Sfida allo spopolamento a Mantova: qual è la situazione oggi

Scopri come è cambiata la popolazione residente a Mantova nel corso dell’ultimo secolo e qual è la dinamica demografica degli under 36 oggi

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Barbara Pede

Data journalist

Data journalist, giornalista professionista, copywriter e ghost writer, ha maturato la sua esperienza inizialmente in ambito televisivo per specializzarsi successivamente nel linguaggio web.

Ogni anno che passa lo spopolamento si allarga. Da problema dei piccoli borghi montani è diventato un allarme che riguarda anche alcune città di media grandezza e, addirittura, alcuni capoluoghi di provincia. Un esempio è Mantova dove l’amministrazione comunale combatte la fuga dei residenti con i bandi “Benvenuti in città” e “Abitare Borgochiesanuova” che erogano contributi rispettivamente a favore degli under 36 che decidono di trasferirsi in città e delle famiglie con un Isee tra i 14.000 e i 40.000 euro. Il problema, in realtà, investe l’intera provincia, all’interno della quale 16 comuni su 64 sono ad alto rischio spopolamento e altri 16 sono a rischio moderato. In pratica, metà dei comuni della provincia hanno un grosso problema da risolvere.

Le cause dello spopolamento a Mantova

Nella recente indagine compiuta dall’Istituto regionale PoliS-Lombardia, sono stati presi come riferimento per l’analisi dello spopolamento nelle città lombarde cinque indicatori:

  1. la densità abitativa;
  2. il tasso demografico;
  3. il tasso migratorio totale;
  4. l’indice di vecchiaia;
  5. la quota percentuale di popolazione in età attiva.

Quello che penalizza Mantova, così come la vicina Cremona, è la “scarsa capacità attrattiva”. La città è tradizionalmente legata all’agricoltura e all’industria manifatturiera e tessile, ma con i cambiamenti economici e tecnologici, molti posti di lavoro in questi settori sono diminuiti. Questo potrebbe aver spinto, soprattutto i giovani, a trasferirsi in cerca di opportunità migliori. Un’altra causa dello spopolamento di Mantova è, come per tutto il resto di Italia, l’invecchiamento della popolazione unito al basso tasso di natalità.

Nel 2017 (quindi in epoca pre-pandemia) gli over 80 erano 4.492 su una popolazione totale di 49.308 abitanti (pari al 9,11%), mentre nel 2019 erano saliti a 4.658 su 48.792 abitanti (ovvero al 9,55%). Addirittura, anche nel 2022, con una popolazione totale scesa a 48.441 abitanti, il numero delle persone anziane ha continuato comunque a crescere fino a 4.761 over 80 (pari al 9,93%). Solo nel 2023 si è registrato un calo dell’1,50% e una popolazione anziana di 4.690 su un totale di 48.824.

Il “peso” dello spopolamento e il numero di giovani da “trattenere”

Per Mantova, l’anno che ha segnato un “prima” e un “dopo” è il 1971. Nel corso di tutti i cento anni precedenti, gli abitanti hanno continuato ad aumentare dai circa 34mila del 1871 agli oltre 65mila del secolo successivo Ma a partire dal 1971 c’è stata un’inversione di tendenza che ha ridotto drasticamente la popolazione fino ai circa 46mila del 2011. In questi ultimi tredici anni si è registrato un aumento discontinuo fino agli attuali 48.824 residenti, ma comunque ben al sotto dei tempi d’oro degli anni ‘60’-’70.

Ma quanti sono i giovani oggi, quelli a cui è destinato il bando “Benvenuti in città” appena pubblicato che prevede un contributo comunale per il pagamento dell’affitto?
Se si considera solo la fascia di età compresa tra i 20 e i 35 anni, quella in cui si terminano gli studi e si entra nel mondo del lavoro, Mantova conta, nel 2023, 7.296 residenti, il 16% dei quali sposati. In termini percentuali rappresentano il 14,94% degli abitanti totali, appena un quinto, perché la maggior parte dei residenti appartiene invece alla fascia di età dai 35 ai 49 anni (pari al 19,34% del totale).