Pensioni salve con il tesoretto da 13 miliardi in Manovra?

Il Governo avrebbe accumulato in due anni circa 13 miliardi con il calo dei rendimenti dei titoli di Stato: potrebbero servire per la Manovra

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa americana Bloomberg, il governo italiano avrebbe calcolato in 13 miliardi di euro il risparmio derivato dall’abbassamento dei rendimenti dei titoli di Stato, tra quello già acquisito per il 2025 e quello previsto per il 2026. Questa cifra sarà la base per la manovra finanziaria da approvare entro la fine dell’anno.

I calcoli sono ancora provvisori, ma i provvedimenti che i partiti della maggioranza stanno promuovendo potrebbero già consumare tutti i risparmi del 2025, derivati dai risparmi sugli interessi sul debito. Pensioni, rottamazione delle cartelle, taglio dell’Irpef e flat tax tra i temi più dibattuti nel Governo.

Tesoretto da 13 miliardi per la Manovra

I calcoli che il Governo italiano inserirà probabilmente già nella Nota di aggiornamento del Def, prevederanno quindi 13 miliardi di risparmi delle spese sul debito, come anticipato dall’agenzia di stampa americana Bloomberg.

Il calcolo non è ancora definitivo, anche perché si basa, per tutto il 2026, su una previsione precisa dell’andamenti dei tassi di interesse e dei rendimenti dei titoli di Stato.

Anche il risparmio già acquisito è però significativo. Dei 13 miliardi del tesoretto, 5 sono già stati accumulati nel 2025, grazie ai minori rendimenti dei Btp emessi quest’anno. Una cifra che dovrebbe essere pari a un sesto della Manovra prevista dal Governo, che dovrebbe aggirarsi, come l’anno scorso, attorno a 30 miliardi di euro.

Il tesoretto serve però prima di tutto a contrastare le circostanze negative che si sono sviluppate attorno alla prossima manovra finanziaria. Come anticipato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a Cernobbio infatti, sia i dazi, sia la necessità di aumentare le spese per la difesa, potrebbero ridurre le disponibilità del Governo.

Da dove vengono i 13 miliardi del tesoretto

Ogni anno il nostro Paese spende circa 80 miliardi di euro per pagare i soli interessi sul debito pubblico. Questo non include i Btp effettivamente ripagati, ma esclusivamente il denaro in più che lo Stato ha dovuto pagare per aver preso in prestito quelle somme di denaro. È una cifra molto alta, circa il 4% del Pil, ed è così alta perché il debito stesso è tra i più vasti al mondo.

Un debito alto significa un rischio maggiore di fallimento, anche se relativamente remoto, dello Stato, e quindi un maggiore rischio per chi investe nei titoli italiani, che va pagato con interessi più alti. Il Governo Meloni è riuscito però a far calare gli interessi sulle ultime emissioni dei titoli di stato, in particolare grazie

  • alla stabilità politica dell’esecutivo;
  • alle politiche di spesa molto conservative imposte da Giorgetti;
  • ai tagli dei tassi di interesse della Banca centrale europea.

Questi interventi, uniti alle difficoltà tedesche, hanno portato lo spread tra Btp e Bund a tra i 90 e gli 80 punti, molto basso rispetto al passato. I titoli di Stato italiani hanno persino raggiunto quelli francesi come rendimenti, anche se questo risultato è soprattutto dovuto all’instabilità e alle difficoltà economiche di Parigi.

Il risultato della riduzione delle spese e della stabilità politica è stato però una valutazione migliore dei mercati e delle agenzie di rating sul debito italiano, che ha portato a rendimenti più bassi per i Btp e, di conseguenza, a un risparmio per lo Stato.

Pensioni o Irpef, per cosa saranno utilizzati i nuovi fondi

Le proposte per spendere questo tesoretto nel Governo non mancano. I partiti di maggioranza hanno tutti i propri provvedimenti da portare avanti. I più importanti sono il taglio dell’Irpef al ceto medio, il blocco dell’aumento dell’età pensionabile, la rottamazione delle cartelle e la flat tax per i dipendenti.

Alcuni di questi interventi, però, potrebbero minare lo stesso meccanismo che ha portato alla creazione del tesoretto. In particolare la flat tax e l’intervento sulle pensioni sono visti come deleteri per i conti dello Stato dai mercati e, di conseguenza, potrebbero causare un aumento della spesa pubblica.