Come contribuire in maniera efficace alla propria posizione previdenziale? E come avere in futuro una pensione più corposa e tale da far conservare un tenore di vita se non identico, quanto meno simile a quello degli anni della carriera lavorativa? Si tratta di una domanda che si pongono in molti e a cui di seguito daremo una risposta, evidenziando i vantaggi di quello che viene chiamato contributo del lavoratore al fondo pensione.
Scopriamo insieme che cos’è questo strumento e perché può essere assai utile a rafforzare le proprie aspettative in materia pensionistica, che non andranno a dipendere dalla sola previdenza obbligatoria e pubblica. Quali sono i benefici? Ecco cosa sapere.
Indice
Contributo del lavoratore al fondo pensione
Oltre al Tfr e alla possibilità di destinarlo al fondo pensione, di fatto investendolo invece che lasciarlo in azienda, ai lavoratori subordinati è data un’altra interessante possibilità. Infatti chi aderisce a un fondo pensione, all’inizio o in qualsiasi fase successiva all’adesione, ha la facoltà di attivare un contributo aggiuntivo volontario e individuale, da sommare al versamento periodico del trattamento di fine rapporto, che – nel lungo termine – permetterà di innalzare il montante accumulato e di rafforzare il proprio progetto di risparmio. Per questa via sarà così possibile costruirsi una pensione integrativa più sostanziosa.
In concreto un dipendente che ha aderito a un fondo pensione assegnandovi il proprio Tfr può valutare di rafforzare la propria posizione individuale, vale a dire il capitale che accumula nel tempo – inclusivo dei rendimenti e al netto di imposte e costi di gestione – mediante un contributo volontario a suo carico.
Il versamento è mensile e attuato con il meccanismo della trattenuta in busta paga di una percentuale del proprio stipendio, destinata dall’azienda al fondo pensione, insieme al trattamento di fine rapporto. A seguito del versamento, il fondo si occuperà di accreditarlo materialmente sulla posizione dell’iscritto e a gestirlo finanziariamente, in base all’opzione di investimento prescelta dall’aderente.
Ma non solo: è previsto contestualmente anche un contributo a carico dello stesso datore di lavoro, che ora vedremo.
Il contributo a carico dell’azienda
Chi opta per la contribuzione di cui sopra, potrà contare anche su un contributo aggiuntivo e senza oneri per il lavoratore, in quanto finanziariamente a carico dell’azienda. Tale contributo non sarà quindi trattenuto nella busta paga del dipendente. Di fatto la contribuzione sarà duplice e sarà così possibile ampliare il capitale che andrà a costituire la pensione del futuro, incrementando la propria posizione previdenziale individuale in modo evidente.
L’attivazione del contributo a carico del datore di lavoro – lo rimarchiamo – è un vantaggio rivolto però ai soli iscritti a un fondo pensione negoziale, ovvero il fondo cui il proprio Ccnl fa riferimento. Esso scatta nel momento nel quale il dipendente sceglie di versare il contributo a proprio carico in aggiunta al trattamento di fine rapporto, versandolo a partire da una percentuale minima stabilita dal contratto collettivo.
Per tale componente contributiva, l’azienda quindi versa una somma e il lavoratore ne godrà i frutti al momento del pensionamento. L’aliquota mensile del contributo a carico dell’azienda è fissa e invariata.
Come è facile intuire, è un investimento in cui il fattore tempo si rivela un grande alleato: infatti prima si stanziano somme extra, e più velocemente si raggiungeranno obiettivi personali di accantonamento, permettendo così di mantenere il tenore di vita dopo la fine della carriera lavorativa.
Deduzione fiscale
Non dimentichiamo poi che in gioco c’è una interessante agevolazione riconosciuta nella busta paga del lavoratore aderente al meccanismo in oggetto, rappresentata dalla deduzione fiscale dei contributi (previa certificazione del versamento).
In sostanza, si applicherà la deduzione fiscale degli importi versati (inclusi quelli del datore di lavoro) entro un tetto massimo annuo di 5.164,57 euro, che permetterà di abbattere il reddito imponibile sul quale si pagano le imposte, in maniera da tagliare l’importo dell’Irpef trattenuta sullo stipendio e da versare al Fisco. La fruizione sarà immediata visto che si applicherà direttamente alla busta paga.
Tale beneficio rappresenta un flusso finanziario in capo all’azienda, che va ad accreditarsi sulla posizione individuale dell’aderente, sommandosi agli altri contributi versati dal lavoratore e ai rendimenti della gestione finanziaria. La deduzione fiscale in fase di accumulo si combina con l’agevolazione fiscale prevista al momento del pensionamento, in quanto i versamenti compiuti al fondo saranno sottoposti ad un’imposta al massimo del 15% che può calare – in base agli anni di anzianità – fino al 9%.
Versamento di un importo superiore a quello fiscalmente deducibile
A questo punto ci si potrebbe però domandare quali sono le conseguenze, nell’ipotesi in cui l’aderente – nel corso dell’anno – versi un importo maggiore a quello fiscalmente deducibile. In tali circostanze, entro un certo termine, è necessario comunicare al fondo pensione l’ammontare dei contributi non dedotto, in modo che lo stesso fondo ne tenga conto al fine di stabilire poi la quota della prestazione finale della previdenza complementare, di fatto esente da tassazione.
In altre parole, la contribuzione eccedente sarà comunque agevolata, in quando il beneficio è spostato nel tempo alla data della prestazione.
Il ruolo della contrattazione collettiva: alcuni esempi
I versamenti al fondo pensione negoziale o stabilito dalla contrattazione collettiva non hanno un ammontare predeterminato valido per tutti gli aderenti, ma possono articolarsi in modo diverso a seconda del settore. In particolare, il dipendente può – con un certa elasticità – fissare la percentuale del proprio stipendio da assegnare allo scopo, nel rispetto della percentuale minima definita dal proprio Ccnl di riferimento.
Per esempio nel Ccnl Cooperative Sociali si prevede che i lavoratori possono volontariamente iscriversi al fondo pensione di categoria o negoziale, adottato e costituito allo scopo di erogare prestazioni pensionistiche complementari.
In particolare nel testo del contratto collettivo si può leggere che:
A favore dei lavoratori iscritti le aziende contribuiscono […] con un’aliquota pari all’1,5% da calcolarsi sulla retribuzione utile ai fini al calcolo del Tfr.
e che:
Hanno diritto al contributo a carico azienda […] i lavoratori iscritti al Fondo che hanno optato per il versamento, mediante trattenuta mensile in busta paga, di un contributo minimo pari all’1% calcolato sulla retribuzione utile ai fini al calcolo del Tfr. Il lavoratore iscritto può liberamente incrementare la contribuzione a proprio carico.
Nel caso invece del Ccnl Metalmeccanici:
A decorrere dal 1° giugno 2017, a favore dei lavoratori iscritti le aziende contribuiscono con un’aliquota pari al 2% dei minimi contrattuali. A decorrere dal 1° giugno 2017 i lavoratori iscritti hanno diritto alla contribuzione di cui al comma precedente versando una contribuzione almeno pari all’1,2% del minimo contrattuale mediante trattenuta mensile in busta paga, salvo l’esercizio di opzioni individuali per contribuzioni più elevate.
E un’ulteriore agevolazione è prevista per i giovani in organico, in quanto:
Per i lavoratori di nuova adesione dopo il 5 febbraio 2021 e con età inferiore ai 35 anni compiuti, la contribuzione a carico del datore di lavoro, a decorrere dal 1° giugno 2022, è elevata al 2,2% dei minimi contrattuali.
C’è una quota di iscrizione per ciascun nuovo iscritto al fondo pensione negoziale, che può essere a carico dell’azienda – come nel caso dei lavoratori cui si applica il Ccnl Cooperative Sociali – oppure a carico di ambo le parti del rapporto di lavoro, come nel caso del Ccnl Metalmeccanici.
Ogni interessato a saperne di più sul funzionamento del proprio fondo pensione negoziale, perciò, farà bene a dare un’occhiata a cosa prevede a riguardo il testo del proprio contratto collettivo.
Contribuzione dopo il versamento dello stipendio
Non dimentichiamo infine che, per una maggiore flessibilità, esiste anche la possibilità di compiere versamenti volontari aggiuntivi, dopo l’accredito dello stipendio nel proprio conto corrente – e indipendentemente da quanto previsto nel fondo pensione del Ccnl di riferimento.
In quest’ultimo caso il lavoratore opterà per i cosiddetti fondi pensioni aperti, che si distinguono da quelli chiusi o negoziali, visti sopra e tipicamente riservati ad alcune categorie di lavoratori. Questi ultimi sono definiti da accordi collettivi, contratti aziendali o accordi tra le parti sociali. In altre parole, i termini di questo tipo di fondo sono determinati dall’azienda e dall’organizzazione sindacale che cura gli interessi dei dipendenti.
I fondi pensione aperti sono invece tipicamente offerti da società di gestione del risparmio, banche, compagnie di assicurazione o altri intermediari finanziari e, appunto, sono aperti a qualsiasi persona voglia aderire, indipendentemente dal settore di lavoro, dal contratto e dal fatto di essere occupati. Peculiarità di questo investimento previdenziale è il fatto che il versamento può essere compiuto liberamente, con elasticità e senza i vincoli imposti dal Ccnl di riferimento. Per maggiori informazioni ogni correntista può chiedere ad esempio al proprio istituto bancario di fiducia e avere tutte le delucidazioni in merito a questa forma di investimento previdenziale.