Con ogni probabilità, quello di dicembre 2023 verrà ricordato come il mese della svolta per quanto riguarda i tassi sui mutui contratti con gli istituti di credito da parte dei cittadini italiani. Ad oggi, sono davvero molti quelli che potrebbero non comprendere a pieno questa frase. D’altronde come dargli torto, visto che nell’ultimo biennio abbiamo assistito ad un rialzo senza precedenti nella nostra storia recente, con migliaia di contribuenti che hanno visto salire alle stelle la cifra che dovranno sborsare in più rispetto a quanto previsto nel momento in cui hanno sottoscritto il prestito.
Eppure, tutto lascia pensare che sia davvero arrivato il momento di un cambio radicale delle prospettive future. Il segnale più forte lo ha dato proprio quella Banca centrale europea che in questi mesi si è resa protagonista di una stretta come mai prima d’ora. Infatti, dopo una serie sanguinosa di rialzi dei tassi di interessi, la presidente Christine Lagarde ha lasciato invariati gli indici durante l’ultima conferenza stampa pubblica tenutasi nel palazzo di Francoforte.
Tassi di interesse sui mutui, la discesa è iniziata? Cosa dicono i numeri
Una decisione che a molti potrà sembrare scontata, quella dell’ex ministra francese, ma che conferma un trend in discesa per i tassi di interesse sui mutui, al termine di una sessione infinita di continui aumenti. Altro sintomo molto forte di questa tendenza viene dal cosiddetto Eurirs, il parametro che serve di base per il calcolo dei tassi fissi: rispetto ai livelli massimi raggiunti nelle ultime settimane dello scorso mese di ottobre, oggi questo dato è tornato ai minimi, arretrando di circa 80 centesimi.
E così, osservando il quadro appena descritto, assistiamo ad un’anomalia che rende bene l’idea sullo stato di profondo spaesamento che stanno vivendo non solo i contribuenti, ma anche gli esperti di banche e assicurazioni che devono dare consigli sulle scelte da operare. Infatti, al momento, se prendiamo il tasso fisso a 30 anni, costa ben 150 centesimi in meno rispetto al valore variabile. Un vero paradosso se si pensa che invece, a livello di massima, impegnarsi a restituire soldi nel lungo periodo è implicitamente più rischioso che farlo in un lasso di tempo più limitato.
Quanto pagheremo di interessi sui mutui nel 2024? Le proiezioni e il calcolo su un prestito base
Dunque, i tassi d’interesse sui mutui sono in calo? Vediamo cosa potrebbe succedere se questo andamento dovesse confermarsi. Ipotizziamo di aprire un finanziamento da 100mila euro per l’acquisto di un appartamento di proprietà, con tasso variabile di partenza al 5% e durata di 30 anni, e confrontiamolo con un mutuo a tasso fisso al 3,50% dello stesso importo e con la medesima prospettiva temporale. Ad oggi, si capisce come la rata del prestito del primo scenario sia sensibilmente maggiore del secondo.
Se però, come pare, i tassi d’interesse dovessero calare nel corso del 2024, ecco che l’importo mensile del primo prestito andrebbe a scendere di oltre 100 euro con un abbassamento dell’1% e di oltre 150 euro con una diminuzione dell’1,5%. In questa situazione, il mutuo a tasso variabile diverrebbe quindi più conveniente rispetto a quello fisso, a maggior ragione se lo scenario dovesse confermarsi durante tutto il prossimo decennio alle porte.