Il messaggio Inps n. 2491 del 25 agosto 2025 chiarisce il contenuto della circolare n. 53 del 5 marzo che riguarda le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 in tema di pensioni. Il nuovo quadro normativo riguarda gli iscritti a quattro gestioni storiche del pubblico impiego confluite nell’Inps, che hanno regole specifiche per il calcolo della pensione e per cui sono cambiate le aliquote di rendimento.
È proprio su questi iscritti che incidono le norme sui limiti ordinamentali (e quindi sull’età di uscita dal mondo del lavoro) e sulle modalità di calcolo delle quote retributive.
Indice
Nuove aliquote per quattro categorie di pensionati
Le Casse interessate sono:
- Cpdel, la cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali;
- Cps, la cassa per le pensioni ai sanitari;
- Cpi, la cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate;
- Cpug, la cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari, agli aiutanti ufficiali giudiziari e ai coadiutori.
Queste gestioni, pur essendo oggi amministrate dall’Inps conservano una disciplina specifica che la Legge di Bilancio 2025 e i successivi chiarimenti hanno inteso uniformare rispetto al nuovo limite di età e alle nuove aliquote.
Il nuovo limite di età per la pensione pubblica
Come già spiegato da QuiFinanza in precedenza, a partire da quest’anno l’età ordinamentale di uscita dal lavoro coincide con quella della pensione di vecchiaia. Dunque 67 anni per il biennio 2025/2026.
Il comma 165 della Legge di Bilancio 2025 offre alle PA la possibilità, con il consenso del dipendente, di trattenere in servizio i dipendenti fino ai 70 anni.
Quando si applicano le aliquote di rendimento
Le aliquote di rendimento sono parametri che trasformano in pensione una quota della retribuzione annua (quota retributiva). Tradizionalmente, l’aliquota storica era circa 2% per ogni anno di contributi, fino a un massimo di 40 anni.
Con la Legge di Bilancio 2024, per i contributi maturati entro il 31 dicembre 1995 (fino a 15 anni), è stata introdotta una nuova aliquota più favorevole del 2,5% annuo, mentre per il resto della contribuzione si mantiene il sistema storico del 2%.
Il messaggio Inps n. 2491 del 25 agosto 2025 conferma che le aliquote introdotte nel 2024 non si applicano nei seguenti casi:
- pensionamenti di vecchiaia per limiti ordinamentali (67 anni);
- dipendenti di datori di lavoro che hanno perso la natura pubblica ma sono rimasti iscritti alla Cpdel;
- pensioni di vecchiaia in cumulo se il rapporto di lavoro si conclude per raggiunti limiti di età;
- dimissioni dopo il superamento dei limiti di età durante il trattenimento in servizio.
Al contrario le nuove aliquote si applicano quando il lavoratore decide di dimettersi prima dei 67 anni, ad esempio a 65 o 66.
Per chi conclude l’Ape sociale e poi va in pensione di vecchiaia, si utilizza il calcolo con le vecchie aliquote. Chi invece accede a una pensione anticipata con meno di 15 anni di contributi al 31/12/1995 utilizza le nuove aliquote 2024.
Infine, i lavoratori precoci che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2023 non sono interessati dalle nuove regole.