In Italia l’età media per andare in pensione è di 64,2 anni grazie alla possibilità di uscire in anticipo dal mondo del lavoro, rispetto al requisito della pensione di vecchiaia che è di 67 anni di età, sia per gli uomini che per le donne. Questa situazione, sommata ai trattamenti rispetto all’ultima retribuzione per chi ha lasciato prima che il calcolo dirottasse verso il sistema contributivo, rischiano di creare squilibri nel sistema previdenziale.
L’allarme arriva dall’Inps, il cui XXIII Rapporto annuale è stato presentato nella mattina del 24 settembre a Roma nel Palazzo della Civiltà del Lavoro alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone.
Rischio squilibri
“Le previsioni Eurostat per l’Ue relative agli andamenti demografici – si legge nello studio – fanno presagire un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata”.
Il rapporto evidenzia come sia aumentato l’importo medio degli assegni pensionistici: “Rispetto al 2022, l’importo lordo mensile medio delle pensioni è aumentato del 7,1%”, arrivando a quota 1.373,17 euro. Ciò “in parte a causa della perequazione. Il numero complessivo di persone che percepiscono un reddito pensionistico si attesta a quota 16.205.319”.
Il nodo dell’età pensionabile
Quello dell’età pensionabile è un nodo cruciale. Non a caso il governo Meloni ha ipotizzato di introdurre incentivi per portare l’età pensionabile a 70 anni fra gli statali, seppure con alcuni paletti.
Un aumento dell’età per la pensione c’è già stato, come evidenzia l’Istituto: “Considerando i soli pensionati Inps e al netto dell’Ape sociale, nel periodo considerato, l’età media al pensionamento è aumentata da 62,1 a 64,6 anni, passando da 59,5 a 61,5 anni per le pensioni anticipate e da 64,1 a 67,5 anni per quelle di vecchiaia”. Ciò, tuttavia, non basta a far rientrare l’allarme.
Si tratta, nei fatti, di un ammonimento al governo Meloni, attualmente alle prese con ipotesi di riforme pensionistiche fra aumenti delle minime e incentivi per restare al lavoro oltre l’età pensionabile convenzionale.
Come funziona in Europa
In Europa l’età media per la pensione è di 64 anni e 4 mesi per gli uomini e di 63 anni e 4 mesi per le donne. I tre Paesi con i quali gli italiani si paragonano più di frequente hanno questa età media per la pensione: Germania 65,8 anni, Francia 64,8 anni, Spagna 65 anni. La pensione di vecchiaia a 67 anni è la più alta in Europa ed è condivisa da Italia e Danimarca.
Gap fra Nord e Sud
L’Inps evidenzia che gli importi medi più elevati degli assegni si registrano “al Nord e nel Lazio, mentre i più bassi in Calabria e nel resto del Mezzogiorno”. L’andamento degli assegni previdenziali, di fatto, non si discosta dall’andamento dei trend relativi all’occupazione. Per restare in tema, ad agosto la Cgia di Mestre, basandosi sui dati Istat, aveva evidenziato come lo squilibrio è già in atto dal momento che nel Sud Italia le pensioni erogate superano gli stipendi. E in intere province la dipendenza dal welfare è ramificata e pervicace.
Ma il report dell’Inps ha evidenziato anche un profondo gender gap pensionistico fra uomini e donne.