Pensioni, il Governo pensa a Quota 41 per tutti ma con l’assegno ridotto del 20%

Lavoratori e lavoratrici dovrebbero però accettare un assegno ridotto di circa il 20 per cento per via del calcolo con metodo contributivo

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il governo è ancora alla ricerca di un modo per rafforzare il sistema previdenziale. Secondo quanto riportato dal Messaggero, l’esecutivo sta valutando l’ipotesi di introdurre una Quota 41 universale per l’accesso alla pensione. Tuttavia, per contenere i costi, l’importo dell’assegno pensionistico verrebbe calcolato utilizzando il metodo contributivo, con la conseguente riduzione dell’importo finale. L’introduzione della Quota 41 per tutti consentirebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e da altri requisiti.

Ipotesi Quota 41 per tutti ma con assegno ridotto

Si sta continuando a lavorare sul futuro della previdenza e sugli strumenti che regoleranno l’accesso alla pensione nel 2025, quando scadranno le attuali misure come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale. La principale sfida che sta rallentando l’adozione di una vera riforma del sistema è la disponibilità di risorse finanziarie, ritenute insufficienti dal Governo alla luce di altre priorità come il rinnovo del taglio del cuneo fiscale.

A causa di queste limitazioni di risorse, la riforma viene ancora una volta rimandata e si stanno considerando diverse ipotesi in attesa della definizione della proposta di legge da parte del Cnel. Una delle ipotesi che emerge, come riportato dal Messaggero, è l’introduzione della Quota 41 per tutti, permettendo così ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età e da altre condizioni.

Attualmente, questa misura è disponibile solo per alcune categorie specifiche di lavoratori precoci, con determinate condizioni di anzianità contributiva e età. Tuttavia, l’implementazione di una Quota 41 universale “pura” sarebbe finanziariamente insostenibile per il sistema previdenziale, con costi stimati a 4 miliardi nel 2025 e 9 miliardi a regime.

Pertanto, per rendere sostenibile questa misura, si ipotizza che l’assegno pensionistico dovrebbe essere ridotto del 15-20% e calcolato secondo il metodo contributivo, simile a quanto avviene attualmente con Quota 103. Questo aggiustamento sarebbe necessario per bilanciare i conti e garantire la sostenibilità finanziaria dell’iniziativa.

Come si andrà in pensione nel 2025

Nel 2025 potrebbe essere estesa a tutti la possibilità di accedere alla pensione con la Quota 41, coinvolgendo circa 100mila lavoratori e lavoratrici. Questa misura consentirebbe di anticipare l’uscita dal lavoro di uno o due anni rispetto ai requisiti attuali della Legge Fornero (42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne).

Tuttavia, coloro che opteranno per questa anticipazione dovrebbero essere consapevoli che l’assegno pensionistico potrebbe subire un taglio fino al 20%. Queste penalizzazioni potrebbero non riguardare solo la Quota 41, ma diventare il compromesso generale per l’accesso alla pensione anticipata, simile a quanto avviene già con Quota 103.

Secondo il rapporto sull’aggiornamento della politica di bilancio pubblicato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio a giugno 2024, per favorire il turnover generazionale e stimolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, potrebbe essere necessario allentare i requisiti per il pensionamento anticipato. Tuttavia, questo andrebbe accompagnato da un ridimensionamento degli assegni pensionistici per evitare un impatto negativo sui bilanci pubblici.

Il futuro delle pensioni è ancora in fase di definizione, ma con l’inizio dei lavori per la prossima Legge di Bilancio subito dopo l’estate, sarà cruciale prendere decisioni fondamentali in materia.