Pensioni, per le donne sono e saranno molto più basse degli uomini

Il reddito delle donne è inferiore del 27% rispetto a quello degli uomini. Secondo l'INPS, la spesa pensioni nel 2022 sale a 322,233 miliardi, +2,9%

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Pubblicato: 28 Ottobre 2023 20:00

Nonostante costituiscano la maggioranza dei pensionati, le donne percepiscono meno della metà dei redditi totali, secondo l’Inps. Nel 2022, il loro reddito medio da pensione è stato del 27% inferiore rispetto agli uomini, evidenziando significative disuguaglianze. Nel frattempo, la spesa totale per le pensioni nel 2022 è aumentata a 322.233 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,9%.

Per le donne pensioni inferiori del 27% a quelli degli uomini

Secondo l’Inps, alla fine del 2022, il numero di donne pensionate superava di gran lunga quello degli uomini, rappresentando il 52% del totale dei pensionati. Tuttavia, nonostante questa maggioranza, le donne percepiscono solo il 44% dei redditi da pensione complessivi. Il reddito medio da pensione per le donne nel 2022 è stato di 16.991 euro, in netto contrasto con i 23.167 euro percepiti dagli uomini. Questo si traduce in un divario del 27% nei redditi da pensione tra uomini e donne, come riportato dall’Inps nel Casellario dei pensionati.

Alla fine del 2022, il sistema previdenziale italiano ha registrato un totale di 22.772.004 prestazioni, con un ammontare annuo complessivo di 322.233 milioni di euro. Questo si traduce in un importo medio per prestazione di 14.150 euro. Rispetto all’anno precedente, il numero di prestazioni è aumentato dello 0,06%, mentre l’importo totale annuo è cresciuto del 2,9%. Il numero totale di beneficiari di prestazioni pensionistiche nel 2022 ammontava a 16.131.414, con un importo medio del reddito da pensione di 19.976 euro. Ciò rappresenta una media di 1,4 trattamenti pensionistici per beneficiario.

La Manovra finanziaria 2023 allunga i tempi per andare in pensione

La Manovra finanziaria 2023 porta importanti modifiche ai requisiti pensionistici. La bozza definitiva del testo è composta da ben 91 articoli. Alcune categorie, soprattutto le donne, sono chiamate a fare sacrifici. Attualmente, per ottenere la pensione di vecchiaia, sono richiesti 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi, indipendentemente dal genere. Tuttavia, questi requisiti stanno subendo delle modifiche. Per coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1996, l’importo minimo necessario per accedere alla pensione 3 anni prima dell’età di vecchiaia sta aumentando da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale.

Dal 2025, potrebbero essere richiesti più di 42 anni e 10 mesi di contributi per l’accesso alla pensione anticipata, indipendentemente dall’età (41 e 10 mesi per le donne). Quota 103 sarà sostituita da Quota 104 dal 2024, con penalità previste per chi sceglie la pensione anticipata: il periodo di calcolo con il sistema retributivo si riduce, mentre aumenta la quota con quello contributivo. Questo può creare difficoltà per coloro con una carriera lavorativa frammentata, colpendo in particolare le lavoratrici.

Modifiche a Opzione Donna

Anche l’Opzione Donna subirà modifiche con un requisito anagrafico più alto. Per chi desidera andare in pensione entro il 31 dicembre 2023, il requisito è un’anzianità contributiva di almeno 35 anni, unita a un’età anagrafica di almeno 61 anni. Tuttavia, vi sono riduzioni per le madri, con un limite anagrafico ridotto di 1 anno per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni.

La Manovra 2023 introduce anche adeguamenti all’inflazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo (circa 2.000 euro). L’adeguamento diminuisce al 90% per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo e al 22% per quelle più alte. Oltre alle pensioni, la Manovra ha introdotto una serie di nuove misure, tra cui prodotti per l’infanzia, tabacchi, sostegno al lavoro femminile e il taglio del cuneo fiscale.