Il programma del nuovo Governo Conte bis inizia a definirsi anche sul fronte previdenziale. Tra le misure per il welfare, segnala il sito delle piccole-medie imprese pmi.it – spuntano una nuova pensione di garanzia per i giovani ed il tanto atteso rinnovo dell’Opzione Donna, che consente di andare in pensione alle lavoratrici che hanno 58 anni di età (59 se autonome) e almeno 35 anni di contributi. Non viene però specificato a che tipo di proroga si pensa.
Opzione Donna
Attualmente l’Opzione Donna è prevista per le lavoratrici che maturano il requisito sopra descritto entro il 31 dicembre 2018. In pratica, possono accedere all’Opzione Donna le donne nate entro il 31 dicembre 1960, oppure il 1959 nel caso delle autonome. Bisogna quindi vedere in che modo sarà formulata la proroga: ci sono ipotesi di un provvedimento fino al 2020, ma non si escludono altre possibilità, anche di più ampio respiro.
Pensione di garanzia per i giovani
C’è un’altra novità previdenziale nel programma, che riguarda invece i giovani, per i quali viene prevista una pensione di garanzia. Nel dettaglio, si pianifica l’incremento del Fondo previdenziale integrativo pubblico includendo appunto la prestazione per i giovani, che va incontro a coloro che hanno carriere discontinue.
Anche qui, non ci sono precisazioni sul modo in cui si intende procedere con la pensione di garanzia. Si tratta, in ogni caso, di una misura che andrebbe incontro a un priorità indicata da molti.
Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali interpellato da Pmi.it: “la riforma Monti Fornero ha provocato una divisione ferrea fra i contributivi e il resto del mondo”. Attualmente le regole previdenziali li penalizzano, rischiano di andare in gran parte in pensione non prima dei 68 anni. Sottolineiamo che è in corso il dibattito sulla possibilità, ad esempio, di togliere i paletti relativi all’importo dell’assegno maturato per i contributivi puri.
In ogni caso, conclude Brambilla, l’integrazione al minimo per i giovani è una misura auspicabile: “perché tutto il resto del mondo, a fronte di contribuenti con interruzioni anche rilevanti dei versamenti, prevede il beneficio di un minimo di integrazione e noi no?”. L’esperto avanza anche un’ipotesi concreta: un plafond di 240 euro di integrazione, che vengono modulati in base agli anni di lavoro.
Si vedrà come si concretizzeranno le nuove linee programmatiche del Governo, che – in base ad anticipazioni stampa – al punto 4 prevedono:
a) ridurre le tasse sul lavoro (cosiddetto “cuneo fiscale”), a totale vantaggio dei lavoratori;
b) individuare una retribuzione giusta (cosiddetto “salario minimo”), garantendo le tutele massime a beneficio dei lavoratori, anche attraverso il meccanismo dell’efficacia erga omnes dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;
c) approvare una legge sulla rappresentanza sindacale, sulla base di indici rigorosi;
d) nel rispetto dei princìpi europei e nazionali a tutela della concorrenza, individuare il giusto compenso per i lavoratori non dipendenti, al fine di evitare forme di abuso e di sfruttamento in particolare a danno dei giovani professionisti, anche a tutela del decoro della professione;
e) realizzare un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, assicurando livelli elevati di sicurezza e di tutela della salute nei luoghi di lavoro, nonché un sistema di efficiente vigilanza, corredato da un adeguato apparato sanzionatorio;
f) introdurre una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni;
g) sostenere l’imprenditorialità femminile;
h) rinnovare l’istituto di natura previdenziale cosiddetto “opzione donna“;
i) recepire le direttive europee sul congedo di paternità obbligatoria e sulla conciliazione tra lavoro e vita privata;
l) incrementare il Fondo previdenziale integrativo pubblico, includendo la pensione di garanzia per i giovani.