Il carrello della spesa, molti rincari e pochi cali di prezzo

L'andamento del costo medio dei prodotti alimentari e non, mese per mese: cosa è aumentato e cosa è diminuito.

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Redazione

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Il carrello della spesa mantiene una dinamica mista, con segnali di rincaro concentrati su bevande, prodotti confezionati e ortofrutta, ma anche con cali marcati su alcune voci stagionali e sui prodotti per la casa. Secondo gli ultimi dati elaborati dal MIMIT mostrano alcuni movimenti netti: la birra supera i 2 euro ogni 100 cl (prezzo medio 2,01 €) con un aumento mensile di circa il 3%; i biscotti si attestano intorno ai 4,81 euro al chilo dopo un rincaro superiore al 10%; l’ortofrutta è volatile: le zucchine arrivano a circa 2,65 euro al chilo (+13,66%), mentre i limoni primofiore sono in crescita di circa il 7,64% (prezzo medio 3,49 €). Al contrario il comparto dei vini e alcuni prodotti freschi registrano ribassi: lo vino spumante scende di quasi il 9,6% (prezzo medio 5,63 €) e le pesche mostrano cali superiori al 10–14% in funzione della varietà.

I prodotti che sono aumentati di più (e quelli che sono diminuiti)

Le variazioni più significative riguardano tre ambiti principali: bevande, prodotti dolciari e da forno e ortofrutta. Nel dettaglio:

  • Bevande: oltre alla birra (+3,00% con prezzo medio 2,01 €/100 cl), si registrano aumenti per le bevande vegetali (prezzo medio 2,25 €/l, +1,99%) e per le bevande gassate (1,35 €/100 cl, +1,35%). L’acqua minerale mostra un incremento contenuto (prezzo medio 2,41 €, +0,56%).
  • Prodotti confezionati: i biscotti risultano tra i più colpiti (+10,77%, prezzo medio 4,81 €/kg). Anche il caffè tostato avanza (prezzo medio ~17,80 €/kg, +2,86%) e lo stracchino/crescenza cresce di oltre il 5% (prezzo medio 13,52 €/kg).
  • Ortofrutta: spiccano le zucchine (+13,66%, prezzo medio 2,65 €/kg) e i limoni primofiore (+7,64%, 3,49 €/kg). Alcune varietà di pomodoro e peperoni registrano invece andamenti differenziati, con aumenti per determinate tipologie stagionali.

Tra le diminuzioni più evidenti troviamo prodotti stagionali o soggetti a dinamiche di offerta puntuali: lo vino spumante (-9,57%), le pesche (con punte intorno al -14% per alcune varietà) e prodotti per la casa come il sapone liquido (prezzo medio 0,65 €, -15,33%). Anche il succo di frutta mostra un calo (-5,08%).

Di seguito la tabella interattiva mostra le principali variazioni mensili: per ogni tipologia di prodotto viene calcolata la media nazionale dei valori minimi, massimi e medi, insieme alla variazione percentuale rispetto al mese precedente.

 

 

 

Dove costa di più la spesa: la mappa delle province

I prezzi continuano a differire significativamente sul territorio. Tra le province con il prezzo medio della «spesa» più elevato emergono Rimini (prezzo medio provinciale 20,76 €) e Milano (19,64 €), seguite da Vercelli (19,22 €), Varese (19,09 €) e Venezia (18,16 €). Le province alpine e insulari come Bolzano e Sassari mantengono livelli medi più alti, fenomeno che può riflettere costi logistici e dinamiche locali delle filiere.

Dall’altro lato della classifica si collocano province economicamente più «leggere» per il carrello: Gorizia, Ascoli Piceno e alcune province del Sud come Catanzaro e Palermo (prezzo medio provinciale 10,30 €) risultano tra le più economiche. Anche Siracusa mostra un prezzo medio particolarmente contenuto (10,04 €).

 

 

La distribuzione territoriale mette in luce come la stessa voce di spesa possa pesare molto di più in alcune realtà rispetto ad altre: aree turistiche, provinciali con elevati costi immobiliari o con filiere più lunghe tendono a registrare prezzi medi più alti rispetto a zone con filiere corte o forte produzione locale.

Nota metodologica: la classifica si basa sulla media dei prezzi min, max e medi dei principali prodotti rilevati dal MIMIT, ponderata per categoria merceologica.

I prodotti con i prezzi più instabili sul territorio

La volatilità dei prezzi rimane marcata e indica divergenze territoriali rilevanti. Tra le merci con la maggiore variabilità troviamo sia servizi locali sia prodotti alimentari deperibili:

  • Servizi con forti scostamenti: la corsa in taxi per l’aeroporto evidenzia la maggiore deviazione territoriale (324,5%): in alcune province il prezzo medio supera i 150 € (Vicenza ~159,69 €), mentre in altre è vicino ai 10 € (Parma 10,00 €). Anche le analisi cliniche e tariffe locali (es. rifiuti solidi) mostrano differenziali molto ampi.
  • Prodotti alimentari: i piselli surgelati presentano una deviazione provinciale molto alta (131%), con prezzi in provinciali come Padova intorno a 8,41 € mentre in altre meno di 3 €; le zucchine e altre referenze ortofrutticole registrano scarti territoriali importanti (es. zucchine: Provincia più cara Trieste ~3,70 € vs province più economiche ~1,85 €).
  • Prodotti di uso quotidiano: dentifricio e alcuni detergenti mostrano ampie differenze (deviazione del dentifricio ~160%: Bergamo ~5,98 € vs Ancona ~1,58 €), a ricordare come le marche e la distribuzione locale influenzino il prezzo finale.

Il nostro sistema di analisi calcola per ogni tipologia di bene la varianza territoriale: quanto il prezzo medio differisce rispetto alla media nazionale, evidenziando le voci più sensibili alle caratteristiche locali della domanda, dell’offerta e della logistica.

 

 

In sintesi, ottobre conferma un quadro a doppia velocità: aumenti concentrati su alcune famiglie di prodotto (bevande, alcuni confezionati e ortofrutta) e cali stagionali o correzioni per altre voci (alcuni vini, frutta estiva, prodotti per la casa). Le differenze tra province restano significative e rappresentano un fattore rilevante nel percepito del costo della vita.

Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.