Non solo tante vittime, purtroppo, tra coloro che hanno contratto il virus. Ogni giorno che passa si allunga anche l’elenco delle “vittime collaterali” da coronavirus che ha messo in ginocchio, insieme al sistema sanitario, anche l’economia: in questi mesi, la pandemia ha spazzato via centinaia di eventi, stravolto interi settori e invertito la marcia di tanti ambiti finiti al centro di quello che ormai è stato definito uno tsunami senza precedenti che non ha salvato pressochè nessuno. O quasi.
Numeri
L’onda lunga della crisi si è abbattuta – come prevedibile viste le turbolenze sui mercati – anche sui rendimenti dei fondi pensione attivi in Italia: nel primo trimestre dell’anno i fondi pensione negoziali hanno perso il 5,2%. Ancora peggio per fondi aperti e dei PIP (Piani individuali di risparmio) sotto, rispettivamente, del 7,5% e del 12,1%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato appena positivo (+0,4%). L’ultimo trimestre in rosso del comparto risale al 2018.
Stabili adesioni e versamenti contributivi, in attesa però dei dati più significativi del secondo trimestre. Sono 9,185 milioni le posizioni in essere al 31 marzo 2020, con una crescita, dunque, piuttosto limitata dello 0,7%, pari a 68mila unità.
Lo dicono i dati del Covip, l’autorità di vigilanza presieduta da Mario Padula, relativi al primo trimestre dell’anno in corso che , dunque, fotografano un primo impatto sul settore dell’emergenza. Per tutte le forme di fondi pensione, sottolinea il report, “il calo delle risorse nel trimestre è spiegato in massima parte dalle perdite in conto capitale a fronte di una sostanziale stabilità dei contributi rispetto al passato”.
TFR comunque indietro
Il Tfr vince, dunque, una partita. Non la guerra. Sicuramente più remunerativo nel primo trimestre dell’anno, (il TFR si è rivalutato dello 0,4%) allargando il raggio temporale sui 10 anni le cose cambiano: dal 2009 al 2019, il TFR si è rivalutato del 2%, mentre i fondi hanno guadagnato il 3,6% (negoziali), il 3,8% (aperti e PIP nuovi).