il coefficiente di trasformazione riportato nella tabella allegata al decreto direttoriale. Al documento è allegata anche la nota tecnica che contiene l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione e le modalità di applicazione degli stessi.

L’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica avrà decorrenza dal 1° gennaio 2023 e riguarda le gestioni Inps, non le casse professionali. La novità dunque non interessa chi è già andato in pensione, ma i lavoratori che andranno in pensione a partire da quest’anno con almeno una parte dell’assegno calcolato con il sistema contributivo. Vale a dire le seguenti categorie.

  • Chi non ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995.
  • Chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.
  • Chi ha meno di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 ed ha anzianità contributive dopo il 31 dicembre 2011.
  • Chi sceglie il sistema contributivo, ad esempio con Opzione donna.

Di quanto aumenta l’assegno mensile andando in pensione nel 2023: le cifre

Dopo ben 5 revisioni dalla riforma delle pensioni del 1995 che porta il nome dell’allora premier Lamberto Dini, è la prima volta che è previsto un aumento delle rendite pensionistiche con i nuovi coefficienti. La quota contributiva salirà mediamente del 2,5%. I coefficienti dipendono dall’età di pensionamento. Sono i seguenti.

  • 57 anni di età: 4,27%.
  • 58 anni di età: 4,38%.
  • 59 anni di età: 4,49%.
  • 60 anni di età: 4,62%.
  • 61 anni di età: 4,74%.
  • 62 anni di età: 4,88%.
  • 63 anni di età: 5,03%.
  • 64 anni di età: 5,18%.
  • 65 anni di età: 5,35%.
  • 66 anni di età: 5,53%.
  • 67 anni di età: 5,72%.
  • 68 anni di età: 5,93%.
  • 69 anni di età: 6,15%.
  • 70 anni di età: 6,40%.
  • 71 anni di età: 6,66%.

Per calcolare quanto si prenderà di pensione lorda mensile basta conoscere il montante contributivo complessivo, moltiplicare il montante individuale per il coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica in cui si esce dal mondo del lavoro e dividere il risultato ottenuto per 13 mensilità.

Facendo un esempio, con un montante contributivo di 300 mila euro e andando in pensione all’età di 62 anni, la pensione annua sarebbe stata di 14.310 euro nel 2022. Nel 2023 sarà invece di 14.646 euro, cioè 336 euro in più. Andando in pensione a 67 anni l’aumento sarà di 444 euro e a 70 anni di ben 540 euro.

Nel mentre Palazzo Chigi sta faticando a trovare una quadra sull’uscita dal mondo del lavoro. Tra le priorità ci sarà anche quella di superare il gender gap: gli uomini sono più ricchi delle donne al momento della pensione, a parità di condizioni. E attenzione agli aumenti promessi negli scorsi mesi in quanto l’assegno pensionistico da gennaio non sarà più ricco.