Mutui, cosa cambia con i tassi della Bce invariati

La Bce non tocca i tassi e i mutui variabili restano più leggeri, ma tra dazi Usa e spread ballerini il mercato aspetta settembre senza troppe certezze su dove si andrà a finire

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

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Dopo mesi di riduzioni consecutive, la Banca Centrale Europea ha deciso di interrompere temporaneamente il percorso di tagli ai tassi d’interesse. La riunione di luglio si è chiusa con la conferma dei valori attuali. Ovviamente questa scelta è dettata anche dalla situazione di crescente incertezza legata alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.

Questo ha conseguenze dirette non solo sulle politiche monetarie future, ma anche sul mercato dei mutui, dove le condizioni restano vantaggiose soprattutto per chi ha scelto formule variabili.

Vediamo quali potrebbero essere le implicazioni per il mercato finanziario europeo e per i mutuatari: dal possibile taglio atteso a settembre all’impatto sui tassi dei finanziamenti ipotecari, fino al comportamento degli indici di riferimento.

La BCE conferma il livello attuale del costo del denaro

Francoforte non tocca nulla: il tasso sui depositi rimane al 2%, quello per le operazioni di rifinanziamento principale inchiodato al 2,15% e il tasso marginale bloccato al 2,40%. Tutto come previsto, anche se in molti ora guardano a settembre come al prossimo appuntamento da cerchiare in rosso.

Nel comunicato che segue l’incontro, l’Eurotower si affida ancora al mantra della “data dependency”: niente promesse, nessun automatismo, solo numeri alla mano. E finché l’inflazione resta dove deve stare, cioè attorno al benedetto 2%, non si ha fretta di cambiare direzione.

Possibili evoluzioni a settembre, ma lo scenario resta incerto

Le decisioni future saranno legate all’andamento delle trattative commerciali tra Europa e Stati Uniti. In particolare, la minaccia di un incremento tariffario fino al 30% da parte dell’amministrazione americana (dove si tenta di raggiungere almeno il 15%), è il vero nodo per le scelte di politica economica nei prossimi mesi.

Secondo gli analisti, è probabile che la prossima revisione al ribasso possa arrivare in autunno, chiudendo così un ciclo iniziato più di un anno fa.

Condizioni favorevoli per chi ha finanziamenti indicizzati

La quiete apparente dei tassi guida non è passata inosservata a chi ha un mutuo sulle spalle. Chi ha scommesso sull’indicizzazione all’Euribor, infatti, oggi si gode un po’ d’aria: il tasso medio per i finanziamenti variabili resta ancorato al 2,63%, lo stesso di giugno, ma ben lontano dal 3,71% di gennaio.

Per esempio, Mutuionline.it specifica che chi ha acceso un prestito ventennale da 180.000 euro si ritrova con una rata mensile più leggera di 98 euro. E se il trend tiene, alla fine del piano di ammortamento il risparmio supera i 23.000 euro. Non proprio briciole.

Tasso fisso ancora stabile ma meno competitivo

Spostando lo sguardo sulle formule con tasso fisso, si registra invece un leggero incremento. Il tasso annuo nominale medio a luglio ha raggiunto il 3,14%, in aumento rispetto al 3,05% del mese precedente.

Quindi, su un finanziamento della stessa entità, ciò comporta una rata mensile superiore di 46 euro rispetto a quella con indicizzazione variabile, per una differenza totale che supera i 10.000 euro lungo l’intera durata.

Letture incrociate tra mutui e politica monetaria

A leggere il mercato ci pensa Alessio Santarelli, numero uno di MutuiOnline.it, che fotografa l’attuale immobilismo di Francoforte:

“La decisione odierna di Christine Lagarde di fare una pausa al ciclo di tagli dei tassi rispetta le previsioni ed è di certo una mossa interlocutoria.”

Il quadro resta offuscato, e secondo Santarelli le tensioni internazionali impediscono di tracciare scenari precisi. Quanto ai mutui, il Ceo di MutuiOnline.it sottolinea che le condizioni per il variabile restano favorevoli:

“Le curve di forward relative all’Euribor indicano una discesa fino al secondo trimestre del 2026, quando i valori si dovrebbero attestare attorno a quota 1,70%.”

Se questo andamento si confermasse, aggiunge, “la forbice tra le due tipologie di finanziamento potrebbe dunque aprirsi ulteriormente a favore del variabile”, soprattutto con spread più contenuti da parte degli istituti.

“Chi vuole bloccare ora la rata può farlo a un tasso intorno al 3%,” conclude, “ma chi segue il mercato e tollera un po’ di rischio può puntare sul variabile, confidando in altri ribassi nei prossimi mesi.”