Pensione, ritorna Quota 41? La Lega ci riprova, come si andrà via prima dal lavoro

Matteo Salvini è tornato a ribadire che uno degli obiettivi del suo partito è una riforma delle pensioni, come Quota 41

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La Lega ci riprova: Matteo Salvini si prepara a riproporre all’opinione pubblica un cavallo di battaglia per il suo partito, ovvero il ritorno di Quota 41. Di questa proposta se ne parla ormai da molto tempo ma è sempre stata accantonata dalla maggioranza di Governo per la impraticabilità. Ma esponenti della Lega hanno recentemente annunciato di essere al lavoro su una proposta per superare la legge Fornero senza costi per lo Stato, e addirittura con la possibilità di ottenere benefici per le finanze pubbliche.

Cos’è Quota 41 e come può cambiare

Mentre i pensionati aspettano il 1° agosto per ricevere il conguaglio a credito con il loro assegno, Matteo Salvini ha ribadito che uno degli obiettivi principali del suo partito è riformare il sistema pensionistico per sostenere chi ha lavorato per molti anni. Il ministro dei Trasporti non ha fornito dettagli specifici sulla misura proposta, ma è noto che all’interno della Lega c’è un forte sostegno per Quota 41.

Quota 41 permetterebbe l’uscita dal lavoro al raggiungimento dei 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, una maniera estremamente vantaggiosa per lasciare prima il lavoro.

La nuova Quota 41 con il ricalcolo contributivo porterebbe a calcolare l’importo della pensione in base alla quantità di contributi versati, piuttosto che sugli ultimi stipendi percepiti, come avviene con il sistema retributivo. Se approvata, questa opzione permetterebbe a migliaia di lavoratori di andare in pensione anticipatamente, derogando alla legge Fornero che prevede una pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi, e una pensione di anzianità con 42 anni di contributi.

Quanto può costare la riforma pensionistica

Per le casse dello Stato, la versione alternativa di Quota 41 sarebbe meno costosa rispetto alla versione senza correttivi, che solo per il 2025 comporterebbe una spesa di 4 miliardi di euro. Una volta a regime, Quota 41 “pura” costerebbe 9 miliardi di euro. Con l’opzione di Quota 41 ricalcolata con il metodo contributivo, l’assegno pensionistico risulterebbe notevolmente inferiore, con una riduzione del 15-20%.

A confermare la riapertura del dossier pensioni è anche Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro della Lega, che da tempo lavora su soluzioni per la riforma previdenziale. “Nella prossima manovra presenteremo Quota 41 con il ricalcolo contributivo al posto di Quota 103”, ha dichiarato Durigon. “È una misura sostenibile, è il momento giusto per attuarla, e ha le basi per durare un decennio. Vogliamo anche rinnovare Opzione donna e Ape sociale (che dalle ultime indiscrezioni non verranno rinnovate per il 2025, ndr), studiare incentivi per chi rimane al lavoro in alcune professioni, come quelle mediche, e intervenire sull’indicizzazione degli assegni per sostenere meglio le pensioni più basse.”

Ma il nodo principale resta il solito, ovvero se Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani sono dell’idea di percorrere la strada di Quota 41. Il Governo ha fatto della stabilità della finanza pubblica un principio fondamentale, anche e soprattutto in vista del nuovo Patto di Stabilità, che potrebbe portare l’Italia a una procedura di infrazione per deficit e debito eccessivi.