Mutui a tasso fisso, cosa cambia dopo la decisione della Bce per i tassi al 2%

La Banca centrale europea lascia invariati i tassi d’interesse. Euribor e Irs stabili: condizioni dei mutui invariate e mercato in equilibrio

Foto di Giorgia Bonamoneta

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato:

La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse: il tasso sui depositi così resta al 2%, quello principale al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%. Una scelta di prudenza, che arriva dopo otto tagli consecutivi tra il 2024 e il 2025. Il costo del denaro, dunque, resta stabile e con esso anche le condizioni dei mutui. Ma cosa significa per chi ha già un mutuo a tasso fisso o pensa di accenderne uno nel 2025?

Dopo un anno di tagli che avevano alleggerito la rata per milioni di famiglie, Francoforte sceglie di consolidare i progressi e monitorare l’inflazione. Il mercato reagisce con calma, secondo gli esperti. L’Euribor a tre mesi si mantiene attorno al 2%, mentre l’Irs a 20 anni (parametro per i mutui fissi) oscilla intorno al 2,9%. La domanda da farsi è se conviene bloccare un tasso fisso oggi o attendere un nuovo taglio a dicembre.

Tassi fermi, mutui stabili: i dati della BCE

Il congelamento dei tassi deciso dalla Bce segnala un cambio di passo nella politica monetaria. Dopo mesi di interventi espansivi, infatti, l’obiettivo è “consolidare”. Per l’economia reale, questo si traduce in condizioni più prevedibili per chi ha un mutuo.

Nel 2025, i tassi medi dei nuovi finanziamenti casa si sono già ridotti di circa due punti percentuali rispetto al picco del 2023.

Oggi:

  • l’Euribor a 3 mesi (che guida i mutui a tasso variabile) è attorno al 2%;
  • l’Irs a 20 anni, parametro dei mutui a tasso fisso, si aggira sul 2,9%;
  • il tasso medio sui nuovi mutui varia tra il 2,7% e il 3,3%, a seconda della formula scelta.

Questo equilibrio, però, è fragile. Gli analisti ritengono probabile un nuovo taglio dei tassi a dicembre, se l’inflazione continuerà a rallentare. Per ora, la Bce mantiene una linea di “attesa attiva”, valutando i dati macroeconomici prima di muoversi di nuovo.

Mutuo a tasso fisso: cosa cambia per chi lo ha già

Per chi ha già stipulato un mutuo a tasso fisso, la decisione di Francoforte non comporta cambiamenti immediati. La rata resta identica per tutta la durata del contratto, indipendentemente dalle oscillazioni di mercato. Anzi, se il tasso sottoscritto è inferiore al 2,5%, conviene restare fermi e non toccare nulla

Chi invece ha un mutuo fisso sopra il 4% può valutare una surroga verso una banca che offra tassi più bassi. Nel 2025 e 2026, infatti, le banche stanno tornando a proporre soluzioni di rifinanziamento vantaggiose, con Taeg complessivi inferiori al 3%.

Le operazioni di surroga e rinegoziazione sono gratuite e possono ridurre la rata anche di 100-150 euro al mese, a seconda della durata residua e del capitale.

Conviene chiedere un mutuo a tasso fisso?

La differenza tra tasso fisso e variabile oggi è minima, ma interessante in base alle proprie disponibilità. Facciamo un esempio per un mutuo da 180.000 euro a 20 anni:

  • il variabile offre un Tan medio del 2,7%,
  • il fisso si attesta sul 3,3%.

Una differenza che pesa per circa 50 euro al mese sulla rata, ma che molti preferiscono pagare pur di garantirsi stabilità, tanto che oltre il 90% dei nuovi mutui in Italia è oggi a tasso fiss.

L’Irs, parametro dei tassi fissi, è in leggera risalita (+0,9 punti nell’ultimo semestre), ma resta su livelli storicamente bassi. Chi deve accendere un mutuo entro fine anno può quindi approfittare di una finestra favorevole. Bloccare oggi un tasso fisso intorno al 3% significa garantirsi una rata stabile anche se, nei prossimi mesi, la BCE dovesse tornare ad alzare il costo del denaro.