Pensioni, quota 100: il decreto dopo Natale

La Legge di Bilancio rimanda a un successivo provvedimento la Riforma Pensioni: quota 100 come decreto legge o emendamento alla manovra?

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 6 Novembre 2018 09:47Aggiornato: 12 Agosto 2022 10:43

Come anticipato nei giorni scorsi, la riforma delle pensioni con quota 100 non sarà nella legge di Bilancio ma entrerà in un successivo provvedimento ad hoc, così come con tutta probabilità il reddito di cittadinanza. Stando al ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, il Governo prepara un decreto legge che sarà pronto intorno a Natale, o subito dopo.

Al momento, come sottolinea il sito delle piccole-medie imprese pmi.it, c’è solo l’indicazione in manovra delle risorse stanziate per introdurre “ulteriori modalità di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di giovani”, pari a 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi a partire dal 2020. “Con appositi provvedimenti normativi” si legge nel testo della Legge di Bilancio, articolo 21, comma 2, verrà data attuazione agli interventi previsti. Il provvedimento in realtà sarebbe quasi pronto, tanto che potrebbe trasformarsi in un emendamento alla manovra. In ogni caso, la Quota 100 partirebbe nel 2019, riguardando coloro che hanno almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi, con quattro finestre annuali, a cadenza trimestrale.

Quota 100 non è l’unica novità prevista. Il Governo conferma l’intenzione di inserire anche il taglio pensioni d’oro (calcolo interamente contributivo per coloro che percepiscono più di 4mila 500 euro netti al mese): al momento assente dal testo della manovra, potrebbe essere inserito come emendamento. E la Riforma dovrebbe prevedere anche la nuova Opzione Donna, che consente alle lavoratrici di ritirarsi con 58 o 59 anni di età, rispettivamente per lavoratrici dipendenti e autonome, in entrambi i casi con almeno 35 anni di contributi e il calcolo interamente contributivo della pensione.

Infine, l’APe Sociale: non si esclude una proroga, o meglio una rimodulazione riservata solo ad alcuni degli aventi diritti negli anni scorsi a questa forma di flessibilità in uscita.